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Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 1225Abbazia di Fossanova, 7 marzo 1274) è stato un religioso, teologo e filosofo italiano. Frate domenicano esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che dal 1567 lo considera anche dottore della Chiesa.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Tommaso d'Aquino (disambigua).
San Tommaso d'Aquino
San Tommaso sorretto dagli angeli, del Guercino
 

Sacerdote e Dottore della Chiesa

 
NascitaRoccasecca, 1225
MorteAbbazia di Fossanova, 7 marzo 1274
Venerato daChiesa cattolica e Chiesa anglicana
Canonizzazione18 luglio 1323 da papa Giovanni XXII
Santuario principaleChiesa dei Giacobini, Tolosa
Ricorrenza28 gennaio e 7 marzo (messa tridentina)
AttributiAbito domenicano, libro, penna, calamaio, modellino di chiesa, sole raggiato sul petto e colomba
Patrono diCompatrono di Napoli, teologi, accademici, librai, scolari, studenti, fabbricanti di matite, regione Campania, comuni di Aquino, Belcastro, Grottaminarda, Monte San Giovanni Campano, Priverno, Falerna, San Mango d'Aquino e diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo

Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica: egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Fu allievo di sant'Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!».


Biografia


San Tommaso raffigurato su d'una vetrata della cattedrale di San Rombaldo, a Malines.
San Tommaso raffigurato su d'una vetrata della cattedrale di San Rombaldo, a Malines.

Tommaso nacque nella contea di Aquino, precisamente nella zona corrispondente al territorio dell'odierna Roccasecca, al secolo facente parte del Regno di Sicilia[1] (attualmente in provincia di Frosinone), figlio di Landolfo dei conti d'Aquino e della sua consorte Donna Teodora Galluccio, nobildonna appartenente al ramo collaterale teanese del casato napoletano dei Caracciolo, i Rossi. Benché il castello paterno di Roccasecca rimanga ad oggi il luogo più accreditato della sua nascita, diverse fonti medievali ne attestano comunque dei natali calabresi, nella fattispecie a Belcastro (in provincia di Catanzaro), quali ad esempio fra' Giovanni Fiore da Cropani, storico calabrese del XVII secolo, che lo scriveva nella sua opera Della Calabria illustrata, Gabriele Barrio nella sua opera De antiquitate et situ Calabriae e padre Girolamo Marafioti, teologo dell'ordine dei Minori Osservanti, nella sua opera Croniche ed antichità di Calabria.

La sua data di nascita sfortunatamente non ci è pervenuta con certezza, ma cionondimeno è stata stimata approssimativamente a partire da quella della sua morte, avvenuta appunto nel marzo del 1274. Bernardo Gui, ad esempio, afferma che Tommaso è morto quando aveva compiuto i suoi quarantanove anni e iniziato il suo cinquantesimo anno. Oppure, in un testo un po' anteriore, Tolomeo da Lucca fa eco ad un'incertezza: «Egli è morto all'età di 50 anni, ma alcuni dicono 48». Tuttavia sembra che ci sia oggi un certo accordo nel fissare la sua data di nascita tra il 1225 ed il 1226.


Da Montecassino a Napoli


Secondo le usanze del tempo Tommaso, essendo il figlio più piccolo, era destinato alla vita ecclesiastica e proprio per questo a soli cinque anni fu inviato in qualità d'oblato dal padre Landolfo nella vicina abbazia di Montecassino, di cui era abate Landolfo Sinibaldo, figlio di Rinaldo d'Aquino[2][3][4], per ricevere l'educazione religiosa e succedere a Sinibaldo in qualità di abate. In ossequio alla regola benedettina, Landolfo versò un'oblazione di venti once d'oro al monastero cassinese perché accettassero il figlio di una nobile famiglia e in tenera età.[5] In quegli anni l'abbazia si trovava in un periodo di decadenza e costituiva una preda contesa dal papa e dall'imperatore. Ma il trattato di San Germano, concluso tra il papa Gregorio IX e l'imperatore Federico II il 23 luglio 1230, inaugurava un periodo di relativa pace ed è proprio allora che si può collocare l'ingresso di Tommaso nel monastero. In quel luogo Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita religiosa benedettina.

Ma a partire dal 1236 la calma di cui godeva il monastero fu nuovamente turbata e Landolfo, consigliato dal nuovo abate, Stefano di Corbario, volle mettere al riparo il figlio dai disordini e inviò Tommaso, oramai adolescente, a Napoli, perché potesse seguire degli studi più approfonditi. Così nell'autunno del 1239, a quattordici o quindici anni, Tommaso si iscrisse al nuovo Studium generale, l'Università degli studi fondata nel 1224 da Federico II per formare la classe dirigente del suo Impero.

Fu proprio a Napoli, dove nel 1231 era stato fondato un convento, che Tommaso conobbe i Domenicani, ordine in cui entrò a far parte e in cui fece la sua vestizione nell'aprile del 1244.

Ma l'ingresso di Tommaso presso i Frati predicatori comprometteva definitivamente i piani dei suoi genitori riguardo al suo futuro incarico di abate di Montecassino. Così la madre inviò un corriere ai suoi figli, che in quel periodo stavano guerreggiando nella regione di Acquapendente, perché intercettassero il loro fratello e glielo conducessero. Essi, accompagnati da un piccolo drappello, catturarono facilmente il giovane religioso, lo fecero salire su di un cavallo e lo condussero al castello di Monte San Giovanni Campano, un castello di famiglia ove fu tenuto prigioniero per due anni. Qui tutta la famiglia tentò di far cambiare idea a Tommaso, ma inutilmente. Tuttavia bisogna precisare che egli non fu né maltrattato né rinchiuso in qualche prigione, si trattava piuttosto di un soggiorno obbligato, in cui Tommaso poteva entrare e uscire a piacimento e anche ricevere visite. Ma prendendo atto che Tommaso era ben saldo nella sua risoluzione, la sua famiglia lo restituì al convento di Napoli nell'estate del 1245. Ciò avvenne in occasione del concilio di Lione del 17 luglio 1245, allorché papa Innocenzo IV ufficializzò la deposizione dell'imperatore Federico II di Svevia.[5]


Gli studi a Parigi e a Colonia (1245-1252)


Beato Angelico: San Tommaso d'Aquino
Beato Angelico: San Tommaso d'Aquino
Dipinto del Velazquez
Dipinto del Velazquez

I Domenicani di Napoli ritennero che non fosse sicuro trattenere presso di loro il novizio e lo inviarono a Roma dove si trovava il maestro dell'Ordine, Giovanni Teutonico, il quale stava per partire alla volta di Parigi, dove si sarebbe celebrato il capitolo generale del 1246. Egli accolse Tommaso inviandolo prima a Parigi e poi a Colonia, dove c'era un fiorente Studium generale sotto la direzione di fra Alberto (il futuro sant'Alberto Magno), maestro in teologia, il quale era ritenuto sapiente in tutti i campi del sapere.

Nell'autunno del 1245 Tommaso, al seguito di Giovanni Teutonico, si sarebbe dunque messo in viaggio per Parigi e vi avrebbe trascorso gli anni 1246-1247 e la prima parte del 1248, cioè tre anni scolastici. Qui potrebbe aver studiato le arti, sia in facoltà che in convento[6].

Nel 1248 partì per Colonia con fra' Alberto, presso il quale continuò il suo studio della teologia e il suo lavoro di assistente. Il soggiorno di Tommaso a Colonia, al contrario di quello a Parigi, non è mai stato messo in dubbio, poiché è ben testimoniato dalle fonti. Il 7 giugno 1248 il capitolo generale dei Domenicani riunito a Parigi decise la creazione di uno studium generale a Colonia, città nella quale esisteva già un convento domenicano fondato nel 1221-1222 da fra' Enrico, compagno di Giordano di Sassonia.

L'incarico di insegnare venne affidato a fra Alberto, la cui reputazione in quel periodo era già notevole. Questo soggiorno a Colonia costituì una tappa decisiva nella vita di Tommaso. Per quattro anni, dai 23 ai 27 anni, Tommaso poté assimilare profondamente il pensiero di Alberto. Un esempio di questa influenza lo troviamo nell'opera nota con il nome di Tabula libri Ethicorum, la quale si presenta come un lessico le cui definizioni sono molto spesso delle citazioni quasi letterali di Alberto.


