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Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) è un romanzo di Alexandre Dumas, scritto in collaborazione con Auguste Maquet, la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di Pierre Picaud. Il libro racconta come, al debutto del regno di Luigi XVIII, il 24 febbraio 1815, il giorno in cui Napoleone Bonaparte abbandona l'isola d'Elba, Edmond Dantès, un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon, sbarca a Marsiglia per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del Castello d'If, al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'abate Faria, Dantès riesce a evadere: prende possesso d'un tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato a torto e fatto imprigionare - della loro stessa moneta, intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno, come in una sorta di contrappasso dantesco. Mentre garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli.[1]

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Il conte di Montecristo (disambigua).
Il conte di Montecristo
Titolo originaleLe Comte de Monte-Cristo
AutoreAlexandre Dumas
1ª ed. originale1844-1846
1ª ed. italiana1846
Genereromanzo
Sottogenereromanzo d'appendice
Lingua originalefrancese
AmbientazioneFrancia, Italia e isole del Mar Mediterraneo (1815-1838)
ProtagonistiEdmond Dantès
AntagonistiFernand Mondego, Gérard de Villefort, Danglars
Altri personaggiabate Faria, Mercédès Herrera, Albert de Morcerf, Franz d'Epinay, Pierre Morrel, Maximilien Morrel, Julie Morrel, Hermine Danglars, Eugénie Danglars, Noirtier de Villefort, Héloïse de Villefort, Valentine de Villefort, Édouard de Villefort, Luigi Vampa, Gaspard Caderousse, Benedetto/Andrea Cavalcanti, Haydée

Questo romanzo è, assieme a I tre moschettieri, una delle due opere più conosciute di Dumas, sia in Francia che in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in feuilleton sul Journal des débats dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª parte).

La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di Luigi XVIII di Borbone al regno di Luigi Filippo d'Orléans). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, negli ultimi 170 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.


Trama


Lo stesso argomento in dettaglio: Trama de Il conte di Montecristo.

Il complotto


Marsiglia, 1815: anno della Restaurazione Borbonica. Edmond Dantès è un giovane marinaio della nave mercantile Pharaon che sta per essere promosso a capitano, oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata Mercédès. Mosso dall'invidia, Danglars, scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.

Con la complicità di Fernand Mondego (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e Gaspard Caderousse (invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente bonapartista. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e magistrato pubblico Gérard de Villefort. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.


La prigionia


A sinistra veduta della prigione-fortezza nota come il Castello d'If; a destra la facciata della prigione.

Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del Castello d'If dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, vi fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'abate Faria[2], che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.

Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'economia alla matematica, dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di attacchi apoplettici che lo portano alla morte.

Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'isola di Tiboulen.


La vendetta


L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.
L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.

Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del Conte di Montecristo, ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di identità diverse, come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.

Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto conte de Morcerf grazie alla ricchezza accumulata come coscritto, era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il Pascià Alì-Tebelen mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del conte.

Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave Pharaon), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.


Personaggi



Edmond Dantès e i suoi travestimenti


Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del 1888 del romanzo.
Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del 1888 del romanzo.

I servitori del Conte



La famiglia Morcerf



La famiglia Danglars



La famiglia Villefort


Gérard de Villefort in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
Gérard de Villefort in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.

La famiglia Morrel e dipendenti



I marchesi di Saint-Méran



Altri personaggi importanti


L'abate Faria nel castello d'If, in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
L'abate Faria nel castello d'If, in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di Tony Johannot presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di Tony Johannot presente nell'edizione del 1846 del romanzo.

Personaggi minori



Critica



Le traduzioni italiane



Tagli e censure nella traduzione di «Emilio Franceschini»


Lo stesso argomento in dettaglio: Emilio Franceschini.

La traduzione attribuita a Emilio Franceschini, pubblicata dal 1984 ad oggi da Mondadori, dalla BUR (1998-2012), e per molto tempo la più diffusa, presenta numerosi tagli e censure. Solo le edizioni più recenti riportano una corretta traduzione del testo di Dumas.

Un esempio di censura fra tanti riguarda il capitolo XVI, incentrato sul personaggio di Faria: nel testo originale, egli viene descritto come «abbé, savant, homme d'église» («abate, erudito, uomo di chiesa»); nella traduzione di Franceschini, Faria diventa semplicemente «scienziato [e] uomo di studi», senza connotazioni religiose. Censure simili vengono adottate ogniqualvolta nel testo originale un personaggio è paragonato a un dio: nel capitolo XXXI Edmond Dantès non si presenta a Franz come «le roi de la création» («il re della creazione»), e nel capitolo XXXIII Luigi Vampa non appare «beau, fier et puissant comme un dieu», ma solo «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini sono assenti frasi o paragrafi interi, come ad es. il finale del capitolo XXXI. Non meno curioso è lo stravolgimento del capitolo XXXV, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il patibolo» in italiano. La «mazzolat(ur)a» è un tipo d'esecuzione pubblica molto cruento, inflitto per mezzo d'una mazza percossa sul cranio del condannato; nell'edizione italiana, l'intera descrizione della mazzolata è sostituita da una più blanda impiccagione.

