Echidna (in greco antico: Ἔχιδνα, Échidna) è un personaggio della mitologia greca che aveva la forma di un corpo di donna che terminava con una coda di serpente al posto delle gambe.
Echidna | |
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Nome orig. | Ἔχιδνα |
Epiteto | La vipera |
Sesso | femmina |
La figura di Echidna è stata ripresa da vari autori. Esiodo cita dei riferimenti all'oceanina Ceto e senza specificare che il padre sia il marito Forco ma poi la definisce figlia di Crisaore e di un'altra oceanina (Calliroe) e quindi sorella di Gerione[1]. Pausania cita come madre l'oceanina Stige, mentre Apollodoro scrive invece che sia figlia di Tartaro e Gaia.
Le sono stati attribuiti molti figli mostruosi ed avuti non sempre dallo stesso compagno. Con Tifone generò Ortro[2][3] Cerbero[4], la Sfinge, l'Idra di Lerna e la Chimera[5]. Con il figlio Ortro il Leone di Nemea[6].
Secondo Esiodo partorì Sfinge dal figlio Ortro e non dal marito Tifone[7].
Secondo alcuni anche il drago Ladone e l'avvoltoio che torturava il titano Prometeo, quando quest'ultimo era incatenato sul Caucaso, erano figli di Echidna.
Pare che anche la scrofa di Crommione fosse figlia di Tifone ed Echidna. Anche Porcete e Caribea ( i due serpenti che assalirono e uccisero Laocoonte e i suoi figli ) e il Drago della Colchide ( che custodiva il Vello d'Oro ) erano figli di Tifone ed Echidna.
Si racconta che Echidna ebbe anche tre figli da Eracle: Agatirso, Gelono e Scite (capostipite degli sciti). Infatti, mentre l'eroe portava in Grecia la mandria di Gerione, durante una delle sue fatiche, Echidna gli rubò la mandria e le cavalle e glieli riconsegnò solo dopo aver goduto dell'eroe.
Viveva rinchiusa in una caverna della Cilicia, nel paese degli Arimi. Altre tradizioni la pongono nel Peloponneso: qui sarebbe stata uccisa da Argo dai Cento Occhi, perché aveva l'abitudine di divorare i passanti.
Gli abitanti delle colonie greche del Ponto Eusino raccontavano una leggenda su Echidna piuttosto diversa. Secondo loro, Eracle una volta giunto in Scizia mise i suoi cavalli a pascolare prima di addormentarsi ed una volta risvegliatosi non li trovò più. Cercandoli trovò il mostro Echidna che viveva in una caverna e che gli promise di restituirgli i cavalli se avesse acconsentito a unirsi carnalmente a lei. Eracle accettò ed essi ebbero tre figli: Agatirso, Gelono, eponimo della città di Gelona, e Scite; quest'ultimo dette il nome alla stirpe degli Sciti[8].
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