Il primo periodo di insegnamento a Parigi (1252-1259)


Chiesa dei domenicani di Friesach: San Tommaso e papa Urbano V e il dogma della transustanziazione
Chiesa dei domenicani di Friesach: San Tommaso e papa Urbano V e il dogma della transustanziazione

Quando il Maestro Generale dei Domenicani domandò ad Alberto di indicargli un giovane teologo che potesse essere nominato baccelliere per insegnare a Parigi, Alberto gli propose Tommaso che stimava sufficientemente preparato in scientia et vita. Sembra che Giovanni Teutonico abbia esitato per via della giovane età del prescelto, 27 anni, perché secondo gli statuti dell'università egli avrebbe dovuto averne 29 per poter assumere canonicamente quest'impegno. Fu grazie alla mediazione del cardinale Ugo di Saint-Cher che la richiesta di Alberto fu esaudita e Tommaso ricevette quindi l'ordine di recarsi subito a Parigi e di prepararsi a insegnare. Egli iniziò il suo insegnamento come baccelliere nel settembre di quello stesso anno, cioè del 1252, sotto la responsabilità del maestro Elia Brunet de Bergerac che occupava il posto lasciato vacante a causa della partenza di Alberto.

A Parigi Tommaso trovò un clima intellettuale meno tranquillo di quello di Colonia. Ancora nel 1250 era vietato commentare i libri di Aristotele, ma tra il 1252 e il 1255, durante la prima parte del soggiorno di Tommaso, la Facoltà delle Arti avrebbe finalmente ottenuto il permesso di insegnare pubblicamente tutti i libri del grande filosofo greco.


Il primo ritorno in Italia (1259-1268)


Tra il 1259 e il 1268 fu nuovamente in Italia, impegnato nell'insegnamento e negli scritti teologici: fu prima assegnato a Orvieto, come lettore, vale a dire responsabile per la formazione continua della comunità. Qui ebbe il tempo per completare la stesura della Summa contra Gentiles (iniziata nel 1258) e della Expositio super Iob ad litteram (1263-1265).

Inoltre qui Tommaso, che non conosceva direttamente il greco in maniera sufficiente a leggere i testi di Aristotele in originale, si poté avvalere dell'opera di traduzione di un confratello, Guglielmo di Moerbeke, eccellente grecista. Guglielmo rifece o rivide le traduzioni delle opere di Aristotele e pure dei principali commentatori greci (Temistio, Ammonio, Proclo). Alcune fonti riportano addirittura che Guglielmo avrebbe tradotto Aristotele dietro richiesta (ad istantiam) di Tommaso stesso. Il contributo di Guglielmo, anche lui in Italia come Tommaso dopo il 1260, fornì a Tommaso un prezioso apporto che gli permise di redigere le prime parti dei Commenti alle opere di Aristotele, spesso validi ancora oggi per la comprensione e discussione del testo aristotelico[7][8].

Tra il 1265 e il 1268 soggiornò a Roma come maestro reggente. Nel febbraio 1265 il neoeletto papa Clemente IV lo convocò a Roma come teologo pontificio. Nello stesso anno gli fu ordinato dal capitolo domenicano di Anagni di insegnare allo studium conventuale del convento romano della basilica di Santa Sabina, fondato alcuni anni prima, nel 1222. Lo studium di Santa Sabina diviene un esperimento per i domenicani, il primo studium provinciale dell'Ordine, una scuola intermedia tra lo studium conventuale e lo studium generale. Prima di allora la provincia romana non offriva una formazione specializzata di alcun tipo, solo semplici scuole conventuali, con i loro corsi di base di teologia per i frati residenti. Il nuovo studium provinciale di Santa Sabina divenne la scuola più avanzata per la provincia. Durante il suo soggiorno romano, Tommaso cominciò a scrivere la Summa Theologiae e compilò numerosi altri scritti su varie questioni economiche, canoniche e morali. Durante questo periodo, ebbe l'opportunità di lavorare con la corte papale (che non era residente a Roma).


Il secondo periodo di insegnamento a Parigi (1268-1272)


Super Physicam Aristotelis, 1595
Super Physicam Aristotelis, 1595

Nel secondo periodo di insegnamento a Parigi (1268-1272), la sua occupazione principale fu l'insegnamento della Sacra Pagina e proprio a questo periodo risalgono alcune delle sue opere più celebri, come i commenti alla Scrittura e le Questioni Disputate. Anche se i commenti al Nuovo Testamento restano il cuore della sua attività, egli si segnala anche per la varietà della sua produzione, come ad esempio la scrittura di diversi brevi scritti (come ad esempio il De Mixtione elementorum, il De motu cordis, il De operationibus occultis naturae...) e per la partecipazione alle problematiche del suo tempo: che si tratti di secolari o dell'averroismo vediamo Tommaso impegnato su tutti i fronti.

A questa multiforme attività bisogna aggiungere un ultimo tratto: Tommaso è anche il commentatore di Aristotele. Tra queste opere ricordiamo: l'Expositio libri Peri ermenias, l'Expositio libri Posteriorum, la Sententia libri Ethicorum, la Tabula libri Ethicorum, i Commenti alla Fisica e alla Metafisica. Vi sono poi anche delle opere incompiute, come la Sententia libri Politicorum, il De Caelo et Mundo, il De Generatione et corruptione, il Super Meteora.


Gli ultimi anni e la morte


Ritratto di Tommaso ad opera di Fra Bartolomeo
Ritratto di Tommaso ad opera di Fra Bartolomeo

Fu quindi richiamato in Italia a Firenze per il Capitolo generale dell'Ordine dei Domenicani[9], secondo dopo quello del 1251[10]. Nella primavera del 1272 Tommaso lasciò definitivamente Parigi e poco dopo la Pentecoste di quello stesso anno (12 giugno 1272) il capitolo della provincia domenicana di Roma gli affidò il compito di organizzare uno studium generale di teologia, lasciandolo libero di scegliere il luogo, le persone e il numero degli studenti. Ma la scelta di Napoli era già stata designata da un precedente capitolo provinciale ed è anche verosimile che Carlo I d'Angiò abbia fatto pressione perché venisse scelta la sua capitale come sede e che a capo di questo nuovo centro di teologia venisse insediato un maestro di fama. Tommaso D'Aquino abitò per oltre un anno San Domenico Maggiore nell'ultimo periodo della sua vita, lasciandovi scritti e reliquie[11].

Gli fu offerto l'arcivescovado di Napoli, che non volle mai accettare, continuando a vivere in povertà, dedito allo studio e alla preghiera[12].

Durante gli ultimi anni del periodo napoletano, continuò a procurarsi testi filosofici che leggeva e commentava con cura, disputandone i contenuti con i suoi confratelli e studenti. Si dedicò anche alle opere scientifiche di Aristotele relative ai fenomeni atmosferici e ai terremoti, cercando di procurarsi testi sulla costruzione degli acquedotti e la possibilità di applicazione della geometria alle costruzioni[13], commentando le traduzioni di testi greci e arabi in latino.

La famiglia d'Aquino era in rapporti con Federico II di Svevia che aveva istituzionalizzato la Scuola Medica Salernitana, primo centro di fruizione culturale degli scritti medici e filosofici di Avicenna e Averroè, noti al Dottore Angelico.

Stabilendosi presso la sorella Teodora al castello dei Sanseverino[14], tenne una serie di lezioni straordinarie nella celebre Scuola Medica che aveva sollecitato l'onore ed il decoro della parola dell'Aquinate[9]. A memoria del suo soggiorno, nella chiesa di San Domenico si conservano la reliquia del suo braccio e le spoglie delle sorelle[15].

Il 29 settembre 1273 egli partecipò al capitolo della sua provincia a Roma in qualità di definitore. Ma alcune settimane più tardi, mentre celebrava la messa nella cappella di San Nicola, Tommaso ebbe una sorprendente visione tanto che dopo la messa non scrisse, non dettò più nulla e anzi si sbarazzò persino degli strumenti per scrivere. A Reginaldo da Piperno, che non comprendeva ciò che accadeva, Tommaso rispose dicendo: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto».

