Enone (in greco antico:Οἰνώνη, Oinónē) era una ninfa, figlia del dio fluviale Cebreno. Secondo alcuni miti la ninfa non era immortale.
Tradizionalmente abitava il monte Ida, in Frigia.[1]
Enone (a sinistra) suona la siringa
Origini
La figura di Enone non compare nelle opere né di età arcaica né classica, pertanto è dubbia la sua origine.
La prima attestazione è all'interno dell'opera Alessandra di Licofrone, testo in lingua greca del IV-III sec. a.C.[2]
Il mito
Secondo il mito, Enone imparò l'arte medica da Apollo quando questi prestò servizio come pastore alla corte di Laomedonte. Apollo aveva violentato Enone e insegnandole l'arte medica (e rendendola profonda conoscitrice del potere curativo delle erbe) aveva voluto "risarcirla".
In seguito Enone incontrò per caso il giovane Paride quando questi ancora era un pastore; ne seguì un amore nel quale Enone decisamente offriva più affetto di quanto ne ricevesse. Dalla loro unione nacque Corito.
Dopo il rapimento di Elena di Sparta da parte di Paride la ninfa, delusa dal comportamento dell'amato, decise di isolarsi sul monte Ida, dopo aver mandato il proprio figlio Corito alla guida dei Greci nella guerra contro Troia.
Quando in seguito Filottete ferì mortalmente Paride con le sue frecce avvelenate dalla bava dell'Idra di Lerna, quest'ultimo fu portato da Enone con la speranza che ella riuscisse a guarirlo. Tuttavia il forte rancore che la donna provava nei confronti del troiano le impedì di curarlo. In seguito, pentita del suo comportamento, Enone si precipitò da Paride quando però era oramai troppo tardi. Impazzita per il rimorso si uccise, salendo sul rogo in fiamme del suo amato Paride, oppure impiccandosi, oppure gettandosi dalle mura, essendo le versioni al riguardo le più varie[3].
Letteratura di riferimento
Il personaggio è presente in opere di genere diverso: elegiaco (Eroidi di Ovidio e Le pene di amore di Partenio), epico (Alessandra di Licofrone), mitografico (Biblioteca di Apollodoro di Atene), narrativo (Racconti di Conone).
Gli autori greci che ne narrano la storia sono: Apollodoro di Atene, II sec. a.C.; Partenio di Nicea, I sec.a.C.; Conone (grammatico).
Tra i latini, Ovidio rese Enone protagonista di una epistola nel I sec. a.C.
Varianti mitologiche
Le diverse versioni del mito si distinguono per:
la prerogativa di Enone: secondo Apollodoro di Atene Enone apprese l'arte profetica grazie a Rea,[4] mentre per Ovidio fu Apollo ad affidarle l'arte medica, in quanto amanti
il ruolo di Enone nella morte del figlio: secondo Partenio di Nicea, Corito, sarebbe stato ucciso da Paride per gelosia nei confronti di Elena, invece nell'opera di Conone (grammatico) è proprio Enone a tentare Elena attraverso il figlio provocandone l'uccisione[5]
il suicidio: consiste nell'impiccagione nelle opere di Apollodoro di Atene e Conone (grammatico), mentre per Licofrone si getta da una roccia.[6]
La fortuna di Enone
Il personaggio compare anche in un'opera tarda, Posthomerica di Quinto Smirneo, II-III sec. d.C.. L'autore si concentra sul dialogo tra Paride in punto di morte e Enone prima del tragico finale, quando si getta direttamente sul rogo dell'amato.[7]
Figura letteraria
La figura di Enone nelle Eroidi è rilevante per l'espressione soggettiva della sua condizione, che scavalca l'imparzialità dell'epica e crea un personaggio del tutto elegiaco.[8]
Note
"Enone di Pedaso, assai famosa nei boschi della Frigia".Ovidio,V epistola, 2006.
Apollodoro, I miti greci (Biblioteca), a cura di P. Scarpi, traduzione di Maria Grazia Ciani, Roma-Milano, Mondadori, 1996.
Licofrone, Alessandra, a cura di Valeria Gigante Lanzara, Milano, BUR, 2000.
Martorana, «Edita de magno flumine nympha fui»: la voce di Enone tra figura mitica ed elegia soggettiva: (Ov. epist. 5), in Bollettino di studi latini, 2016, pp.41-60.
Nasone, Eroidi, a cura di E. Salvadori, Milano, Garzanti, 2006.
Parthenius of Nicaea, The poetical fragments and the Ἐρωτικὰ Παθήματα, a cura di J.L. Lightfoot, Clarendon Press Oxford, 1999.
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