Gung Ho (Gung Ho) è un film del 1986 diretto da Ron Howard, con protagonista Michael Keaton. La storia descrive l'acquisizione di uno stabilimento automobilistico americano da parte di una società giapponese (sebbene il titolo sia un'espressione cinese americanizzata, per "lavoro" e "insieme").
Gung Ho | |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1986 |
Durata | 112 min |
Rapporto | 2,35 : 1 |
Genere | commedia |
Regia | Ron Howard |
Soggetto | Edwin Blum, Lowell Ganz e Babaloo Mandel |
Sceneggiatura | Lowell Ganz e Babaloo Mandel |
Produttore | Deborah Blum e Tony Ganz |
Produttore esecutivo | Ron Howard |
Casa di produzione | Paramount Pictures |
Fotografia | Don Peterman |
Montaggio | Daniel P. Hanley e Michael Hill |
Effetti speciali | Stan Parks |
Musiche | Thomas Newman |
Scenografia | James L. Schoppe |
Costumi | Betsy Cox |
Trucco | Janet Flora e Ric Sagliani |
Interpreti e personaggi | |
| |
Doppiatori italiani | |
|
La maggior parte del film è stata girata in esterni nell'area di Pittsburgh con scene aggiuntive girate a Tokyo e in Argentina.
Una serie TV di breve durata basata sul film è stata prodotta nel 1987.
Una fabbrica di automobili statunitense si trova sull'orlo della bancarotta; il consiglio di fabbrica decide di inviare un proprio rappresentante in Giappone, per convincere un gruppo di industriali nipponici a rilevarla e salvare i posti di lavoro, nonché l'intera economia della città in cui essa ha sede. Nonostante la passione che anima Hunt Stevenson nel perorare la causa, i manager giapponesi gli riservano un'accoglienza glaciale, rassegnandosi al fallimento dell'azienda, quando invece giunge la notizia che la sua proposta è stata accolta, con la dirigenza del giovane diligente ma sottomesso Oishi.
Dopo l'iniziale entusiasmo, però, cominciano a emergere i problemi causati dallo scontro di due culture apparentemente inconciliabili, quella della dirigenza nipponica, abituata a rigide regole e a un inossidabile spirito di corpo e quella dei rilassati e sindacalizzati operai americani. In un crescendo di situazioni tragicomiche, con Hunt Stevenson incaricato dai Oishi di mantenere i rapporti con la forza lavoro, il tentativo sembra naufragare, tra rivendicazioni salariali da una parte e l'assoluta inflessibilità dei giapponesi, finché da Tokyo non giunge un ultimatum: o verranno prodotte almeno 15 000 auto in un mese, o la fabbrica verrà ceduta ed abbandonata al proprio destino.
È compito di Hunt Stevenson, ormai amico di Oishi, che tra l'incudine e il martello, teme di perdere l'onore, convincere i suoi ormai ex amici a collaborare per dimostrare il loro valore e mantenere in vita la fabbrica. Giunti al giorno della visita del presidente, mancano ancora 1 000 vetture e gli operai tentano il tutto per tutto in una massacrante giornata per sfornare le ultime auto, molte di esse incomplete. Ciononostante il presidente si convince dell'economicità dell'azienda, a dimostrazione che l'unione fa la forza.
Il film è ambientato in una cittadina della Pennsylvania ma gli interni della fabbrica di auto sono state girati nello stabilimento Stellantis (all'epoca Fiat) di El Palomar (Argentina).[1] Si notano infatti degli esemplari di Fiat Regata spacciati per un nuovo modello dell'industria giapponese della storia.
Il personaggio interpretato da Keaton utilizza un Beechcraft 1900, operato da Colgan Air, nel suo viaggio verso il Giappone.
Distribuito in Italia con il titolo Gung Ho, il film è stato in seguito intitolato Gung Ho - Arrivano i giapponesi per l'edizione home video.
La Fiat Regata e la Fiat 147 sono visibili a vari livelli di assemblaggio nello stabilimento.
Toyota's executives in Japan have used Gung Ho as an example of how not to manage Americans.[2]
Controllo di autorità | LCCN (EN) no2014037990 |
---|
![]() |