«San Bonaventura, entrato nello studio di Tommaso mentre scriveva, vide la colomba dello Spirito accanto al suo volto. Ultimato il trattato sull'Eucaristia, lo depose sull'altare davanti al crocifisso per ricevere dal Signore un segno. Subito fu sollevato da terra e udì le parole: Bene scripsisti, Thoma, de me quam ergo mercedem accipies? E rispose Non aliam nisi te, Domine. Anche Paolo fu rapito al terzo cielo, e poi Antonio e tutta una serie di santi fino a Caterina; il volo, il levarsi in aria indica la vicinanza con il cielo e con Dio, con archetipo nelle figure di Enoch e Elia.»

(Il piccolo Tommaso e l'"appetito" per i libri in L'Osservatore Romano, 28 gennaio 2010[16][Nota 1])

Alla fine di gennaio del 1274 Tommaso e il socius si misero in viaggio per partecipare al concilio che Gregorio X aveva convocato per il 1º maggio 1274 a Lione.

Dopo qualche giorno di viaggio arrivarono al castello di Maenza, dove abitava sua nipote Francesca. È qui che si ammalò e perse del tutto l'appetito. Dopo qualche giorno, sentendosi un po' meglio, tentò di riprendere il cammino verso Roma, ma dovette fermarsi all'abbazia di Fossanova per riprendere le forze. Tommaso rimase a Fossanova per qualche tempo e tra il 4 e il 5 marzo, dopo essersi confessato da Reginaldo, ricevette l'eucaristia e pronunciò, com'era consuetudine, la professione di fede eucaristica. Il giorno successivo ricevette l'unzione dei malati, rispondendo alle preghiere del rito. Morì di lì a tre giorni, mercoledì 7 marzo 1274, alle prime ore del mattino dopo aver ricevuto l'Eucaristia[17].

Le spoglie di Tommaso d'Aquino sono conservate nella chiesa domenicana detta Les Jacobins a Tolosa. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno, nella chiesa di San Domenico; il suo cranio si trova invece nella concattedrale di Priverno, mentre la costola del cuore nella Basilica concattedrale di Aquino.


Il pensiero di Tommaso


San Tommaso d'Aquino, ritratto di Carlo Crivelli
San Tommaso d'Aquino, ritratto di Carlo Crivelli

Per Tommaso l'anima, sia maschile che femminile[18], è creata "a immagine e somiglianza di Dio" (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione), forma del corpo e non localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come Dio e come lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L'anima è tota in toto corpore, contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente: si veda, sul tema, la questione 76 della Prima Parte della Summa theologiae, questione dedicata appunto al rapporto tra anima e corpo[19].

Secondo Tommaso:

«Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale... Dio non può indurre nell'uomo un'opinione o una fede contro la conoscenza naturale... tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti.»

(Tommaso d'Aquino, Summa contra Gentiles, I, 7.)

Nella filosofia tomista Dio è descritto con le seguenti proprietà:[senza fonte]

Questo essere (inteso da Tommaso come "Ipsum esse subsistens") ha molte proprietà in comune con l'essere della filosofia greca, così come lo definì Parmenide: uno e unico, semplice e indivisibile, infinito ed eterno, onnisciente. La differenza sostanziale però consiste nel fatto che crea gli enti, è più grande della somma di essi, e può esistere senza. Anche nell'ultima forma del pensiero greco, quello di Plotino, troviamo che l'emanazione dall'essere agli enti è un fatto eterno, ma anche necessario e reversibile, non una libera scelta dell'assoluto, che avrebbe potuto non manifestarsi. Il concetto di creazione ("produzione dal nulla") è peraltro estraneo alla filosofia greca ed è proprio del pensiero giudaico-cristiano.

Se la trascendenza nega il panteismo, la personalità di Dio nega a sua volta il deismo (che sarà proprio degli Illuministi): trascendenza ed essere per sé non significano lontananza inarrivabile. Gli uomini non nascono, ma hanno la possibilità di diventare parte integrante di Dio e, già in questa esistenza terrena, di identificare la propria vita con la vita del creatore.

In modo identico, si può dire che l'essere per san Tommaso non è solo l'essere comune o la piattaforma di tutto ciò che esiste, ma è l'esse ut actus inteso come atto puro che perfeziona ogni altra perfezione (essenza, sostanza, forma). Dio è atto puro, puro da ogni potenza, limite e imperfezione. Quando l'essere è mischiato o ricevuto in una potenza, allora è atto misto ed è ente finito. Tommaso fonda la sua concezione metafisica sul concetto di Analogia, rielaborando in maniera molto originale il pensiero aristotelico.


Le cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio


San Tommaso distinse tre forme di conoscenza umana in relazione all'ente e al suo Creatore: an sit ("se sia"), quomodo sit ("in che modo sia"), quid sit ("che cosa sia"). La conoscenza umana di Dio è possibile soltanto in merito alla Sua esistenza e ad un quomodo sit negativo, nel quale la mente umana procede ad analizzare il creato sensibile, e, per analogia e differenza, identifica tutte le qualità dell'ente che non possono essere proprie di Dio Creatore[20], pur essendone l'opera. Tale percorso fu chiamato via negationis (o anche ' via remotionis) ordinata al fine di descrivere il quomodo non sit ("in che modo non sia") di Dio. Esso è effetto della grazia divina ed è possibile soltanto perché il Creatore decide liberamente di rivelarSi all'uomo, conducendolo per mano da una serie di negazioni delle qualità dell'ente colte con i cinque sensi fino a pervenire ad un'affermazione intelligibile e positiva di Lui.

L'autore delle Cinque Vie, infine, escluse che la dimostrazione razionale dell'esistenza e unicità di Dio potesse rivelare all'uomo anche la Sua vera essenza, quel qui sit che rimane un mistero accessibile soltanto alla virtù ed è ritenuto un limite esterno per il dominio possibile della ragione. La conoscenza teologica può essere soltanto indiretta, relativa agli effetti della causa prima e del fine ultimo sulla Sua creazione[20].

Molti pensatori cristiani hanno elaborato diversi percorsi razionali per cercare di dimostrare l'esistenza di Dio: mentre Anselmo d'Aosta, sulla scia neoplatonica di Agostino d'Ippona procedeva sia a simultaneo, cioè dal concetto stesso di Dio, da lui ritenuto id quo maius cogitari nequit (nel Proslogion, cap.2.3), sia a posteriori (nel Monologion) per dimostrare l'esistenza di Dio, l'unico modo per arrivarci, secondo Tommaso, consiste nel procedere a posteriori: partendo cioè dagli effetti, dall'esperienza sensibile, che è la prima a cadere sotto i nostri sensi, per dedurne razionalmente la sua Causa prima. Si tratta di quella che chiama demonstratio quia[21], cioè, appunto dagli effetti, il cui risultato è ammettere necessariamente che esista il punto d'arrivo della dimostrazione, anche se non è pienamente intelligibile, come in questo caso, ed in altri, il perché (demonstratio quid, es. i sillogismi: le premesse esprimono proprietà che sono cause della conclusione: «Ogni uomo è mortale; ogni ateniese è uomo; ogni ateniese è mortale": essere uomo e mortale è necessaria causa della mortalità di ogni ateniese)»

Sulla base di questo sfondo di pensiero Tommaso espone le sue prove dell'esistenza di Dio[22]. Tutte e cinque, con alcune variazioni, seguono questa struttura:

1) constatazione di un fatto in rerum natura, nell'esperienza sensibile ordinaria (movimento inteso come trasformazione; causalità efficiente subordinata; inizio e fine dell'esistenza degli esseri generabili e corruttibili, perciò materiali, contingenti nel suo vocabolario, che quindi possono essere e non essere; gradualità degli esseri nelle perfezioni trascendentali, come bontà, verità, nobiltà ed essere stesso; finalità nei processi degli esseri non intelligenti);

2) analisi metafisica di quel dato iniziale esperienziale alla luce del principio metafisico di causalità, enunciato in varie formulazioni ("Tutto ciò che si muove è mosso da un altro"; "È impossibile che una cosa sia causa efficiente di sé stessa"; "Ora, è impossibile che tutte di tal natura siano state sempre, perché ciò che può non essere un tempo non esisteva"; "Ma il grado maggiore o minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di più o di meno a qualcosa di sommo o di assoluto"; "Ora, ciò che è privo di intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo e intelligente");

