2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) è un film del 1968 prodotto e diretto da Stanley Kubrick, scritto assieme ad Arthur C. Clarke, che produsse il soggetto e, sulla medesima traccia, scrisse il romanzo omonimo pubblicato nello stesso anno.
2001: Odissea nello spazio | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | 2001: A Space Odyssey |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America, Regno Unito |
Anno | 1968 |
Durata | 141 min[1] 160 min (première cut)[1] |
Rapporto | 2,20:1[2] 2,35:1[2] |
Genere | fantascienza |
Regia | Stanley Kubrick |
Soggetto | Arthur C. Clarke |
Sceneggiatura | Stanley Kubrick, Arthur C. Clarke |
Produttore | Stanley Kubrick |
Casa di produzione | Metro-Goldwyn-Mayer, Stanley Kubrick Productions |
Distribuzione in italiano | CIC |
Fotografia | Geoffrey Unsworth |
Montaggio | Ray Lovejoy |
Effetti speciali | Stanley Kubrick, Douglas Trumbull, Wally Veevers, Tom Howard, Con Pederson |
Musiche | AA. VV. |
Scenografia | Anthony Masters, Harry Lange, Ernest Archer |
Costumi | Hardy Amies |
Trucco | Stuart Freeborn |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Doppiatori italiani | |
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Logo ufficiale del film |
Colossal di fantascienza ambientato in un futuro prossimo, tocca temi come l'identità ed il destino della razza umana ed il ruolo della conoscenza. Ispiratosi al breve racconto del 1948 La sentinella di Clarke, lo stesso scrittore ha riconosciuto come i due racconti siano "come una ghianda assomiglia a una quercia adulta".[4]
Considerato uno dei massimi della Storia del Cinema, ne costituisce una svolta epocale, anche al di fuori del genere fantascientifico.[5][6] Nel 1991 la pellicola è stata giudicata di rilevante significato estetico, culturale e storico, e inserita nella lista di film preservati nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[7] Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al ventiduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi,[8] mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al quindicesimo posto.[9] Lo stesso istituto lo ha inserito al primo posto nella categoria fantascienza. Inoltre, il magazine Rolling Stone, ha collocato la pellicola al 4º posto nella sua speciale classifica dei cento migliori film del XX secolo.[10]
Il film si compone di quattro episodi che vanno dalla preistoria al 2001 d.C.: L'alba dell'uomo, Clavius, Missione Giove, Giove e oltre l'infinito[11]. Il primo ed il quarto episodio sono totalmente privi di dialoghi e anche gli altri due non presentano molte parti parlate, lasciando lunghe sequenze dominate dalla musica e dagli effetti sonori.
Una tribù di ominidi sopravvive ai margini della savana africana, tra scarsità di cibo, aggressioni da fiere e la lotta con altri gruppi per una pozza d'acqua. Un giorno compare il misterioso Monolito ricorrente nella trama e che darà stimolo ai personaggi per sviluppare rudimentali utensili, per la caccia e sopraffare violentemente i gruppi rivali. Il lancio di un'arma rudimentale, un osso animale, lanciata verso il cielo si trasforma in un astronave.
Anno 2001. Sono trascorsi 4 milioni di anni. La Luna è una colonia terrestre, abitata dagli uomini, che scoprono un parallelepipedo uguale a quello trovato sulla Terra. Il monolito emette segnali magnetici in direzione del pianeta Giove, questo dà l'avvio ad una spedizione scientifica.
L'astronave Discovery parte alla volta di Giove. A bordo ci sono 5 uomini di cui tre ibernati e un computer di nome HAL 9000, con funzioni di responsabilità operativa della missione. Il capitano David e l'astronauta Frank si fidano del computer e ricorrono a lui in ogni circostanza. Accade però che Hal dia un informazione a Frank, circa un'avaria dell'astronave. Frank esce nello spazio ma non trova alcun guasto. Allora i due astronauti decidono di escludere Hal dal governo della nave spaziale. Ma il calcolatore legge sulle loro labbra la loro decisione: quindi fa precipitare Frank. uscito dalla capsula per un controllo, lontano dall'astronave. David corre in soccorso del compagno, mentre nella navicella gli ibernati muoiono. Nel rientrare con in braccio il corpo del collega, il computer blocca la porta. Il capitano riesce ad aprire una delle porte di emergenza e prende il sopravvento su Hal, annullandogli gradualmente la memoria[12].
