La pellicola è considerata un'opera fondamentale nell'ambito del cinema horror italiano.[1]
Trama
Nel XVII secolo, in Moldavia, la principessa Asa è condannata a morte per stregoneria.
Duecento anni dopo, il dottor Choma Kruvajan e il suo assistente Andrej Gorobec penetrano nella cripta dove è stata sepolta la donna. A causa di un incidente, viene riportata in vita. La megera inizia, così, ad attuare la sua vendetta. A scontarne le conseguenza sarà la principessa Katia. Asa, infatti, cerca di impossessarsi del suo corpo, notando le incredibili somiglianze fisiche della nobile.
Produzione
Soggetto e sceneggiatura
L'idea del film nacque dal produttore Santi, dopo il notevole successo mediatico de Le fatiche di Ercole, diretto da Pietro Francisci.
Per realizzare il copione, De Concini e Bava si ispirarono alla novella Vij di Nikolaj Vasil'evič Gogol', testo a cui il cineasta era particolarmente legato.[2]
Regia
É l'esordio di Mario Bava. Con un budget ridotto, il cineasta è riuscito a ricreare atmosfere gotiche e tenebrose negli studi Titanus di Roma, curando gli effetti speciali e la fotografia. Da sottolineare, inoltre, l'elaborata tecnica registica dell'autore. Nella pellicola sono presenti numerosi piani sequenza, dettati da movimenti scorrevoli e precisi della macchina da presa.[3]
Cast
Grazie a questo film, Barbara Steele venne, in seguito, scritturata in tantissime pellicole horror. È, per questo motivo, considerata la "regina del gotico italiano".[4]
Mario Bava e Barbara Steele non andarono, in principio, d'accordo. Successivamente, i due si riappacificarono. L'attrice, in varie interviste, lo ha ricordato come un ottimo regista, oltre che «un vero gentiluomo».[5]
Riprese
Le riprese iniziarono il 28 marzo 1960 e terminarono il 10 maggio 1960.
Girato tra Roma e la provincia, la dimora della principessa Katia è, in realtà, il Castello Massimo di Arsoli.
Colonna sonora
L'edizione musicale italiana è stata curata da Roberto Nicolosi. A dirigere l'orchestra fu, invece, il maestro Pierluigi Urbini.
Esiste una versione americana, completamente differente, composta da Les Baxter.
Distribuzione
L'opera fu esportata all'estero e ottenne un ottimo successo di pubblico. In particolare, riscosse buoni incassi negli USA tanto che, ancora oggi, il film è considerato un cult. Quando uscì in America, venne inserito come double feature insieme a La piccola bottega degli orrori di Roger Corman.
In Italia, La maschera del demonio passò inosservato. Venne vietato ai minori a causa di alcune scene particolarmente violente per l'epoca. Nel Regno Unito, fino al 1968, fu addirittura bandito.
La Cineteca Nazionale ha curato il restauro del film.[6]
Accoglienza
Asa punita con il supplizio della Maschera del Demonio, nell'incipit del film.
«È l'esordio nella regia di Bava, grande direttore della fotografia e geniale mago di trucchi che qui, appoggiandosi a un suggestivo apparato scenografico, esaltato da una fotografia virtuosistica che determina l'atmosfera, gli spazi, le emozioni, si cimenta in un esercizio di delirante necrofilia»
(Morando Morandini, Il Morandini, Bologna, Zanichelli, 2014)
«Acclamato dai cinefili inglesi e francesi (...) resta ancora oggi semisconosciuto nel suo Paese (...) Fu un modello per molti registi italiani di horror»
(Paolo Mereghetti, Il Mereghetti, Milano, Baldini+Castoldi, 2014)
Influenza culturale
Il lungometraggio è stato apertamente apprezzato da registi come Quentin Tarantino, Francis Ford Coppola[7] e Tim Burton, che ne ha tratto ispirazione per Il mistero di Sleepy Hollow.[8]
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