3) impossibilità di un regressus in infinitum inteso in senso metafisico, non quantitativo, perché ciò renderebbe inintelligibile, inspiegabile pienamente il dato di fatto di partenza esistente ("Ora, non si può in tal modo procedere all'infinito, perché altrimenti non vi sarebbe un primo motore, e di conseguenza nessun altro motore..."; "Ma procedere all'infinito nelle cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e così non avremmo neppure l'effetto ultimo, né le cause intermedie..."; "Dunque non tutti gli esseri sono contingenti, ma bisogna che nella realtà ci sia qualcosa di necessario. Ora, tutto ciò che è necessario, o ha la causa della sua necessità in un altro essere oppure no. D'altra parte [in questo genere di esseri] non si può procedere all'infinito..."; questo passaggio manca, per la sua evidenza agli occhi dell'Aquinate manca nella quarta via e nella quinta via, si passa direttamente alla conclusione;

4) conclusione deduttiva strettamente razionale (senza nessuna cogenza di fede) che identifica il 'conosciuto' sotto quel determinato aspetto con quello "che tutti chiamano Dio", o espressioni simili ("Dunque è necessario arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri; e tutti riconoscono che esso è Dio"; "Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio"; "Dunque bisogna concludere all'esistenza di un essere che sia di per sé necessario e non tragga da altri la propria necessità, ma sia causa di necessità agli altri. E questo tutti dicono Dio"; "Ora ciò che è massimo in un dato genere è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, è causa di ogni calore, come dice lo stesso Aristotele. Dunque vi è qualcosa che per tutti gli enti è causa dell'essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo Dio"; "Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate ad un fine: e quest'essere chiamiamo Dio".

I cinque percorsi indicati da San Tommaso sono[23]:

Kant, pur ammettendo l'esistenza di Dio come postulato della ragion pratica, ritiene che l'esistenza di Dio sia indimostrabile da un punto di vista teoretico-speculativo: nella Dialettica trascendentale della Critica della ragion pura (1781), Kant ha contestato tali dimostrazioni, pur non prendendo in realtà in considerazione direttamente le cinque "vie" di San Tommaso, ma le prove dell'esistenza di Dio nella filosofia leibniziano-wollfiana. La critica kantiana si rivolge infatti alla: 1) prova ontologica; 2) prova cosmologica e 3) prova fisico-teologica. Se per quanto riguarda almeno nelle conclusioni sia S. Tommaso, sia Kant sono concordi nel rifiutare la prova ontologica, per quanto riguarda la prova cosmologica e quella fisico- teologica, Kant critica queste due prove (a cui si possono ridurre le cinque "vie tomistiche), in quanto sarebbero legate ad un'estensione indebita dell'uso della ragione (nel suo uso teoretico-speculativo), i cui concetti razionali, cioè le idee, sono vuote. Solo l'intuizione empirica infatti potrebbe ovviare a ciò: per questo motivo l'idea di Dio è assolutamente non verificabile tramite la ragione[24][25], superando i limiti dell'esperienza possibile.


Processo conoscitivo


Tommaso affermava che la filosofia muove sempre dalle cose create verso Dio, inteso come loro fine ultimo, vale a dire dall'universo immanente, sensibile e corporeo nella direzione dell'universo trascendente, intellegibile (invisibile) e incorporeo. La teologia compie invece il percorso inverso, di tipo discendente, e parte da Dio per pervenire alle creature a Lui ordinate. Inoltre, la teologia si differenzia dalla filosofia perché non si può ridurre alla sola ragione naturale, ma include tutta la Tradizione dei Padri e dei Concili.

Secondo Bonaventura, la teologia inizia laddove la filosofia finisce nel mistero e non può più progredire. Secondo Tommaso, crescono insieme in un circolo ermeneutico fede-ragione nel quale la filosofia si serve di tutte le altre scienze per porsi al servizio della teologia.

Nella Summa Theologiae (I, IV, inizio del capitolo) Tommaso distingue fra verità rivelate (revelatum) e verità rivelabili (revelabile): mentre le prime sono precluse alla ragione e si possono acquisire soltanto mediante una Rivelazione divina, le seconde possono invece essere dimostrate dalla ragione naturale[26]. Ad esempio, la esistenza e unicità di Dio è una verità rivelabili, mentre la SS. Trinità e l'Incarnazione di Cristo sono verità rivelate.

Con sant'Agostino condivise l'idea che la conoscenza progredisse anche tramite l'illuminazione divina. Rispetto all'agostiniano Bonaventura da Bagnoregio differì circa il fine ultimo della vita umana: se per Tommaso era vedere Dio, per Bonaventura esso era amare Dio. Purtuttavia, entrambi erano concordi nell'affermare la perfetta identità fra vero e bene, oggetto dei rispettivi fini ultimi.

Agostino sostenne che la sorgente del sapere e dell'essere è la stessa, Dio Creatore dell'universo, e che quindi i due piani dell'essere e del sapere non possono cadere in contraddizione l'uno con l'altro. Analogamente, San Tommaso aggiunse che il corpo umano deve poter essere capace di conoscere il creato mediante la sua mente e i suoi sensi, poiché l'uomo non soltanto è una creatura di Dio, ma più di ogni altro vivente è l'unico creato a immagine e somiglianza della mente e del Suo corpo umano-divino di Dio Padre e di Gesù, Suo Figlio. Tommaso aggiunse che i due piani dell'essere e del sapere sono tra loro comunicanti: infatti, le Cinque Vie dimostrarono che dall'essere della natura corporea è possibile giungere a conoscere e dimostrare la possibilità, la realtà e la necessità dell'esistenza e dell'unicità di Dio.

Prima ancora di questo, mediante ogni conoscenza (anche scientifica[senza fonte]) del creato, Tommaso riuscì a raggiungere il dono e il raro privilegio della visione del Corpo del Cristo risorto e del dialogo personale con Lui, il giorno della ricorrenza di San Nicola, poco tempo prima di completare la Summa theologica e di morire[27].

Ciò non significa che Tommaso disconoscesse il pensiero di sant'Agostino, che è invece citato a più riprese nella Summa Theologica', e che fu dichiarato Dottore della Chiesa nel 1298, dopo la morte dell'Aquinate.

La conoscenza degli universali però appartiene solo alle intelligenze angeliche; noi, invece, conosciamo gli universali post-rem, ossia li ricaviamo dalla realtà sensibile. Soltanto Dio conosce ante rem.

La conoscenza è, quindi, un processo di adeguamento dell'anima o dell'intelletto e della cosa, secondo una formula che dà ragione del sofisticato aristotelismo di Tommaso:

(LA)

«Veritas: Adaequatio intellectus ad rem. Adaequatio rei ad intellectum. Adaequatio intellectus et rei.»

(IT)

«Verità: Adeguamento dell'intelletto alla cosa. Adeguamento della cosa all'intelletto. Adeguamento dell'intelletto e della cosa.»

(Tommaso d'Aquino[28])

La creazione secondo Tommaso


Tommaso spiega che l'uomo può stabilire a partire dalla ragione il rapporto creaturale di dipendenza dell'universo da Dio ovvero la creatio ex nihilo intesa come totale dipendenza dell'essere creato, anche quello sostanziale, dall'Essere divino[29]. Ciò che la sola ragione non può stabilire è se il mondo è eterno o se è stato creato nel tempo ovvero se ha un cominciamento. La verità della seconda alternativa (la creazione con un inizio temporale) può essere conosciuta, secondo Tommaso, solamente per fede a partire dalla rivelazione divina[30]. Dio, creando l'uomo, fornisce l'esistenza all'uomo secondo una dinamica simile a quella di atto e potenza, e lo rende quindi ente reale, fornito di esistenza (che è propriamente definita da Tommaso actus essendi oltre che di essenza. Soltanto in Dio, atto puro, essenza ed esistenza coincidono. Il rapporto tra Dio (necessario) e la creatura (contingente) è analogico in un solo senso: le creature sono simili a Dio. Il rapporto è di somiglianza non univoca né equivoca. Secondo Tommaso tutti gli enti sono buoni, poiché somigliano a Dio: "bonum" è uno dei tre trascendenti (o trascendentali), ovvero di caratteri applicabili a ogni ente e perciò trascendenti le categorie di Aristotele. Gli altri due sono "unum" e "verum".