Il viaggio prosegue nella densa atmosfera di Giove: David si trova di fronte al monolito ed entra in una nuova dimensione di spaziotempo. David, molto invecchiato, si trova in una stanza stile Luigi XVI. Per l'ultima volta a confronto con il monolito, torna nella dimensione fetale e si vede in trasparenza, nel ventre della madre. L'odissea si è conclusa[13].
Il film si apre con una breve panoramica del sistema Terra Luna e i titoli di testa, accompagnata dalla celeberrima introduzione del poema sinfonico di Richard Strauss Così parlò Zarathustra.
Nell'Africa di quattro milioni di anni fa un gruppo di ominidi (che il romanzo e la sceneggiatura chiamano "uomini-scimmia", nell'originale inglese "apemen"), guidati da un capo, sopravvive a fatica in un ambiente arido e ostile. Un giorno, una tribù rivale conquista la pozza d'acqua da cui si abbeveravano, spaventandoli con urla e strilli e lasciandoli senza risorse. Quella notte, davanti alla loro grotta, appare misteriosamente un grande monolito nero a forma di parallelepipedo; gli ominidi, dapprima intimiditi, vi vengono a contatto, e allo spettatore pare che il Sole e la Luna si fermino sopra l'oggetto misterioso. Tutto ciò ha un qualche effetto sugli uomini-scimmia, che imparano istintivamente a maneggiare oggetti e a usarli come utensili e armi, inizialmente solo per distruggere delle ossa animali vicine, poi per procacciarsi il cibo ed infine come strumenti bellici per difendere il proprio territorio eliminando i nemici. L'ominide capo ("Guarda-la-Luna", in lingua originale "Moonwatcher"), dopo aver ucciso un nemico percuotendolo con un osso, gioisce gridando e lanciando l'arnese per aria.
Nel 1999 (un anno futuribile all'epoca della realizzazione del film) il dottor Heywood Floyd, presidente del Comitato Nazionale Americano per l'Astronautica, viene chiamato a prendere parte ad una missione in una base lunare nel cratere Clavius, il cui scopo è estremamente riservato. Dopo un primo viaggio a bordo di uno spazioplano Orion III appartenente alle linee aeree Pan Am, Floyd tiene un breve incontro con alcuni scienziati sovietici sulla Stazione Spaziale IV (una ruota di von Braun che funge da scalo spaziale), per poi compiere un altro volo spaziale per raggiungere la superficie del satellite. I sovietici si dimostrano molto preoccupati per ciò che potrebbe essere accaduto presso Clavius, in quanto la base ha tagliato ogni comunicazione da dieci giorni, ha rifiutato il proprio aiuto ad un veicolo spaziale in difficoltà e si dice (il dialogo originale parla esplicitamente di rapporti di intelligence) sia colpita da una grave epidemia. Floyd afferma solo di non essere autorizzato a dichiarare nulla.
Floyd arriva sulla Luna a bordo di un lander, l'Aries Ib, e tiene una conferenza dove spiega che le voci sull'epidemia non sono reali e sono state diffuse allo scopo di non rivelare ciò che è accaduto davvero, che è anche il motivo della sua missione: nel cratere Tycho è stato scoperto, sepolto nel suolo lunare, un misterioso monolito nero, di chiara origine extraterrestre, che risulta risalire a circa tre milioni di anni prima. Giunti allo scavo, nel buio della notte lunare quindicinale, gli astronauti posano davanti all'artefatto per delle fotografie; all'improvviso esso viene colpito dai primi raggi dell'alba lunare, ed una ripresa analoga a quella della scena degli ominidi rivela che il Sole e la Terra si sono fermati sopra al manufatto, il quale emette un forte segnale radio nel cosmo (dopo essere stato inerte per tre milioni di anni), percepito come un forte fischio dagli astronauti, che in seguito si scoprirà essere diretto verso il pianeta Giove.[N 1]
Diciotto mesi dopo, nel 2001, la scena si sposta a bordo dell'astronave Discovery Uno, che viaggia sotto la totale supervisione del supercomputer HAL 9000, dotato di una valida intelligenza artificiale, in grado di interloquire con gli esseri umani e di riprodurre tutte le attività cognitive umane con velocità e sicurezza molto maggiori. Le macchine della serie 9000 sono note per non aver mai commesso errori di alcun tipo e/o alterato informazioni. L'equipaggio dell'astronave è composto da due astronauti e da tre scienziati, questi ultimi imbarcati in stato di ibernazione e pronti per essere risvegliati al termine del viaggio.
