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Il ritorno di don Camillo è un film del 1953 diretto da Julien Duvivier.

Il ritorno di don Camillo
Don Camillo osannato dalla folla dopo avere scaraventato il compagno Gorlini fuori del quadrato.
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1953
Durata116 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaJulien Duvivier
SoggettoGiovannino Guareschi
SceneggiaturaJulien Duvivier, René Barjavel e Giuseppe Amato
Distribuzione in italianoDear Film
FotografiaAnchise Brizzi
MontaggioMarthe Poncin
Effetti specialiOlivieri & Baciucchi
MusicheAlessandro Cicognini
ScenografiaVirgilio Marchi
Interpreti e personaggi
  • Fernandel: don Camillo
  • Gino Cervi: Peppone
  • Édouard Delmont: dottor Spiletti
  • Paolo Stoppa: Marchetti
  • Alexandre Rignault: Francesco "Nero" Gallini
  • Thomy Bourdelle: Cagnola
  • Enzo Staiola: Mario Cagnola
  • Claudy Chapeland: Beppo Bottazzi
  • Tony Jacquot: don Pietro
  • Charles Vissières: vescovo
  • Leda Gloria: signora Bottazzi
  • Saro Urzì: il Brusco
  • Marco Tulli: lo Smilzo
  • Giovanni Onorato: Scartazzini
  • Pina Gallini: perpetua di Montenara
  • Gian Paolo Rosmino: signor Spiletti
  • Miranda Campa: signora Spiletti
  • Bernardo Severani: medico
  • Lia Di Leo: maestrina
  • Arturo Bragaglia: cantoniere
  • Manoel Gary: Cerratini, delegato del PCI
  • Roberto Loreti: figlio piccolo di Peppone
  • Checco Durante: droghiere
  • André Hildebrand: membro all'opposizione
  • Robert Lombard: musicista
  • Jean Mollier: popolano
  • Rina Morelli: donna che prega
  • Lino Solari: popolano
  • Giuseppe Tosi: Anteo Gorlini, sfidante forestiero della boxe
  • Gloria Villar: figlia del signor Spiletti
Doppiatori originali
  • Jean Debucourt: voce crocifisso
Doppiatori italiani
  • Carlo Romano: don Camillo
  • Lauro Gazzolo: dottor Spiletti/cantoniere
  • Luigi Pavese: Francesco "Nero" Gallini
  • Mario Besesti: Cagnola
  • Gianfranco Bellini: don Pietro
  • Amilcare Pettinelli: vescovo
  • Mario Pisu: il Brusco
  • Stefano Sibaldi: lo Smilzo
  • Lola Braccini: perpetua di Montenara
  • Gualtiero De Angelis: medico
  • Ruggero Ruggeri: voce crocifisso
  • Emilio Cigoli: voce narrante

Trama


Inverno 1947. Don Camillo è stato sollevato dall'incarico di parroco del suo paese per punizione e parte quindi per la parrocchia di Montenara, sperduta tra i monti, in sostituzione del defunto parroco Don Luciano. Qui, in un ambiente freddo, svolge il suo ministero presso la chiesa, frequentata dalla sola perpetua. Nel frattempo, nel paese di don Camillo, Peppone si ritrova ad affrontare molti problemi e non ha neanche l'aiuto del nuovo parroco, ma anzi la cittadinanza non ha preso per niente bene l'allontanamento del reverendo a causa di Peppone e si rifiuta categoricamente di sposarsi, battezzare bambini o addirittura organizzare funerali portando un serio danno alle casse comunali. Solo il ritorno di don Camillo porrà fine alle dispute che coinvolgono anche un proprietario terriero (Cagnola), che non vuole cedere una parte delle sue terre per costruire lungo il Po un argine, che dovrebbe prevenire le alluvioni. In un alterco che si crea poco dopo, ferisce il compagno detto "il Nero", credendo di averlo addirittura ucciso, e viene ferito a sua volta da Peppone, anch'egli convinto di averlo ammazzato. Entrambi per avere un alibi si rivolgono a Don Camillo nel suo esilio a Montenara.

