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Cerbero (in greco antico: Κέρβερος, Kérberos) è un personaggio della mitologia greca, uno dei mostri a guardia dell'ingresso degli inferi su cui regnava il dio Ade.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Cerbero (disambigua).
Cerbero
Eracle e Cerbero. Mosaico romano
SagaDodici fatiche di Eracle
Nome orig.Κέρβερος (Kérberos)
EpitetoGuardiano dell'Ade
Sessomaschio

Aspetto


È un mostruoso cane mastino gigantesco e sanguinario dotato di tre teste e di cui Zachary Grey, scrittore inglese del secolo XVIII, afferma:

«Questo Cane con tre Teste rappresenta il passato, il presente e l'avvenire, che contengono, o come chi dicesse divorano, tutte le cose. Che Ercole lo vincesse, dimostra che le azioni eroiche sono vittoriose del Tempo e sussistono nella Memoria della Posterità.[1]»

Anziché di pelo, il suo corpo è ricoperto di serpenti velenosi che si rizzano facendo sibilare le proprie orrende lingue ad ogni suo latrato il quale non corrisponde a quello di un cane normale ma ad un rombo di tuono[2].


Genealogia


Cerbero è figlio di Tifone e di Echidna e quindi fratello di Ortro[3][4], dell'Idra di Lerna e della Chimera[5].


Mitologia


Cerbero dantesco (Gustave Doré)
Cerbero dantesco (Gustave Doré)

Il suo compito era sorvegliare l'accesso dell'Ade o Averno affinché nessuno dei morti ne possa uscire. Nessuno è mai riuscito a domarlo, tranne Eracle e Orfeo.

Nell'antichità anche il "nudo suolo" era definito Cerbero (o "lupo degli dei") poiché ogni cosa seppellita pareva essere divorata in breve tempo. Il termine è entrato nella lingua italiana a designare, per antonomasia e spesso ironicamente, un guardiano arcigno e difficile da superare.


L'ultima fatica di Eracle


Eracle e il cerbero: Eracle alla luce e il cerbero al buio
Eracle e il cerbero: Eracle alla luce e il cerbero al buio

Cerbero fu affrontato e sconfitto da Eracle che, per svolgere l'ultima delle dodici fatiche fu costretto a catturarlo (vivo) per portarlo a Micene da Euristeo. Il cane non fu combattuto con armi e non fu ucciso ma soltanto sottomesso, poiché il compito di Eracle era solo quello di dimostrare di averlo sconfitto in combattimento[6]. Cerbero fu in seguito portato a Tirinto e poi riportato nell'Ade dove tornò ad esserne il guardiano.


La musica di Orfeo


Orfeo, che doveva recarsi nell'Ade per riportare la defunta Euridice nel regno dei vivi suonò il suo strumento (una lira) fino ad incantarlo[7].


Araldica


In araldica, il cerbero (nome comune) è una figura immaginaria del tutto corrispondente alla sua raffigurazione mitologica: un cane tricefalo dalle gole spalancate, la coda di drago e con teste di serpente sul dorso. Certune raffigurazioni utilizzano i serpenti come chioma.

D’azzurro al cerbero d’argento (stemma di Triora)
D’azzurro al cerbero d’argento (stemma di Triora)

In taluni stemmi il cerbero, guardia feroce della città infernale, allude al cognome Medico, che vigila a che nessuno entri nella città dei malati. L'eventuale collare simboleggia la sottomissione del medico alla sua missione.


Letteratura



Amore e Psiche


Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne L'Asino d'oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli inferi e deve affrontare, all'entrata e all'uscita, Cerbero, che nel testo non viene chiamato per nome ma descritto come canis praegrandis, teriugo et satis amplo capite praeditus, immanis et formidabilis, tonantibus oblatrans faucibus mortuos, quibus iam nil mali potest facere, frustra territando ante ipsum limen et atra atria Proserpinae semper excubans servat vacuam Ditis domum ("un cane enorme, con una triplice testa in proporzione, gigantesco e terribile, che con fauci tonanti latra contro i morti, cui peraltro, non può fare alcun male; cercando di terrorizzarli senza motivo, e standosene sempre tra la soglia e le oscure stanze di Proserpina, custodisce la vuota dimora di Dite").


Eneide


"L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo". Nell'Eneide, Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero, che in Virgilio ha dei serpenti attorcigliati al collo, la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola.


Divina Commedia


La figura mitologica di Cerbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove esso vigila l'accesso dell'Inferno, quello di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale, in cui prevalgono significati simbolici; ne risulta una figura nuova, i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Viene presentato attraverso tre apposizioni, "fiera", "vermo" e "demonio", secondo una lettura classica, fantastica e religiosa.

Gli vengono anche attribuite caratteristiche fisiche umane, tra cui la barba, le mani e le facce. Viene descritto con gli occhi vermigli per l'avidità, con il ventre largo per la voracità e con le zampe artigliate per afferrare il cibo. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio (delle sue teste) nella Commedia sono tre: le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità); le teste sarebbero il simbolo delle lotte intestine fra fazioni appartenenti a una stessa città, oppure perché vigila nel 3° cerchio.


Nella cultura moderna



Note


  1. Manuale di Zoologia Fantastica, Einaudi, p. 38.
  2. Cerbero su theoi.com (In inglese)
  3. Esiodo Teogonia 306, 312 (In inglese)
  4. Pseudo Apollodoro Biblioteca 2.5.10 (In inglese)
  5. Igino Fabulae 151 Archiviato il 5 novembre 2014 in Internet Archive. (In inglese)
  6. Pseudo-Apollodoro, Biblioteca libro II 1.25.
  7. Ovidio, Metamorfosi libro X 41-65
  8. (EN) Cerberus Tholi, su Gazetteer of Planetary Nomenclature. URL consultato il 18 dicembre 2015.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


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На других языках


- [it] Cerbero

[ru] Цербер

Це́рбер, также Ке́рбер (от др.-греч. Κέρβερος, лат. Cerberus) — трёхголовый пёс, охраняющий выход из царства мёртвых в Аиде; порождение Тифона и Ехидны. Он не позволяет умершим возвращаться в мир живых, а живым посещать мёртвых. В одном из мифов пса очаровало пение Орфея, который спустился в Аид за своей женой Евридикой. Похищение Цербера стало последним подвигом Геракла. Герой спустился в царство мёртвых, получил разрешение от богов подземного мира вывести трёхголового пса при условии, что сможет одолеть его голыми руками. Геракл смог укротить Цербера, после чего отвёл к Еврисфею. Показав чудовище микенскому царю, пса отвели обратно в мир мёртвых.



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