L'obiettivo della missione è inizialmente sconosciuto; in seguito si scopre che HAL ne è al corrente e gli è stato imposto di non rivelarlo ai due uomini svegli, il comandante David Bowman e il suo vice Frank Poole. Questa direttiva genera un conflitto nel calcolatore, progettato per collaborare con gli esseri umani senza omissioni o alterazioni di dati o informazioni, che inizia a manifestarsi tragicamente durante il viaggio. Una notte HAL, mentre colloquia con Bowman, segnala improvvisamente un'avaria a un componente per l'orientamento dell'antenna per il collegamento con la Terra. Il giorno dopo l'elemento viene ispezionato e il guasto risulta inesistente. Viene contattato il controllo della missione sulla Terra, il quale comunica che probabilmente HAL sta sbagliando nel prevedere tale avaria, sulla base dei risultati ricavati dal loro calcolatore gemello (e l'HAL sulla Discovery Uno dichiara di essere certo che si tratti di un errore umano, come già accaduto altre volte). Bowman e Poole, preoccupati, si rinchiudono dentro una capsula per discutere della situazione facendo in modo che HAL non possa udirli, ma il computer li osserva attraverso l'oblò della capsula e legge le parole sulle loro labbra: avendo HAL commesso per la prima volta un errore, i due astronauti ritengono che sia diventato inaffidabile e, siccome tutte le attività a bordo sono sotto il suo controllo, ritengono che l'unica soluzione sicura sia quella di disattivarlo.
A questo punto è presente un breve intervallo ("Intermission") con schermo nero, accompagnato dalla musica di György Ligeti.
Essendo impaurito dalla prospettiva di essere disattivato e potendo comunque gestire la missione senza l'aiuto umano, HAL decide di eliminare l'intero equipaggio, quindi fa in modo che Frank resti ucciso durante un'escursione extraveicolare finalizzata a riposizionare l'elemento prelevato dall'antenna, tagliando il tubo che gli fornisce l'ossigeno con le tenaglie della capsula.[N 2] Quando Bowman esce per recuperarne il corpo, HAL uccide anche i tre scienziati in ibernazione, disattivando i sistemi che mantengono attive le loro funzioni vitali, e impedisce poi a Bowman di rientrare a bordo, rifiutandosi di aprirgli la saracinesca esterna.
L'astronauta riesce comunque a entrare dal portello di emergenza aprendolo con le braccia meccaniche della capsula e facendosi lanciare dentro con un'esplosione senza indossare il proprio casco, manovra estremamente pericolosa, poi pressurizza la camera stagna e percorre la nave per accedere al comparto della memoria logica di HAL e disconnetterlo disinserendo le unità di memoria. Mentre David esegue ciò, HAL dapprima lo implora di calmarsi e riflettere, ammettendo i suoi errori, poi lo prega di fermarsi dicendo di sentirsi di nuovo molto sicuro di sé ed infine dice di avere paura e di sentirsi morire, mentre la sua intelligenza regredisce allo stadio infantile e riesuma il suo primo ricordo, un programma con cui l'elaboratore si presenta amichevolmente e canta la filastrocca "Giro giro tondo" (nella versione originale si tratta, invece, della canzone "Daisy Bell"), che gli era stata insegnata dal suo primo istruttore. Appena prima della totale disattivazione del computer, si avvia un filmato destinato all'equipaggio della nave (che avrebbe dovuto essere visualizzato all'arrivo nella zona di Giove se tutto fosse andato bene), in cui il dottor Floyd svela il vero obiettivo della missione, inizialmente noto solo al calcolatore e ai membri ibernati, citando il monolito trovato sulla Luna diciotto mesi prima della partenza. Il segnale radio emesso in direzione di Giove avrebbe quindi spinto a trasformare la missione da una semplice esplorazione scientifica a un'operazione di indagine di fenomeni extraterrestri.