Don Camillo riesce a calmare la situazione, strappando la promessa a Cagnola che egli avrebbe ceduto le terre necessarie per costruire l'argine. Per questo fatto, Peppone si rivolge al vescovo per far tornare Don Camillo a Brescello. Questi viene però viene accontentato, con l'ammonimento da parte del prelato che poi non venga più a lamentarsi se riceverà ancora tavolate in testa. Al ritorno al paese, Don Camillo dovrà porre fine a una rissa alla casa del popolo scoppiata al termine di un incontro di pugilato, organizzato appositamente in contemporanea con l'arrivo del parroco alla stazione per evitargli un bagno di folla che sarebbe stato "il trionfo della reazione". Accade poi che Cagnola si rimangia la promessa delle terre, ritenendo l'argine inutile per prevenire alluvioni, che puntualmente si verificheranno subito, e di tale entità che anche l'argine eventualmente costruito non sarebbe servito a niente.

Anche il "Nero" se la cava, ma il vecchio medico del paese, il dottor Spiletti, conservatore ma amato dal popolo per la sua professionalità sempre dimostrata verso tutti e senza distinzione politica, dato per morente varie volte, ma sempre "resuscitato" puntualmente, gli propone di vendergli l'anima ("Se non credi all'anima vendimela. Se non ce l'hai davvero, vorrà dire che ci ho rimesso i soldi, ma se ce l'hai diventa mia"). Il Nero, pur pensando che non sia giusto vendere qualcosa che non ha, si lascia convincere. Ciò gli procurerà un serio problema psicologico che lo turberà per parecchio tempo, finché non interverrà Don Camillo stracciando il contratto regolarmente stipulato per la vendita dell'anima e bruciando le banconote ricevute dal Nero (che voleva restituirle al dottore) come sacrileghe.

Don Camillo ha poi a che fare con Marchetti, un ex gerarca fascista del posto, tornato al paese a Carnevale travestito da indiano. Marchetti viene riconosciuto da Peppone che ben ricorda l'olio di ricino fattogli bere durante il ventennio. L'ex gerarca si rifugia in canonica, ma anche Don Camillo aveva lo stesso tipo di conto in sospeso. Peppone viene infine costretto a bere l'olio di ricino che lui stesso ha comprato per vendicarsi dell'ex camicia nera, sotto la minaccia di un fucile che l'ex fascista ha strappato a Don Camillo. Liberato Peppone, don Camillo rivela che il fucile era scarico, ha la meglio su Marchetti e lo costringe a bere a sua volta. Dopo che anche Marchetti se ne è andato, il Cristo impone a Don Camillo di bere anche lui l'olio di ricino come penitenza per la violenza usata.

Negli stessi giorni Don Camillo incontra il figlio di Peppone, svogliato a scuola e per questo messo in un collegio dal quale scappa sovente. Il parroco, su invito dello stesso Peppone, riesce a parlargli, e alla fine convince il padre a riportarlo a scuola al paese, vista la sua scarsa attitudine allo studio. Proprio a scuola, in una lite col figlio di Cagnola, il ragazzo viene ferito gravemente, ma riesce a guarire anche grazie alle preghiere del parroco. Il parroco e il sindaco nel frattempo sono impegnati in una "sfida" tra gli orologi del campanile e della casa del popolo: per evitare che uno dei due sia in ritardo rispetto all'altro, i due spostano continuamente in avanti le lancette dei rispettivi orologi, col risultato che non si sa più che ora sia in paese.

A causa delle forti e prolungate piogge, la tanto temuta alluvione arriva, ed è tremenda. Don Camillo resta sulla torre campanaria, che svetta sul paese completamente allagato, e da là manda un messaggio di conforto e di speranza alla popolazione sfollata.


Produzione



Soggetto


Il film è ispirato (spesso molto liberamente) ad alcuni racconti di Giovannino Guareschi della serie dedicata a Don Camillo e Peppone. Per la precisione, sono stati utilizzati i racconti Cinque più cinque (1947), Boxe (1947), In riserva (1947), Pugno dinamometro (1947), La lettera (1949), Triste domenica (1951), La campana (1951), Come pioveva (1951), La danza delle ore (1951), Ognuno al suo posto (1951), Via Crucis (1951), Credono di essersi ammazzati (1952), Il pellerossa (1952), Il pilone (1952), Vendita anima (1952) e Il ritorno di Don Camillo (1952).


