Capriccio all'italiana è un film a episodi sul genere della commedia all'italiana, girato nel 1967 e distribuito nel 1968, composto da sei episodi diretti da diversi registi:
Capriccio all'italiana | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1968 |
Durata | 81 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | commedia |
Regia | Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Pino Zac, Franco Rossi |
Soggetto | Roberto Gianviti, Agenore Incrocci, Pier Paolo Pasolini, Furio Scarpelli, Steno, Bernardino Zapponi, Cesare Zavattini |
Sceneggiatura | Roberto Gianviti, Agenore Incrocci, Pier Paolo Pasolini, Furio Scarpelli, Steno, Bernardino Zapponi, Cesare Zavattini |
Produttore | Dino De Laurentiis |
Casa di produzione | Dino De Laurentiis Cinematografica S.p.A. |
Distribuzione in italiano | Euro International Films |
Fotografia | Tonino Delli Colli |
Montaggio | Nino Baragli, Adriana Novelli |
Musiche | Domenico Modugno, I quelli con il brano "Dettato al capello", Piero Piccioni, Carlo Savina etc. |
Scenografia | Mario Garbuglia |
Trucco | Goffredo Rocchetti (Il mostro della domenica), Otello Fava (Perché?), Franco Corridoni (La bambinaia), Lamberto Marini (La gelosa) |
Interpreti e personaggi | |
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«Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato!» |
(Totò nei panni di Iago) |
Una bambinaia, non volendo che i suoi bambini leggano i fumetti di Satanik, Diabolik e Kriminal, racconta loro le fiabe classiche di Charles Perrault, ma ne provoca il pianto e il terrore.
"Che reato ha commesso il tipo qua?". "Commissario glielo dico io, esercizio abusivo della professione di barbiere!", dice Totò arrestato per avere rapato dei giovani capelloni.
Un vecchio signore, che ha l'abitudine di recarsi due volte a settimana dal barbiere, odia la moda dei "capelloni" cioè quei ragazzi che portano i capelli lunghissimi, e riesce in tutti i modi e con tutti i travestimenti (prete, prostituta, zampognaro, ragazzo) ad attirarli con l'inganno e a raparli a zero con forbici e macchinetta. I malcapitati, vergognandosi per la calvizie, si nascondono in un capannone. Alla fine il signore verrà scoperto e fermato dalla polizia, ma poi il commissario lo rilascerà in cambio di un favorino (taglio di capelli al figlio) che l'anziano gli farà volentieri.
Una donna e un uomo sono a bordo di un'auto. Lei lo incita ad andare sempre più veloce e a tagliare la strada alle altre auto. Il tamponamento con un'altra auto sarà inevitabile e alle rimostranze dell'altro conducente lei incita il fidanzato a colpirlo con una chiave inglese. L'episodio si chiude col primo piano del titolo d'un quotidiano che riferisce dell'omicidio del guidatore indisciplinato: "La fidanzata si chiede: perché?" (evidente l'ironia sull'istigazione a usare la chiave inglese da parte della donna).
Iago: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti?
Otello: Sì sì, si sente qualcosa che c'è!
Iago: Quella è la verità. Ma, ssh! Non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c'è più.
La storia è una rivisitazione dell'Otello, recitato da un gruppo di marionette (Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Ninetto Davoli, Laura Betti e Adriana Asti), che sulla scena interpretano i ruoli shakespeariani ma in realtà, dietro le quinte, si pongono delle domande sul perché fanno ciò che fanno e mostrano un carattere ben diverso rispetto a quello che hanno sul palcoscenico. La rappresentazione viene però interrotta bruscamente dal pubblico che, nel momento più drammatico, l'omicidio di Desdemona da parte di Otello, irrompe sulla scena e, disapprovando i comportamenti di Otello e di Iago, li fa a pezzi, mentre porta Cassio in trionfo come un eroe. Le due marionette, ormai sciupate per sempre, vengono buttate nella spazzatura e raccolte dal monnezzaro che, cantando Cosa sono le nuvole, li getta in una discarica; qui i due fantocci rimangono incantati a guardare le nuvole e, senza riuscire a capire cosa siano, contemplano la "straziante, meravigliosa bellezza del creato". Il cortometraggio prende il titolo proprio da questa scena finale.
È un misto di cartone animato e attori in carne e ossa: una regina si reca in visita in un Paese africano ma sbaglia discorso, pronunciandone uno destinato a un altro Paese e rischia d'essere linciata.
Silvana crede che il marito Paolo la tradisca e per questo lo segue, scoprendo che l'uomo le è fedele e s'era vestito con cura, badando perfino alle mutande, solo per un appuntamento dal sarto.
Questo episodio è l'ultima pellicola cinematografica in cui appare Totò ed è l'ultimo film girato dall'artista: Capriccio all'italiana uscì nel 1968 mentre le riprese dell'episodio pasoliniano erano state effettuate tra il marzo e l'aprile dell'anno precedente. Totò, morto il 15 aprile 1967, non vide la pellicola.
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