Bowman arriva quindi in orbita intorno al pianeta gigante, dove è presente un nuovo, gigantesco monolito nero, identico a quello trovato sulla Luna ma molto più grande, che fluttua nello spazio. L'astronauta esce con l'ultima capsula per indagare su cosa stia accadendo; all'improvviso il monolito si allinea con Giove e le sue lune e la visuale si avvicina con uno zoom al nero dell'oggetto. Una scia luminosa multicolore cancella lo spazio conosciuto. Bowman e la capsula sono accelerati a velocità sconosciute. Scorci di stelle, nebulose, sette ottaedri e panorami di mondi ignoti si alternano con immagini colorate e ferme del volto e di un occhio di Bowman nella capsula, finché quest'ultima si materializza in una stanza chiusa, arredata in stile Impero, con adiacente stanza da bagno, dove si trovano una tavola apparecchiata ed un letto.
Potendo soddisfare i suoi bisogni primari, l'astronauta sopravvive per un giorno in questa nuova dimora, in totale tranquillità e solitudine. Incomprensibili da un'intelligenza umana sono i ruoli dello spazio e del tempo, in quanto Bowman si trova ad esistere contemporaneamente in posizioni diverse e a diverse età, con ognuna di queste versioni che appare e scompare poco dopo la comparsa della successiva: dapprima si vede il Bowman originario chiuso nella capsula, poi fuori dall'oblò si vede un altro Bowman, di mezza età, che, nella sua tuta spaziale, esplora la stanza. Questo secondo Bowman, addentrandosi nel bagno, sente dei rumori provenire dalla sala da pranzo e, voltandosi, nota che la capsula è scomparsa e vede un terzo Bowman, più anziano, che sta cenando seduto al tavolo in vestaglia. Questo Bowman pare udire il pesante respiro del precedente ed entra nel bagno per controllare, ma non trova niente e torna a cenare, quando fa cadere erroneamente un calice di cristallo, che attira la sua attenzione verso il letto, dove giace un quarto Bowman, molto anziano e morente. Alla fine, l'ultimo Bowman rimasto vede davanti a sé il monolito nero e cerca di toccarlo tendendo il braccio, per poi scomparire e rinascere in forma di feto cosmico, il "Bambino-delle-Stelle" ("Star-Child", in lingua originale),[N 3] poggiato sul letto. Un secondo zoom verso il monolito conduce ad un'inquadratura dello spazio, dove un gigantesco Bambino-delle-Stelle fluttua e scruta la Terra. Si può comprendere che David Bowman non è morto ma si è "evoluto", trasformandosi da essere umano in una forma di vita superiore.
Diverse sono le interpretazioni date all'epilogo; alcune intravedono una rinascita (per volere divino o di un qualcosa di superiore) di Bowman per un nuovo percorso di vita, in un ritorno (da nascituro) sul pianeta Terra. La musica che accompagna questa estrema metamorfosi è ancora una volta l'inizio di Così parlò Zarathustra; il film, con questo richiamo musicale, si chiude in modo circolare.
Kubrick aveva contattato Clarke perché necessitava di un buon soggetto di fantascienza per un film di genere. In questo modo il romanzo e il film nacquero e crebbero insieme, realizzando una collaborazione tra media differenti assolutamente unica e originale, almeno per l'epoca in cui fu attuata.
Sotto questo e altri aspetti, 2001 è rimasto uno dei più celebri film di fantascienza che, grazie alla sceneggiatura, alla recitazione e alla tecnica di ripresa, riproduce con fedeltà l'ambiente spaziale: tutti gli avvenimenti in ambienti senz'aria si svolgono in silenzio o con un valzer di Strauss come puro riempimento sonoro, l'astronave ha una gravità artificiale per rotazione che è correttamente rappresentata, i movimenti in assenza di gravità sono lenti come dovrebbero essere. Anche la scena in cui un astronauta rientra nell'astronave passando alcuni secondi in un ambiente di vuoto è stata approvata dagli esperti come verosimile,[14] dimostrando che è possibile fare un film di fantascienza rispettando la realtà e senza introdurre elementi artificiosi.
Tale film intende suscitare nello spettatore un forte impatto emotivo; lo stesso Kubrick affermò: «Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio».[15]
Il film cerca di spiegare l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, l'intelligenza artificiale, l'utilizzo della scienza. A questo proposito è di notevole effetto il raccordo tra le due scene iniziali: l'utilizzo di un oggetto, un osso, come strumento di offesa e di dominio (e comunque di conquista) da parte di un ominide e le astronavi orbitanti attorno alla Terra. In questa maniera il regista compie un salto logico di millenni conservando la trama narrativa, con un'operazione mirabile che trova pochi riscontri nella storia del cinema. Le riprese iniziarono il 29 dicembre 1965 e si conclusero il 7 luglio 1966. Iniziò quindi una lunga post-produzione, durata 2 anni.
