Liana Del Balzo: madame Charrier, madre di Simon Charrier
Carmen Scarpitta: Louise Charrier
Venantino Venantini: Autista di Charrier
Benny Luke: Jacob
Luisa Maneri: Adrienne Charrier
Margherita Horowitz: Segretaria della signora Deblon
Peter Boom: cameriere
Guido Cerniglia: dottore
Carlo Reali: il buttafuori
Vinicio Diamanti: Mercedes
Doppiatori italiani
Oreste Lionello: Albin Mougeotte/'Zaza Napoli'
Paila Pavese: Simone Deblon
Claudio Capone: Laurent Baldi
Mario Maranzana: Simon Charrier
Wanda Tettoni: madame Charrier, madre di Simon Charrier
Renato Cortesi: Jacob
Emanuela Rossi: Adrienne Charrier
Si tratta dell'adattamento cinematografico della commedia La Cage aux Folles di Jean Poiret, messa in scena nel 1973 e replicata per cinque anni consecutivi al Palais-Royal di Parigi. L'attore Michel Serrault conserva il proprio ruolo nel film, mentre il personaggio di Jean Poiret viene interpretato dall'attore italiano Ugo Tognazzi.
Trama
Renato e Albin sono una coppia omosessuale che gestisce da vent'anni un locale a Saint-Tropez, "La Cage aux folles" (letteralmente "La gabbia delle matte", con bisenso allusivo in lingua francese) dove si esibiscono principalmente drag queen, artisti travestiti, e del quale Albin, con il nome d'arte "Zaza Napoli", è la stella di punta. Una sera irrompe nella loro casa Laurent, figlio di Renato e frutto della sua unica relazione eterosessuale, ad informare il genitore del suo imminente matrimonio con la figlia di un deputato e segretario di un partito ultraconservatore. Lei, per ottenere l'approvazione del padre, deve quindi mentire sulla natura dei suoi futuri suoceri, riportando ai genitori come Renato sia uno stimato diplomatico presso l'ambasciata italiana.
Un grave scandalo che colpisce il partito spinge il padre di lei ad un incontro con i futuri consuoceri, perché il matrimonio possa salvare il prestigio politico. L'incontro tra le due famiglie avverrà in casa di Renato e Albin, con quest'ultimo travestito da donna per fingersi la madre naturale di Laurent. Tra equivoci e doppi sensi, la cena si rivela un totale fiasco e i genitori della ragazza, per sfuggire a giornalisti e paparazzi, accorsi per demolire la figura del politico, saranno costretti a truccarsi e travestirsi. Nonostante tutto il matrimonio avrà luogo regolarmente, tra le lacrime di commozione di Albin, "madre" acquisita del giovane Laurent.
Produzione
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Les Artistes Associés (Paris)
Da Ma Produzione s.p.a (Roma)
Distribuzione
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Accoglienza
Incassi
Secondo dati aggiornati al 2014, Il vizietto detiene il decimo posto tra i film in lingua straniera di maggior successo negli Stati Uniti.[1]
In Italia si classificò al 2º posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica 1978-79.[2]
Critica
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Riconoscimenti
1980 - Premio Oscar
Candidatura per la Miglior regia a Édouard Molinaro
Candidatura per la Migliore sceneggiatura non originale a Édouard Molinaro, Francis Veber, Marcello Danon e Jean Poiret
Candidatura per i Migliori costumi a Piero Tosi e Ambra Danon
1980 - Golden Globe
Miglior film straniero (Francia)
1979 - Premio César
Miglior attore protagonista a Michel Serrault
1979 - National Board of Review Awards
Miglior film straniero (Francia)
1979 - David di Donatello
Miglior attore straniero a Michel Serrault
Seguiti, rifacimenti e citazioni
Il film ha avuto due sequel: Il vizietto II (1980), diretto sempre da Molinaro, e Matrimonio con vizietto (Il vizietto III) (1985), di Georges Lautner.
L'attore francese Serrault diviene famoso al pubblico italiano e ricordato per il ruolo omosessuale, proponendosi nella commedia a sfondo poliziesco Il lupo e l'agnello con Tomas Milian (1980)
È del regista statunitense Mike Nichols il remake hollywoodiano dal titolo Piume di struzzo (1996), con Robin Williams protagonista e Gene Hackman nel ruolo dell'aspirante consuocero e senatore repubblicano.
Il titolo del film è richiamato da film come Dove vai se il vizietto non ce l'hai? e Il vizietto americano, inedito in Italia fino al 1987 e con titolo e doppiaggio postumi.[dopo la morte di chi?][3]
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