Nelle opere di Tommaso l'universo (o cosmo) ha una struttura rigorosamente gerarchica[senza fonte]: posto al vertice da Dio che viene posto come al di là del mondo, lo governa da solo al di sopra di tutte le cose e gli enti; al di sotto di Dio troviamo gli angeli (forme pure e immateriali), ai quali Tommaso attribuisce la definizione di intelligenze motrici dei cieli anch'esse ordinate gerarchicamente tra di loro; poi un gradino più in basso troviamo l'uomo, posto al confine tra il mondo delle sostanze spirituali e il regno della corporeità, in ogni uomo infatti si ha l'unione del corpo (elemento materiale) con l'anima intellettiva (ovvero la forma, che secondo Tommaso costituisce l'ultimo grado delle intelligenze angeliche): l'uomo è l'unico ente che fa parte sia del mondo fisico, sia del mondo spirituale. Tommaso crede che la conoscenza umana cominci con i sensi: l'uomo, non avendo il grado di intelligenza degli angeli, non è in grado di apprendere direttamente gli intelligibili, ma può apprendere solamente attribuendo alle cose una forma e quindi solamente grazie all'esperienza sensibile.

Un'altra facoltà necessaria che caratterizza l'uomo è la sua tendenza a realizzare pienamente la propria natura ovvero compiere ciò per cui è stato creato[senza fonte]. Ciascun uomo infatti corrisponde all'idea divina su cui è modellato, di cui l'uomo è consapevole e razionale, conscio delle proprie finalità, alle quali si dirige volontariamente avvalendosi dell'uso dell'intelletto: l'uomo prende le proprie decisioni sulla base di un ragionamento pratico, attraverso il quale tra due beni sceglie sempre quello più consono al raggiungimento del suo fine. Nel fare ciò segue la Legge naturale, che è scritta nel cuore dell'uomo. La legge naturale, che è un riflesso della Legge eterna, deve essere il fondamento della Legge positiva, cioè l'insieme delle norme che gli uomini stabiliscono storicamente in un dato tempo ed in un dato luogo.

Al di sotto dell'uomo troviamo, gli animali, le piante e le varie molteplicità degli elementi della materia.


Concezione della donna


Sacra conversazione di Monticelli (Ghirlandaio, XV secolo)
Sacra conversazione di Monticelli (Ghirlandaio, XV secolo)

Tommaso riprende e cita, nella prima parte della Summa theologiae, alle questioni 92 e 99, l'affermazione di Aristotele (De generatione et corruptione 2,3) per cui la donna sarebbe un uomo mancato (mas occasionatus). L'aquinate afferma che "rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole" (I, 92, 1)[31]:

«Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto simile a sé, di sesso maschile, e il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da un'indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, per esempio dai venti australi, che sono umidi, come dice il filosofo.»

Ma aggiunge:

«Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l'ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l'autore universale della natura. Quindi, nel creare la natura, egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina 2. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, è quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse: e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. E tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato, poiché senza il governo dei più saggi sarebbe mancato il bene dell'ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all'uomo: poiché l'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento razionale.»

(Somma teologica, I, 92, 1, ad 1)

«la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana»

(Somma teologica, I, 99, 2, ad 1.)

In questo modo la tradizionale misoginia greca viene ribaltata: dal punto di vista dell'anima, della dignità davanti a Dio, la donna non è diversa dall'uomo, come è ben chiaro già in Genesi ("Maschio e femmina Dio li creò")


Importanza ed eredità


Lo stesso argomento in dettaglio: Tomismo e Transustanziazione.
Tommaso disputa con Averroè
Tommaso disputa con Averroè
Trionfo di san Tommaso, di Lippo Memmi
Trionfo di san Tommaso, di Lippo Memmi
Trionfo di san Tommaso, di Benozzo Gozzoli
Trionfo di san Tommaso, di Benozzo Gozzoli

San Tommaso fu uno dei pensatori più eminenti della filosofia Scolastica, che verso la metà del XIII secolo aveva raggiunto il suo apice. Egli indirizzò diversi aspetti della filosofia del tempo: la questione del rapporto tra fede e ragione, le tesi sull'anima (in contrapposizione ad Averroè), le questioni sull'autorità della religione e della teologia, che subordina ogni campo della conoscenza.

Tali punti fermi del suo pensiero furono difesi da diversi suoi seguaci successivi, tra i quali Reginaldo da Piperno, Tolomeo da Lucca, Giovanni di Napoli, il domenicano francese Giovanni Capreolus e Antonino di Firenze. Infine però, con la lenta dissoluzione della Scolastica, si ebbe parallelamente anche la dissoluzione del Tomismo, col conseguente prevalere di un indirizzo di pensiero nominalista nel successivo sviluppo della filosofia, e una progressiva sfiducia nelle possibilità metafisiche della ragione,[32] che indurrà Lutero a giudicare quest'ultima «cieca, sorda, stolta, empia e sacrilega»[33].

Oggigiorno il pensiero di Tommaso d'Aquino trova ampio consenso anche in ambienti non cattolici (studiosi protestanti statunitensi, ad esempio) e perfino non cristiani, grazie al suo metodo di lavoro, fortemente razionale e aperto a fonti e contributi di ogni genere: la sua indagine intellettuale procede dalla Bibbia agli autori pagani, dagli ebrei ai musulmani, senza alcun pregiudizio, ma tenendo sempre il suo centro nella Rivelazione cristiana, alla quale ogni cultura, dottrina o autore antico faceva capo.[senza fonte] Il suo operato culmina nella Summa Theologiae (cioè "Il complesso di teologia"), in cui tratta in maniera sistematica il rapporto fede-ragione e altre grandi questioni teologiche.

Agostino vedeva il rapporto fede-ragione come un circolo ermeneutico (dal greco ermeneuo, cioè "interpreto") in cui credo ut intelligam et intelligo ut credam (ossia "credo per comprendere e comprendo per credere"). Tommaso porta la fede su un piano superiore alla ragione, affermando che dove la ragione e la filosofia non possono proseguire inizia il campo della fede e il lavoro della teologia.[senza fonte] Dunque, fede e ragione sono certamente in circolo ermeneutico e crescono insieme sia in filosofia che in teologia. Mentre però la filosofia parte da dati dell'esperienza sensibile o razionale, la teologia inizia il circolo con i dati della fede, su cui ragiona per credere con maggiore consapevolezza ai misteri rivelati. La ragione, ammettendo di non poterli dimostrare, riconosce che essi, pur essendo al di sopra di sé, non sono mai assurdi o contro la ragione stessa: fede e ragione, sono entrambe dono di Dio e non possono contraddirsi. Questa posizione esalta ovviamente la ricerca umana: ogni verità che io posso scoprire non minaccerà mai la Rivelazione anzi, rafforzerà la mia conoscenza complessiva dell'opera di Dio e della Parola di Cristo. Si vede qui un esempio tipico della fiducia che nel Medioevo si riponeva nella ragione umana. Nel XIV secolo queste certezze andranno in crisi, coinvolgendo l'intero impianto culturale del periodo precedente.

La teologia, in ambito puramente speculativo, rispetto alla tradizione classica, era considerata una forma inferiore di sapere, poiché usava in prestito gli strumenti della filosofia, ma Tommaso fa notare, citando Aristotele, che anche la filosofia non può dimostrare tutto, perché sarebbe un processo all'infinito. Egli distingue due tipi di scienze: quelle che esaminano i propri principi e quelle che ricevono i principi da altre scienze. L'ideale, per uno spirito concreto come Tommaso, sarebbe superare la fede e raggiungere la conoscenza ma, sui misteri fondamentali della Rivelazione, questo non è possibile nella vita terrena del corpo. Avverrà nella vita eterna dello spirito e poi della carne.

La filosofia è dunque ancilla theologiae (ancella della teologia) e regina scientiarum (regina delle scienze), subordinata alla teologia e prima fra i saperi delle scienze. Il primato del sapere teologico non è nel metodo, ma nei contenuti divini che affronta, per i quali è sacrificabile anche la necessità filosofica.