Kubrick rimase per due mesi chiuso nella sua villa nelle campagne inglesi a rivedere e tagliare il suo lavoro; questa operazione è considerata il momento più decisivo nella produzione del cinema kubrickiano.
Le inquadrature all'inizio del film non sono altro che diapositive ad alta risoluzione proiettate con il sistema rivoluzionario (per l'epoca) del "front projection",[16] inventato dallo scrittore di fantascienza Murray Leinster.[17] Questa tecnica innovativa, dopo essere stata brevettata il 20 dicembre 1955 da Leinster, venne impiegata per la prima volta proprio in 2001: Odissea nello spazio.[17] Unico effetto collaterale degno di nota sono gli occhi del ghepardo, che brillano in maniera inquietante a causa della luce del proiettore, anche se a Kubrick l'effetto non dispiacque, tant'è vero che lo definì "un lieto incidente".[18]
Alla fine della prima scena in cui Guarda-la-Luna lancia un osso in aria, è presente una svista: l'ominide tiene in mano un femore, ma a roteare in aria è invece una tibia. In realtà l'errore non fu di Kubrick ma di un operatore al quale il regista, al termine di una giornata di riprese, aveva chiesto di riprendere un osso lanciato in aria nel cortile dei teatri di posa. Non prevista dal copione, quest'inquadratura farà parte di quel brillante salto temporale, divenuto una delle scene più note del film, che collega due epoche estremamente distanti.
Gli ominidi nella parte iniziale sono dei mimi e dei ballerini, accompagnati da vere scimmie nel ruolo dei cuccioli. La specie in questione doveva essere glabra e priva di indumenti, cosa impensabile per la moralità dell'epoca, sicché si preferì optare per una forma anteriore di australopitecine, totalmente irsuta. Gli animali cacciati sono dei tapiri, specie sudamericana assente nel Pleistocene, scelti in alternativa ai selvaggi e aggressivi facoceri riportati nel romanzo.
I satelliti, le colonie orbitanti, la nave spaziale e la grande stazione spaziale rotante che appaiono all'inizio della seconda parte sono riproduzioni di progetti della NASA mai realizzati[le stazioni orbitanti recano contrassegni di nazionalità delle maggiori potenze militari]. L'elaborazione dei vari modelli di astronavi è stata affidata a ingegneri aerospaziali e non ad artisti.
Secondo il soggetto originale, l'astronave Discovery, superato Giove, doveva concludere il suo viaggio nel sistema di Saturno, con preferenza del satellite Giapeto, già noto per la variazione sensibile dell'albedo all'osservazione telescopica[19]. La complessità della riproduzione degli anelli di Saturno, i forti ritardi nella lavorazione e la pressione dei produttori spinsero il regista ad abbreviare il viaggio presso il sistema di Giove.[20]
Nel romanzo di Clarke il Monolito ha dimensioni proporzionali a uno per quattro per nove, il quadrato dei primi tre numeri naturali. Il "Bambino delle Stelle" intravede naturalmente i successivi rapporti dimensionali.
Kubrick decise di utilizzare una proiezione frontale per produrre fondali nelle scene dei paesaggi africani degli ominidi, in quanto le tecniche tradizionali non producevano l'aspetto realistico che Kubrick desiderava. La tecnica consisteva nell'utilizzare un proiettore per impostare precisamente lo scenario ad angolo retto alla telecamera, e in uno specchio semi-riflettente posto ad un angolo di fronte alla telecamera che rifletteva l'immagine proiettata in avanti, direttamente con l'obiettivo della telecamera, su un fondale appositamente progettato. Così lo schermo era in grado di riflettere in modo più efficiente la luce dell'immagine proiettata rispetto al soggetto realizzato in primo piano. La tecnica è stata utilizzata ampiamente nel settore cinematografico, nonostante nel 1990 venga in gran parte sostituita dal green screen. Per gli scatti all'interno della navicella, Kubrick usava un cilindro rotante da 27 t costruito dalla Vickers-Armstrong Engineering Group ad un costo di 750000 $. Il diametro del set era di 12 metri circa ed era largo 3 metri.