Fonti storiche


Nel film viene citata (e usata come uno dei principali strumenti narrativi) l'alluvione del Polesine del novembre 1951, che colpì non solo il Polesine, ma anche la Bassa reggiana (compreso Brescello). Le immagini che si vedono nel film sono reali riprese dell'evento.


Riprese


Fiano Romano il portale in primo piano usato per le riprese del film
Fiano Romano il portale in primo piano usato per le riprese del film

Distribuzione



Data di uscita


In Italia il film fu proiettato in pubblico per la prima volta il 23 settembre 1953[2].

Di seguito sono riportate i titoli e le date di distribuzione del film all'estero.


Differenze di versione


Nell'edizione francese, quando don Camillo prende il crocifisso (che era in sacrestia), si sente suonare l'orologio della casa del popolo che nell'edizione italiana è stato tolto e rimpiazzato con la frase "ma perché l'hanno messo in sacrestia poi?".

Nella versione francese, la sequenza dell'ascesa di Don Camillo a Montenara con il "suo" crocifisso sulle spalle è decisamente più lunga, e comprende alcune battute in più fra il sacerdote e il crocifisso.

Anche nella scena in cui Don Camillo va a trovare Beppo in collegio è presente (sempre nell'edizione francese) una breve sequenza in più in cui i due comprano alcune castagne da un venditore ambulante. Nella versione italiana il venditore "scompare", e si vedono soltanto il bambino e il sacerdote che stanno terminando di mangiare le castagne.

Nell'edizione francese, durante lo straripamento del Po, il dottor Spiletti si rifiuta di abbandonare la propria casa, arrivando addirittura a minacciare Peppone e i suoi stessi parenti (che tentano di convincerlo a mettersi in salvo) con un fucile. Solo l'intervento di Don Camillo lo persuaderà a lasciare la sua dimora per rifugiarsi sul campanile della chiesa (nell'edizione italiana la sequenza non c'è e ritroviamo invece Spiletti già sulla torre a sorvegliare lo "stufatino" del parroco).


Accoglienza



Incassi


Il film incassò circa un miliardo di lire[3], risultando così il secondo maggiore incasso dell'anno, preceduto da Pane, amore e fantasia.


Seguiti



Curiosità



Scene del film[4]



Note


  1. Come risulta da varie fonti e in particolare da una lettera scritta da Giovannino Guareschi, dal carcere di San Francesco dove era rinchiuso all'epoca, ad Angelo Rizzoli. Guareschi, riferendosi al film successivo, che si stava preparando (Don Camillo e l'onorevole Peppone) raccomanda a Rizzoli di non usare più «cartapesta romana» ma «esterni autentici brescellesi» (lettera riportata in Chi sogna nuovi gerani, Rizzoli, Milano 1993)
  2. Dati Archivio ANICA
  3. Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1945/1955
  4. In ordine sequenziale

Bibliografia



Altri progetti



Collegamenti esterni


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На других языках


[en] The Return of Don Camillo

The Return of Don Camillo (Italian: Il ritorno di Don Camillo; French: Le Retour de don Camillo) is a 1953 French-Italian comedy film directed by Julien Duvivier and starring Fernandel, Gino Cervi and Édouard Delmont.[1] The film's sets were designed by Virgilio Marchi. It was the second of five films featuring Fernandel as the Italian priest Don Camillo and his struggles with Giuseppe 'Peppone' Bottazzi, the Communist Mayor of their rural town.
- [it] Il ritorno di don Camillo

[ru] Возвращение дона Камилло

«Возвращение дона Камилло» (итал. Il ritorno di Don Camillo, фр. Le Retour de don Camillo) — кинофильм режиссёра Жюльена Дювивье, вышедший на экраны в 1953 году. Экранизация произведений Джованнино Гуарески. Второй из серии фильмов о похождениях дона Камилло, сыгранного Фернанделем.



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