Il punto di discrimine fra filosofia e teologia è la dimostrazione dell'esistenza di Dio; dei due misteri fondamentali della Fede (Trinitario e Cristologico), la ragione può dimostrare solamente il primo, l'esistenza di Dio, mentre non può dimostrare che questo Dio è necessariamente Trinitario. Ciò non è un paradosso razionale, perché da una premessa falsa non possono che derivare nel sillogismo conseguenze false, è più semplicemente qualcosa che la ragione non può spiegare: un Dio Uno e Trino. Il maggior servizio che la ragione può fare alla fede è che non è possibile nemmeno dimostrare il contrario, che Dio non è Trinitario, che la negazione non dimostrabile della Trinità a sua volta porti a delle conseguenze paradossali e contraddittorie, laddove invece la Sua affermazione per fede è feconda di verità e conseguenze non contraddittorie. La ragione non può entrare nella parte storica dei misteri religiosi, può mostrare solo prove storiche che tal "profeta" è esistito, ma non che era Dio, e il senso della Sua missione, che è appunto un dato, un fatto a cui si può credere o meno.

Il primato della teologia verrà fortemente discusso nei secoli successivi, ma sarà anche lo studio praticato da tutti i filosofi cristiani nel Medioevo e oltre, tant'è che Pascal fece la sua famosa "scommessa" ancora nel XVII secolo.[senza fonte] La teologia era questione sentita dal popolo nelle sacre rappresentazioni, era il mondo dei medioevali e degli zelanti studenti che attraversavano a piedi le paludi di Francia per ascoltare le lectiones dell'Aquinate nella prestigiosa Università della Sorbonne di Parigi, incontrandosi da tutta Europa .

Gli storici della filosofia richiamano l'attenzione anche sulla prevalenza dell'intelletto rispetto ad una prevalenza della volontà nella vita intellettuale/spirituale dell'uomo. La prima è seguita da San Tommaso e dalla sua scuola, mentre l'altra è propria di San Bonaventura e della scuola francescana. Per Tommaso il fine supremo è "vedere Dio", mentre per Bonaventura fine ultimo dell'uomo è "amare Dio". Quindi per Tommaso la categoria più alta è "il vero", mentre per Bonaventura è "il bene". Per ambedue però, "il vero" è anche "il bene", e "il bene" è anche "il vero".

Il pensiero di Tommaso ebbe influenza anche su autori non cristiani, a cominciare dal famoso pensatore ebreo Hillel da Verona.

A partire dal secondo Novecento poi il suo pensiero viene ripreso nel dibattito etico da autori cattolici e non, quali Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, Alasdair MacIntyre, Philippa Ruth Foot, Étienne Gilson (per gli studi universitari sulla filosofia di Tommaso), Jacques Maritain, Marie-Dominique Chenu e Jean-Pierre Torrell per la contestualizzazione nell'ambito della Scolastica (con il contributo dei domenicani al Bulletin thomiste), Jean Daujat (fondatore del Centre d'études religieuses) e il domenicano Joseph Maréchal (fondatore della corrente nota come tomismo trascendentale, che provò a riconciliare Tommaso con l'eredità di Kant).


Culto


Fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII. La sua memoria viene celebrata dalla Chiesa cattolica il 28 gennaio; chi celebra la messa tridentina lo ricorda il 7 marzo. La Chiesa luterana lo ricorda l'8 marzo.

San Tommaso d'Aquino è patrono dei teologi, degli accademici, dei librai e degli studenti. È patrono della città e della diocesi privernate e della Città e della diocesi aquinate.

L'11 aprile 1567 papa Pio V lo dichiarò dottore della Chiesa con la bolla Mirabilis Deus. Pio V elevò la sua ricorrenza al rango di quella di altri quattro Padri della Chiesa latina: Sant'Ambrogio, sant'Agostino d'Ippona, san Girolamo e san Gregorio.[34] Durante il Concilio di Trento ebbe l'onore che la sua Summa Theologiae fosse esposta sull'altare insieme alla Bibbia e agli altri decretali[35][36].

Il 4 agosto 1880, con la bolla Cum hoc sit, Tommaso fu dichiarato patrono di tutte le istituzioni educative cattoliche.[34] Il 29 giugno 1914 un motu proprio di san Pio X chiese ai professori di filosofia cattolici di insegnare i principi del tomismo nelle scuole e nelle università; lo stesso anno, la Congregazione romana dei Seminari e delle Università promulgò una lista di 24 tesi sul tomismo considerate come normæ directivæ tutæ.

L'enciclica Aeterni Patris di papa Leone XIII ricordò san Tommaso come il più illustre esponente della Scolastica. Gli statuti dei Benedettini, degli Carmelitani, degli Agostiniani, della Compagnia di Gesù disposero l'obbligatorietà dello studio e della messa in pratica delle dottrine di Tommaso, del quale l'enciclica affermò:

«Per la verità, sopra tutti i Dottori Scolastici, emerge come duce e maestro San Tommaso d’Aquino, il quale, come avverte il cardinale Gaetano, “perché tenne in somma venerazione gli antichi sacri dottori, per questo ebbe in sorte, in certo qual modo, l’intelligenza di tutti” . Le loro dottrine, come membra dello stesso corpo sparse qua e là, raccolse Tommaso e ne compose un tutto; le dispose con ordine meraviglioso, e le accrebbe con grandi aggiunte, così da meritare di essere stimato singolare presidio ed onore della Chiesa Cattolica. [...] Clemente VI, Nicolò V, Benedetto XIII ed altri attestano che tutta la Chiesa viene illustrata dalle sue meravigliose dottrine; San Pio V poi confessa che mercé la stessa dottrina le eresie, vinte e confuse, si disperdono come nebbia, e che tutto il mondo si salva ogni giorno per merito suo dalla peste degli errori. Altri, con Clemente XII, affermano che dagli scritti di lui sono pervenuti a tutta la Chiesa copiosissimi beni, e che a lui è dovuto quello stesso onore che si rende ai sommi Dottori della Chiesa Gregorio, Ambrogio, Agostino e Girolamo. Altri, infine, non dubitarono di proporlo alle Accademie e ai grandi Licei quale esempio e maestro da seguire a piè sicuro. A conferma di questo Ci sembrano degnissime di essere ricordate le seguenti parole del Beato Urbano V all’Accademia di Tolosa: “Vogliamo, e in forza delle presenti vi imponiamo, che seguiate la dottrina del Beato Tommaso come veridica e cattolica, e che vi studiate con tutte le forze di ampliarla” . Successivamente innocenzo XII, nella Università di Lovanio, e Benedetto XIV , nel Collegio Dionisiano presso Granata, rinnovarono l’esempio di Urbano.»

(Enciclica Aeterni Patris[37])

Il 29 giugno 1923, nel VI centenario della canonizzazione, papa Pio XI gli dedicò l'enciclica Studiorum Ducem.

Il Concilio Vaticano II, con il decreto Optatam Totius (sulla formazione dei preti, al n. 16), propose un'interpretazione autentica sull'insegnamento dei papi in materia di tomismo, richiedendo che la formazione teologica dei preti fosse fatta con Tommaso d'Aquino come maestro.


Critiche


Il filosofo Bertrand Russell criticò san Tommaso con le seguenti parole:

(EN)

«He does not, like the Platonic Socrates, set out to follow wherever the argument may lead. He is not engaged in an inquiry, the result of which it is impossible to know in advance. Before he begins to philosophize, he already knows the truth; it is declared in the Catholic faith. If he can find apparently rational arguments for some parts of the faith, so much the better; if he cannot, he need only fall back on revelation. The finding of arguments for a conclusion given in advance is not philosophy, but special pleading. I cannot, therefore, feel that he deserves to be put on a level with the best philosophers either of Greece or of modern times.»

(IT)

«A differenza del Socrate platonico, egli non si propone di pervenire a qualsiasi conclusione l'argomento possa condurre. Egli non è impegnato in un'indagine, il risultato della quale sia impossibile conoscere in anticipo. Primachè inizi a filosofare, lui già conosce la verità; essa è dichiarata nella fede cattolica. Se egli può apparentemente trovare argomenti razionali per alcune parti della fede, tanto meglio; se non riesce, deve solo ricorrere alla Rivelazione. Il reperimento di argomenti per una conclusione nota a priori non è filosofia, bensì una supplica speciale. Pertanto, io non posso ritenere che egli sia degno di essere collocato al livello dei migliori filosofi della Grecia o dell'età moderna.»