Varie scene nella centrifuga del Discovery venivano girate con la telecamera fissa nella parte interna della ruota rotante per mostrare l'attore camminare completando il giro, oppure venivano montate in modo tale che la ruota ruotasse indipendentemente dalla telecamera fissa. La famosa sequenza finale dei fasci di luce (in inglese chiamata "Stargate") è stata realizzata con una tecnica chiamata slit-scan, che consiste nel posizionare una fessura di scorrimento tra cinepresa e piano.[21]
Il film fu presentato in anteprima mondiale il 2 aprile 1968 a Washington, USA, mentre in Italia uscì il 12 dicembre dello stesso anno. Fu riproposto nei cinema il 4 e il 5 giugno 2018, a cinquant'anni dall'anteprima.
Nonostante avesse ricevuto inizialmente reazioni contrastanti da parte della critica e del pubblico, Odissea nello spazio ottenne un seguito da film di culto e divenne il maggiore incasso cinematografico nordamericano del 1968.
A fronte di un costo di produzione di circa 12 milioni di dollari,[22] il film alla sua uscita nel 1968 incassò 15 milioni di dollari nei soli Stati Uniti[23][24] (oltre 56 milioni di dollari includendo le riedizioni negli anni successivi)[22] e oltre 190 milioni di dollari nel resto del mondo.[25]
Secondo il parere pressoché unanime della critica, il film rappresenta una svolta epocale per il cinema di fantascienza e una pietra miliare per il cinema in generale.[5][6] Fantafilm scrive:
«Mai prima era stato tanto potentemente evocato l'ignoto che attende l'uomo oltre gli ormai più o meno disvelati "vicini" planetari del sistema interno [...]. Mai prima l'uomo era stato così esplicitamente riconosciuto vero protagonista, e posto con decisione al centro della scena, soggetto ed oggetto al tempo stesso di una filosofica e quasi metafisica ricerca del significato della vita, e del suo posto e del suo ruolo in un universo largamente incomprensibile nella sua infinità. [...] Kubrick realizza un'opera unica ed irripetibile, che si colloca subito e per sempre tra i capolavori immortali del cinema. [...] Originalissimo nella scelta delle musiche, il film è anzitutto geniale ed innovativo nelle tematiche, tra le quali già individua, con moderna visione anticipatoria, il problematico rapporto con l'intelligenza artificiale. Scientificamente corretto, minuzioso e plausibile sino al più piccolo particolare di vita quotidiana nello spazio, visivamente elegante in ogni momento e con alcune sequenze davvero indimenticabili, 2001 rimane uno spettacolo affascinante e suggestivo, ed uno dei più grandi film di tutti i tempi.» |
(Fantafilm[6]) |
Il film racconta una favola apocalittica sul destino dell'umanità e dello sviluppo della tecnologia, raccontato come se fosse un documentario.[5] Inclassificabile, una «scommessa folle» ma vinta del regista,[26] un'avventura spaziale che «diventa scoperta di sé stessi»,[27] con una grande quantità di spunti e di possibili letture.
Il film ha avuto una riconosciuta influenza in tutta la cinematografia successiva. George Lucas, regista di Guerre stellari, ha dichiarato:
«Negli anni '50 la scienza ha prevalso sulla fantasia e il romanzesco è stato più o meno abbandonato, man mano che i viaggi nello spazio e la tecnica venivano in primo piano. In questo filone, il capolavoro è 2001: Odissea nello spazio, uno dei miei film preferiti, in cui tutto è scientificamente esatto e immaginato partendo dal possibile. È veramente l'apice della fantascienza.[28]» |
Il Dizionario dei film Il Mereghetti assegna al film quattro stellette su quattro, cioè il massimo.
La colonna sonora, rimasta una delle più famose nella storia del cinema, è composta da celebri brani di musica classica di autori classici e contemporanei, tra cui:
Il tema principale, Così parlò Zarathustra, sottolinea i punti di svolta della storia, come il momento in cui Guarda-la-Luna inizia a mettere a frutto gli insegnamenti del monolito, impugnando un osso e comprendendo di avere tra le mani un'arma per procurarsi da mangiare e per sopraffare i nemici, oppure quando David Bowman, sempre per mezzo del monolito, si trasfigura in un essere nuovo, il Bambino delle Stelle. La scelta di questo brano probabilmente non è casuale, in quanto il poema sinfonico di Richard Strauss è ispirato all'omonima opera di Friedrich Nietzsche, nella quale si narra la discesa del profeta Zarathustra tra gli uomini per insegnare loro a divenire esseri liberi dai propri limiti (il concetto nietzschano di Oltreuomo). È quindi probabile che Kubrick e Clarke abbiano voluto evocare un'analogia tra Zarathustra e il monolito, e tra l'Oltreuomo e il Bambino delle Stelle.
