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Nausicaa (AFI: /nauˈzikaa/[1]; in greco antico: Ναυσικάα, Nausikáa  Ναυσικᾶ»), Nausikā) è una figura della mitologia greca che compare nell'Odissea di Omero. Figlia di Alcinoo, re dei Feaci e della regina Arete. Il suo nome, in greco antico, significa "colei che brucia le navi".

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Nausicaa (disambigua).
Nausicaa
Nausicaa ritratta da Frederick Leighton, nel 1878
SagaCiclo Troiano
Nome orig.Ναυσικά (Nausikáa)
Lingua orig.Greco antico
AutoreOmero
Specieumano
Sessofemmina
Professioneprincipessa
L'incontro tra Odisseo, nudo, e Nausicaa, favorito da Atena, da un'anfora a figure rosse del 440 a.C. ca., trovata a Vulci e ora conservata allo Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera.png
L'incontro tra Odisseo, nudo, e Nausicaa, favorito da Atena, da un'anfora a figure rosse del 440 a.C. ca., trovata a Vulci e ora conservata allo Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera.png

(ναῦς: nave; κάω: bruciare).[2]


Ruolo nell’Odissea


Nausicaa e le sue ancelle portano del cibo e del vino ad Odisseo, di W. Heath Robinson.
Nausicaa e le sue ancelle portano del cibo e del vino ad Odisseo, di W. Heath Robinson.

Nel libro VI dell’Odissea, Ulisse naufraga sulle coste dell'isola di Scheria, dove Nausicaa, consigliata da Atena, si era recata con le sue ancelle per giocare a palla e lavare delle vesti. Risvegliato dai loro giochi, Ulisse esce fuori da un cespuglio completamente nudo, facendo fuggire impaurite le serve, ed implora un po' di misericordia. Nausicaa "dalle bianche braccia" lo accoglie con eleganza e cortesia regalandogli dei vestiti e gli suggerisce la via per la dimora del padre Alcinoo, chiedendo di sua madre, la regina Arete, la cui saggezza è riconosciuta come superiore anche a quella del re, la quale si fida ciecamente del suo giudizio. La principessa infine si avvia con il suo seguito, temendo che il popolo, vedendola insieme ad uno sconosciuto, possa fare del pettegolezzo. Successivamente Ulisse si reca alla reggia, dove viene accolto come ospite da Alcinoo e Arete.[3]

Durante la sua permanenza, l'eroe omerico racconta le sue avventure, che occupano una porzione molto ampia del poema. Alcinoo, alla fine del racconto, gli regala una nave per far ritorno ad Itaca.

Nausicaa sembra quasi innamorarsi di Ulisse (che tra l'altro elogia la sua bellezza, che gli ricorda la dea Artemide), tanto che il sovrano propone a quest'ultimo la mano di lei.


Interpretazione


La vicenda, esemplificativa del concetto di ospitalità (xenìa) presso gli antichi Greci, viene brevemente riassunta da Igino nelle sue Fabulae:

(LA)

«Inde in insulam Phaeacum venit nudusque ex arborum foliis se obruit, qua Nausicaa Alcinoi regis filia vestem ad flumen lavandam tulit. Ille erepsit e foliis et ab ea petit, ut sibi opem ferret. Illa misericordia mota pallio eum operuit et ad patrem suum eum adduxit. Alcinous hospitio liberaliter acceptum donisque decoratum in patriam Ithacam dimisit.»

(IT)

«Quindi arrivò sull'isola dei Feaci e nascose le sue nudità fra gli arbusti là dove Nausicaa, figlia del re Alcinoo, stava portando gli indumenti al fiume per lavarli. Allora egli strisciò fuori dalle fronde e le implorò aiuto. Mossa a pietà, gli diede un manto e lo condusse da suo padre. Alcinoo lo accolse dandogli una decorosa ospitalità, lo onorò con dei doni e lo inviò verso la sua patria, Itaca.»

(Igino, Fabulae, 126)

Omero conferisce al personaggio di Nausicaa il significato letterario dell'amore inespresso (probabilmente uno dei primi esempi in letteratura di amore non corrisposto). Infatti sebbene sembri piacerle Ulisse, dal momento che ella confida alle sue ancelle che desidererebbe avere un marito simile all'eroe e Alcinoo arriva addirittura a proporla a lui come moglie, non scatta una vera e propria relazione tra i due.

Nausicaa è anche una figura materna per il guerriero: lo cura, lo invita a casa e gli dice, al momento dell'addio, "Non dimenticarmi, perché ti ho ridato la vita" indicando così il suo status di "nuova madre" nei suoi confronti. Curiosamente, Ulisse non fa menzione del suo incontro con Nausicaa alla moglie Penelope e ciò fa ipotizzare ad alcuni studiosi l'esistenza di un livello di affetto molto più profondo che con le altre donne incontrate nel suo cammino.[4]


Eventi successivi


Secondo una tradizione riportata da Aristotele e Ditti Cretese[5], dopo gli eventi narrati nell'Odissea, Nausicaa sposò Telemaco e ebbe da lui un figlio chiamato Persepoli o Ptoliporto.


Influenze


Ulisse e Nausicaa, di William McGregor Paxton.
Ulisse e Nausicaa, di William McGregor Paxton.

Note


  1. Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Nausicaa", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2016, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. Shipley, Joseph T. The Origins of English Words: A Discursive Dictionary of Indo-European Roots. Baltimore, Maryland: The Johns Hopkins University Press, 2011, p. 160.
  3. Edith Hamilton, Mythology: Timeless Tales of Gods and Heroes, New York, Grand Central Publishing Hachette Book Group USA, 1999 [1942].
  4. Powell, Barry B. Classical Myth. Second ed. With new translations of ancient texts by Herbert M. Howe. Upper Saddle River, New Jersey: Prentice-Hall, Inc., 1998, p. 581.
  5. Pseudo-Ditti Cretese, Ephemeris Belli Troiani
  6. Sarah B. Pomeroy, Women in Hellenistic Egypt: From Alexander to Cleopatra, Detroit, Wayne State University Press, 1990, p. 61, ISBN 0-8143-2230-1.
  7. Derek Walcott, "Sea Grapes," Poetry Foundation..

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На других языках


[fr] Nausicaa

Dans la mythologie grecque, Nausicaa (en grec ancien Ναυσικάα / Nausikáa), fille d'Alkinoos, est une princesse phéacienne. Elle apparaît pour la première fois dans l’Odyssée, où elle recueille Ulysse naufragé sur le rivage de la Phéacie et l'emmène jusqu'au palais de ses parents, le roi Alkinoos et la reine Arété. Courageuse et généreuse, Nausicaa inspire de nombreux auteurs et artistes pendant et après l'Antiquité, jusqu'à nos jours.
- [it] Nausicaa

[ru] Навсикая

Навсика́я, Навзика́я (др.-греч. Ναυσικάα или Ναυσικᾶ, букв. перевод имени — «сжигающая корабли»)[5] — в древнегреческой мифологии царевна феаков, прекрасная дочь царя Алкиноя и царицы Ареты[6], героиня поэмы Гомера «Одиссея», спасительница главного героя[7].



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