(Bertrand Russell, A History of Western Philosophy, 1967[38])

Questa critica è illustrata con il seguente esempio: secondo Russell, Tommaso sostiene l'indissolubilità del matrimonio «perché il padre è utile nell'educazione dei figli, (a) perché è più razionale della madre, (b) perché, essendo più forte, è più capace di infliggere punizioni fisiche»[39]. Anche se gli approcci moderni all'educazione non supportano più queste opinioni, «nessun seguace di San Tommaso, per questo motivo, cesserebbe di credere nella monogamia permanente, perché i veri motivi di fede non sono quelli che vengono presunti»[39]. Si potrebbe obbiettare che la trattazione del matrimonio è nel volume dei supplementi alla Summa Theologiae, volume che non fu scritto da Tommaso. Inoltre, come dimostrato dalla condanna del 1277, l'introduzione di argomenti e concetti dal teista e non cristiano Aristotele e dal musulmano Averroè furono controversi all'interno della Chiesa Cattolica di quel periodo.

Anthony Kenny rispose che:

(EN)

«It is extraordinary that that accusation should be made by Russell, who in the book Principia Mathematica takes hundreds of pages to prove that two and two make four, which is something he had believed all his life.»

(IT)

«È straordinario che quell'accusa venga fatta da Russell, che nel libro Principia Mathematica impiega centinaia di pagine per dimostrare che due più due fa quattro, cosa in cui aveva creduto per tutta la vita.»

(Anthony Kenny, Aquinas on Mind[40])

Nelle arti


Papa Pio V, san Pietro da Verona martire e san Tommaso d'Aquino (Sebastiano Ricci, Chiesa dei Gesuati in Venezia, 1732-1733).
Papa Pio V, san Pietro da Verona martire e san Tommaso d'Aquino (Sebastiano Ricci, Chiesa dei Gesuati in Venezia, 1732-1733).

Nel XVII secolo Marc-Antoine Charpentier compose 5 mottetti su testi di san Tommaso che erano stati composti per la Festa del Santissimo Sacramento. I brani sono catalogati come H 61, H 62, H 64, H 68, H 58.


Opere di San Tommaso


La prima edizione dell'opera omnia di Tommaso, la cosiddetta editio Plana (dal nome di papa san Pio V che ne commissionò la realizzazione), fu prodotta nel 1570 presso lo studium del convento romano di Santa Maria sopra Minerva, sede della futura Pontificia università "San Tommaso d'Aquino", Angelicum.[41]

L'edizione critica delle opere di san Tommaso, tuttora in essere, è quella commissionata da papa Leone XIII, la cosiddetta Edizione Leonina. La Summa Theologiae fu pubblicata in 9 volumi dal 1888 al 1906. La Summa contra Gentiles fu edita in tre volumi dal 1918 al 1930. Ad oggi la maggior parte delle opere di san Tommaso risulta essere pubblicata.

L'abate Migne pubblicò un'edizione della Summa Theologiae in quattro volumi come appendice al Patrologiae Cursus Completus (edizioni inglesi: Joseph Rickaby[senza fonte] nel 1872; J.M. Ashley nel 1888).

La prima trascrizione degli scritti tomistici (Index Tomisticus) con mezzi meccanici ed elettronici fu realizzata negli anni '50-'60 al Centro Automazione Analisi Linguistica dell'Aloysianum di Gallarate, dove furono elaborate le prime liste di frequenza dei termini in esse utilizzati[42].

Le edizioni elettroniche di gran parte dell'Edizione Leonina sono mantenute a cura del sito corpustomisticum.org di Enrique Alarcón (Università di Navarra) e del sito Documenta Catholica Omnia.

Sintesi teologiche

Scriptum super libros Sententiarum
Summa contra Gentiles
Summa Theologiae

Questioni disputate

Quaestiones disputatae de Veritate
Quaestiones disputatae De potentia
Quaestio disputata De anima
Quaestio disputata De spiritualibus creaturis
Quaestiones disputatae De malo
Quaestiones disputatae De uirtutibus
Quaestio disputata De unione uerbi incarnati
Quaestiones de Quodlibet I-XII

Commenti biblici

Expositio super Isaiam ad litteram
Super Ieremiam et Threnos
Principium “Rigans montes de superioribus” et “Hic est liber mandatorum Dei”
Expositio super Iob ad litteram
Glossa continua super Evangelia (Catena Aurea)
Lectura super Mattheum
Lectura super Ioannem
Expositio et Lectura super Epistolas Pauli Apostoli
Postilla super Psalmos

Commenti ad Aristotele

Sententia Libri De anima
Sententia Libri De sensu et sensato
Sententia super Physicam
Sententia super Meteora
Expositio Libri Peryermenias
Expositio Libri Posteriorum
Sententia Libri Ethicorum
Tabula Libri Ethicorum
Sententia Libri Politicorum
Sententia super Metaphysicam
Sententia super Librum De caelo et mundo

Sententia super Libros De generatione et corruptione
Super libros de generatione et corruptione
Super libros de generatione et corruptione

Altri commenti

Super Boetium De Trinitate
Expositio Libri Boetii De ebdomadibus
Super Librum Dionysii De divinis nomibus
Super Librum De Causis

Scritti polemici

Contra impugnantes Dei cultum et religionem
De perfectione spiritualis vitae
Contra doctrinam retrahentium a religione
De unitate intellectus contra Avveroistas
De aeternitate mundi

Trattati

De ente et essentia
De principiis naturae
Compendium theologiae seu brevis compilatio theologiae ad fratrem Raynaldum
De regno ad regem Cypri
De substantiis separatis

Lettere e pareri

De emptione et venditione ad tempus
Contra errores Graecorum
De rationibus fidei ad Cantorem Antiochenum
Expositio super primam et secundam Decretalem ad Archidiaconum Tudertinum
De articulis fidei et ecclesiae sacramentis ad archiepiscopum Panormitanum
Responsio ad magistrum Ioannem de Vercellis de 108 articulis
De forma absolutionis
De secreto
Liber De sortibus ad dominum Iacobum de Tonengo
Responsiones ad lectorem Venetum de 30 et 36 articulis
Responsio ad magistrum Ioannem de Vercellis de 43 articulis
Responsio ad lectorem Bisuntinum de 6 articulis
Epistola ad ducissam Brabantiae
De mixtione elementorum ad magistrum Philippum de Castro Caeli
De motu cordis ad magistrum Philippum de Castro Caeli
De operationibus occultis naturae ad quendam militem ultramontanum
De iudiciis astrorum
Epistola ad Bernardum abbatem casinensem

Opere liturgiche, prediche, preghiere

Officium de festo Corporis Christi ad mandatum Urbani Papae
Inno Adoro te devote
Collationes in decem precepta
Collationes in orationem dominicam
in Symbolum Apostolorum
in salutationem angelicam


Traduzioni italiane


Inni eucaristici

A Tommaso d'Aquino sono classicamente attribuiti gli inni eucaristici per la solennità del Corpus Domini,[43] usati per secoli in occasione dell'adorazione eucaristica. Gli inni sono stati confermati nella liturgia solenne dal Concilio Vaticano II:

  • Adoro te devote
  • Pange lingua, che contiene al termine il Tantum Ergo Sacramentum
  • Sacris sollemniis
  • Verbum supernum prodiens