La figura del traduttore Emilio Franceschini possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli Oscar Mondadori del 1984, in tutto simile a un'anonima traduzione italiana dell'Ottocento pubblicata da Salani. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore Donzelli, Franceschini non sarebbe mai esistito, e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato solo al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.[11]


Altre traduzioni


Negli anni 2010 e 2011 sono state pubblicate due traduzioni integrali, filologicamente corrette e senza censure: la prima condotta da Gaia Panfili, per Donzelli Editore; la seconda da Lanfranco Binni, per Garzanti. Entrambe si basano sull'edizione critica di Claude Schopp, autorevole studioso di Dumas, pubblicata in Francia dall'editore Robert Laffont nel 1993. Dal 2012, la traduzione di Gaia Panfili è pubblicata anche da Feltrinelli, nella collana Universale Economica Feltrinelli.

Nel 2013, è stata la Rizzoli, nelle edizioni BUR a proporre una nuova traduzione, a firma di Guido Paduano.

Nell'aprile 2014 è uscita la traduzione di Margherita Botto per Einaudi, nella collana Supercoralli (nel cui ambito ha preso avvio l'opera di ritraduzione di altri classici stranieri); nel 2015, esce nella collana economica ET Classici, con una prefazione di Michele Mari.

Tuttavia, anche la precedente traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da San Paolo dal 1969, e uscita poi da Fabbri Editori nel 2001, è stata segnalata come rispettosa dell'originale[12], sebbene non sia basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale – consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas – ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni d'interi capitoli[13].


Elementi storici e leggendari



Curiosità



Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali


Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (Classic Comics n.3, 1942).
Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (Classic Comics n.3, 1942).

Edizioni italiane



Note


  1. https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf
  2. Curioso notare come la traduzione italiana di Emilio Franceschini, per molto tempo la più diffusa in Italia, abbia omesso in tutto il testo il termine "abate" associato a Faria, attribuendogli invece il laico titolo di "scienziato". Il solo abate presente nella suddetta traduzione è quello interpretato da Edmond Dantés: l'abate Busoni.
  3. Trad. it. Flaminia Cecchi, Memorie, Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.
  4. Ciò che è «interessante» nell'arte in Letteratura e vita nazionale, Roma, Editori Riuniti, 1996.
  5. Conte di Montecristo (Il) in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi.
  6. Elogio del Montecristo in Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, 2001.
  7. «Il conte di Montecristo» in la Repubblica, 7 giugno 2010, pp. 34-35.
  8. In Alias, supplemento de Il manifesto, 2004.
  9. Introduzione a Il conte di Montecristo, Corriere della Sera, 2002.
  10. Il Conte di Montecristo, Sesta edizione, Bur, 2010, Quarta di copertina, ISBN 978-88-17-00967-6.
  11. Mario Baudino, Il fantasma di Montecristo, in La Stampa, 24 giugno 2010. URL consultato il 22 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2010).
  12. È definita testualmente «aderente traduzione italiana del romanzo» da Clara Miccinelli; Carlo Animato, Il Conte di Montecristo. Favola alchemica e massonica vendetta, Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, p. 17, nota 6.
  13. Cfr. Il conte di Montecristo, Donzelli, p. VIII.
  14. Il tema è ricordato da ultimo nell'articolo di L. Croci, La vera storia del Conte di Montecristo, in «Il Giornale» del 9 luglio 2010 Archiviato il 12 luglio 2010 in Internet Archive.
  15. Riporta il nome dell'autore italianizzato. Composta da soli 96 dei 107 capitoli dell'originale.
  16. Elogio del «Montecristo»
  17. Edizione integrale

Voci correlate



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Collegamenti esterni


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На других языках


[es] El conde de Montecristo

El conde de Montecristo (en francés, Le comte de Montecristo) es una novela de aventuras clásica de Alexandre Dumas (padre).[1] Esta obra se suele considerar como el mejor trabajo de Dumas, y a menudo se incluye en las listas de las mejores novelas de todos los tiempos. El libro se terminó de escribir en 1844, y fue publicado en una serie de 18 entregas, como folletín, durante los dos años siguientes.
- [it] Il conte di Montecristo

[ru] Граф Монте-Кристо

«Граф Мо́нте-Кри́сто» (фр. Le Comte de Monte-Cristo) — приключенческий роман Александра Дюма, классика французской литературы, написанный в 1844—1846 годах.



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