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Alfonso, noto anche come Mostralfonso, è un personaggio immaginario dei fumetti ideato nel 1979 da Romano Garofalo e disegnato da Marzio Lucchesi; ne è stata tratta una trasposizione animata televisiva. È un cucciolo di yeti alla prese con i problemi del modo civile. Il personaggio è stato oggetto di merchandising.

Alfonso
Lingua orig.Italiano
Autori
  • Romano Garofalo testi
  • Marzio Lucchesi disegni
EditoreRcs MediaGroup
1ª app.1979
SpecieYeti
SessoMaschio

Storia editoriale


Il personaggio è protagonista di una serie di strisce a fumetti in bianco e nero pubblicate su varie testate italiane, soprattutto sul Corriere dei Piccoli dal 1987.[1] La serie è stata pubblicata anche in Sud America e Giappone.[2] Nel 1990 venne pubblicato il libro "Il grande Alfonso", che comprende varie strisce apparse negli anni precedenti.


Caratteristiche del personaggio


«Qualsiasi società si fonda sulla omogeneità del gruppo e rifiuta i corpi estranei.»

(Romano Garofalo[2])

Alfonso è definito dai suoi autori come un piccolo yeti, anche se il suo aspetto si discosta molto dalle sue classiche rappresentazioni, avendo un corpo a pera, privo di collo e la testa attaccata al corpo, con lunghi piedi e un naso "a trombetta" (così lo definisce nelle strisce la sua compagna di classe Elisabetta).

Non è noto come sia arrivato nella civiltà: la prima vignetta del libro "Il grande Alfonso" lo rappresenta mentre viene buttato giù a calci da un autobus in quanto sprovvisto di biglietto.[3] Inizialmente il suo modo di fare è piuttosto rozzo, anche se non aggressivo; in seguito, grazie all'aiuto di un'anziana donna che lo "adotta", impara a comportarsi bene e a "sopravvivere" nel mondo degli esseri umani. Nelle strisce successive, Alfonso è generalmente buono e gentile verso tutti: è molto ingenuo, e a volte gli altri personaggi lo giudicano stupido (impressione dovuta anche al suo modo di parlare, visto che sembra non saper pronunciare certe parole: ad esempio parla in terza persona singolare, riferendosi a se stesso come Fonso, (per citare alcuni esempi del suo modo di parlare ricordiamo "martello ha fatto male a Fonso" e se sua nonna adottiva gli dice che è colpa sua e non del martello allora lui risponde "Nonna dice che Fonso ha fatto male a Fonso? Ma no nonna, ti sbagli Fonso vuole bene a Fonso, è stato martello") e chiama "lecca" il lecca lecca); tuttavia, in molte occasioni, la sua disarmante semplicità lo rende più saggio dei molti umani che lo circondano, sia compagni di scuola che adulti. Il tratto più importante del suo carattere è proprio l'innocenza: l'introduzione de "Il grande Alfonso", firmata da Ferruccio Alessandri, paragona il personaggio al bambino che, nella fiaba I vestiti nuovi dell'imperatore, è l'unico ad ammettere ad alta voce una verità che è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, secondo Alessandri, nel mondo moderno - soprattutto per colpa dei mass media - è impossibile trovare un bambino veramente innocente come quello della favola, e dunque "per l'innocenza ormai occorre un mostro".[4]


Comprimari



Altri media


Il personaggio è apparso come pupazzo animato in televisione dal 1987[1], in particolare nella trasmissione Slurp su Odeon TV[2] dove era un pupazzo bianco, alto circa mezzo metro, mosso da un animatore vestito di nero su sfondo nero (la stessa tecnica usata per Topo Gigio).


Premi e riconoscimenti


Nel 1991 Garofalo e Lucchesi grazie al personaggio vincono la "Palma d'oro" nella sezione fumetti umoristici al 44º Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera.[2]


Note


  1. Sito ufficiale di Marzio Lucchesi, su marziolucchesi.it. URL consultato il 3 gennaio 2008.
  2. Antonio Montanari, Articolo su Romano Garofalo, su Riministoria, 1991. URL consultato il 3 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2015).
  3. Il grande Alfonso, p.7.
  4. Il grande Alfonso, p.5.

Bibliografia



Altri progetti



Collegamenti esterni


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