Note


  1. Sgarbossa, 2000, p. 63
  2. A.N. Rossi, Delle dissertazioni di Alessio Niccolo Rossi intorno ad alcune materie alla città di Napoli appartenenti, Napoli, 1758, p. 482, OCLC 66806673. URL consultato il 22 novembre 2020.
  3. Pasquale Cayro, Storia sacra e profana d'Aquino e sua diocesi del signor D. Pasquale Cayro, patrizio anagnino, Vincenzo Orsino, 1808, p. 348.
  4. Ferante della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forastiere o non comprese ne' seggi di Napoli imparentate colla casa della Marra. Composti dal signor Ferrante della Marra duca della Guardia, dati in luce da Camillo Tutini, Ottavio Beltrano, 1641, OCLC 22571122.
  5. Jean-Pierre Torrell, O. P., Amico della verità: vita e opere di Tommaso d'Aquino, Edizioni Studio Domenicano, pp. 32,43,51, ISBN 9788870945942, OCLC 428206360.
  6. Fino a pochi anni fa gli storici avevano dei dubbi sulla veridicità del soggiorno di Tommaso a Parigi nel periodo immediatamente successivo a quello in cui la sua famiglia lo restituì all'Ordine. Dallo studio delle fonti, Walz-Novarina (1962) concludono che il viaggio di Tommaso in compagnia di Giovanni Teutonico «... senza essere certo, può considerarsi probabile... », ma erano più riservati circa la questione degli studi a Parigi. Grandi eruditi come Denifle e De Groot si associano a questa opinione, ma altri come Mandonnet, Chenu e Glorieux, osservano che il viaggio a Parigi non avrebbe avuto alcun senso se Tommaso non avesse dovuto svolgervi i suoi studi, questo perché lo studium generale di Colonia non era funzionante prima del 1248, data della sua apertura dovuta a fra Alberto al momento del suo ritorno in questa città.
  7. Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Tommaso d'Aquino, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 33-34.
  8. Aristotele, Etica Nicomachea, a cura di Marcello Zanatta, traduzione di Marcello Zanatta, vol. 1, 8. ed, Milano, Rizzoli, 1999, p. 79, ISBN 978-88-17-12965-7, OCLC 797461609.
  9. Astrid Filangieri, La vita e le Opere di San Tommaso d'Aquino, su ilportaledelsud.org, 2005. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato il 21 ottobre 2004).
  10. Storia dell'Ordine Domenicano a Firenze, su fiorentininelmondo.it. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato il 14 febbraio 2019).
  11. La cella di San Tommaso a San Domenico Maggiore (Napoli), su museosandomenicomaggiore.it. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato il 14 febbraio 2019).
  12. G. Bosco, Storia ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni grado di persone, Torino, Libreria Salesiana Editore, 1904, p. 284. URL consultato il 4 novembre 2018 (archiviato il 4 novembre 2018)., con l'approvazione del card. Lorenzo Gastaldi, arcivescovo di Torino
  13. Luca Bianchi, Onorato Grassi e Costantino Esposito, Tommaso e la sua eredità - il pensiero che nasce dall'esperienza, Centro Culturale di Milano, 2012. URL consultato il 14 novembre 2020 (archiviato il 23 giugno 2013).
    «Non è vero che alcuni traduttori lavorassero al suo servizio, come Guglielmo di Moerbeke»
    (v. 1h 14').
  14. Premio letterario internazionale San Tommaso d’Aquino, sabato 4 a Mercato San Severino., su gazzettadisalerno.it, Mercato San Severino (SA), 1º agosto 2018. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato l'11 settembre 2018).
  15. Convento di San Domenico a Salerno, oggi caserma, su salernodavedere.it, 26 novembre 2018. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato il 14 febbraio 2019).
  16. Sandra Isetta, Il piccolo Tommaso e l'"appetito" per i libri, in L'Osservatore Romano, 28 gennaio 2010. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato il 24 febbraio 2010).
  17. Jean-Pierre Torrell, Amico della verità, p. 392
  18. "Filosofia per tutti". Tommaso D'Aquino: il Doctor Angelicus e le donne teologhe - Voce24News, 17 febbraio 2021. URL consultato l'11 marzo 2022.
  19. Quaestio 76 della Parte I della Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino. A cura di Marcello Landi
  20. Massimo Adinolfi, Francesco Paolo Adorno, Francesco Berto, Massimo Cacciari, Piero Coda, Carmela Covino, Adriano Fabris, Franco Ferrari, Ernesto Forcellino, Carlo Sini, Luigi Vero Tarca, Vincenzo Vitiello, La conoscenza di Dio tra remotio e revelatio nella "Summa theologiae" di San Tommaso D'Aquino, in Il Pensiero. Rivista di filosofia, XLVI, 1-2, Inschibboleth Edizioni, 2007, p. 23, DOI:10.1400/263019, ISSN 2532-7550 (WC · ACNP), OCLC 9788885716612.
  21. S. Th. I, q.2, a.2, c. e luoghi paralleli nei commenti aristotelici
  22. Cf. Summa Theologiae, Iª q. 2 a. 3
  23. Cf. Summa Theologiae, pars I, quaestio 2 articolo 3.
  24. Immanuel Kant, Critica della ragion pura, Laterza, 1965, pp. 291-346.
  25. Leo Elders, The Philosophical Theology of St. Thomas Aquinas, E.J. Brill, 1990, pp. 78-79.
  26. Étienne Gilson, Le thomisme, introduction, sur le Révélatum et le Révélabile + Somme contre les Gentils, I, IV et V.
  27. When St. Thomas Aquinas had a foretaste of heaven on St. Nicholas’ feast day, su lifesitenews.com, 6 dicembre 2018. URL consultato il 6 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2020).
  28. Cf. Quaestio disputata de anima, a. 3 ad 1; Summa Theologiae, Iª q. 16 aa. 1-2.
  29. Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Tommaso d'Aquino, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 68-70.
  30. Summa contra gentiles, libro II, 31-37 e Summa theologiae, pars I quaestio 46
  31. La Somma Teologica. Sola trad. italiana: Volume 1 - Prima Parte, Edizioni Studio Domenicano, p. 831, ISBN 978-88-7094-224-8. URL consultato il 5 aprile 2020 (archiviato il 4 aprile 2020).
  32. «Né prima né dopo, si è pensato con tanta precisione, con tanta intima sicurezza logica, quanto nell'epoca dell'alta Scolastica. L'essenziale è che allora il puro pensiero si svolgeva con matematica sicurezza di idea in idea, di giudizio in giudizio, di conclusione in conclusione» (Rudolf Steiner, La filosofia di Tommaso d'Aquino, II, Opera Omnia, 74). Steiner aggiungeva che «il nominalismo è il padre di tutto lo scetticismo moderno» (conferenza del marzo 1908, cit. in Posizione dell'antroposofia nei confronti della filosofia, O.O., 108).
  33. Martin Lutero, Servo arbitrio, WA 51, 126.
  34. Si consulti a riguardo la voce Thomas Aquinas della Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, presente nel progetto Wikisource in lingua inglese.
  35. Küng, Hans (1994). Great Christian Thinkers. New York: Continuum Books. ISBN 0-8264-0848-6., p.112.
  36. Mullady, Brian (2006)."The Angelic Doctor – Thomas Aquinas"
  37. Encilica Aeterni Patris, su vatican.va. (o la traduzione similare qui riportata.
  38. B. Russell, A History of Western Philosophy, cap. 34, "St. Thomas Aquinas", Allen & Unwin, Londra; Simon & Schuster, New York 1946, p. 463, ISBN 0-671-20158-1.
  39. Russell, A History of Modern Philosophy, 1967, p. 462
  40. Aquinas on Mind, New York: Routledge. ISBN 0-415-04415-4, 11)
  41. Renz, Christopher J. (2009). In This Light Which Gives Light: A History of the College of St. Albert the Great (1930-1980). Dominican School. ISBN 978-1-883734-18-3, p. 42.
  42. Discorso di Paolo VI al personale del Centro Automazione Analisi Linguistica Aloysianum di Gallarate, su vatican.va, Libreria Editrice Vaticana, 19 giugno 1964. URL consultato il 3 marzo 2019 (archiviato l'11 ottobre 2015).
  43. Heinrich Fries, Georg Kretschmar (a cura di), I classici della teologia, Jaca Book, 2005, ISBN 978-88-16-30402-4.

Annotazioni


  1. Nella Sala del Tesoro di San Domenico Maggiore è conservato un arazzo raffigurante il Carro del Sole, parte delle Storie ed alle Virtù di san Tommaso d’Aquino, donato ai domenicani da Vincenza Maria d’Aquino Pico

Bibliografia


Super Physicam Aristotelis, 1595
Super Physicam Aristotelis, 1595

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Summa Theologiae
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