Ligeti fu entusiasta dell'impiego delle sue opere, come il Requiem e l'alieno Atmospheres, ma altrettanto duro verso il regista.
«Meraviglioso è il modo in cui la mia musica è utilizzata nel film, lo è meno che nessuno mi abbia mai consultato e che non sia stato pagato. Ammiro l'arte di Kubrick ma non il suo egoismo e il suo disprezzo per la gente.[29]» |
La colonna sonora avrebbe dovuto essere, in origine, completamente diversa. Per realizzare le musiche, la casa di produzione aveva preteso che fosse scritturato lo stimato compositore avanguardistico Alex North, con cui Kubrick aveva già lavorato per il suo precedente film Spartacus. Fin dai primi contatti con il musicista, Kubrick aveva però lasciato intendere di voler impiegare (anche) brani di musica classica. In particolare aveva insistito per mantenere, nell'inizio della pellicola, il noto brano di Strauss, che aveva scelto come brano provvisorio, ma del quale si era definitivamente innamorato. Il compositore North provò, tuttavia, a proporre al regista un brano di produzione propria, scritto in modo da mantenere un'atmosfera musicale analoga a quella del brano di Strauss. North, inoltre, compose musica anche per alcune scene successive, ma sempre collocate nella prima parte del film: in particolare, scrisse brani relativi al volo della stazione orbitale e al viaggio verso la Luna dello Shuttle del Dr. Floyd. In seguito, durante le fasi successive della lavorazione del film, North ebbe solo contatti sporadici con Kubrick. Dopo un po' di tempo a North venne chiesto di sospendere la produzione di ulteriori nuovi brani, per la seconda metà della pellicola. In seguito gli fu detto che la seconda parte del film sarebbe stata realizzata senza usare alcun commento musicale. Fu solo durante la proiezione della prima del film a Londra che il musicista, invitato a presenziare e convinto di essere parte dello staff produttivo, scoprì invece che tutto il materiale da lui composto e registrato, era stato infine scartato da Kubrick, che aveva seguito il suo proposito iniziale e aveva quindi utilizzato, oltre a quello di Strauss, anche altri brani di musica sinfonica già esistenti.
La partitura originale scritta da North, per quanto incompleta, è rimasta per molti anni un lavoro leggendario e molto chiacchierato nell'ambiente dei critici e degli estimatori di musica per cinema. All'inizio degli anni novanta, dietro interessamento del compositore Jerry Goldsmith, allievo e amico personale di North, l'opera è stata recuperata dall'oblio e nuovamente incisa (tuttavia dopo la scomparsa dell'autore), a cura dell'etichetta specializzata americana Varèse Sarabande, sotto la direzione musicale dello stesso Goldsmith.[30]
Nella seconda metà degli anni 2000 è stata pubblicata su CD anche una seconda edizione della composizione inedita: in questo caso l'editrice Intrada ha prodotto, a tiratura limitata, i brani di North nella loro versione originale, così come erano stati registrati a Londra nel 1968, in ottimo stato di preservazione.
Nel 1980 un fenomeno analogo si è ripetuto per la produzione del film di Kubrick Shining. Il compositore inizialmente contattato, John Williams, fu fermato subito e quindi non iniziò nemmeno a scrivere la partitura. Kubrick, nella versione finale del film, volle utilizzare solo pochi brani originali elettronici (scritti da Wendy Carlos), e impiegò per il resto una vasta scelta di musica sinfonica contemporanea.
Sin dalla sua prima edizione, 2001: Odissea nello spazio è stata analizzata e interpretata da critici e teorici professionisti, scrittori dilettanti e fan della fantascienza. Peter Krämer, nella sua monografia che analizza il film, ha riassunto le diverse interpretazioni che vanno da coloro che lo hanno visto in tono oscuro e apocalittico a quelli che lo hanno visto come una rivalutazione ottimistica delle speranze dell'umanità.[31] Le domande sul 2001 vanno dall'incertezza sulle sue implicazioni per le origini e il destino dell'umanità nell'universo[32] all'interpretazione di elementi delle scene più enigmatiche del film, come il significato del monolito o il destino dell'astronauta David Bowman. Ci sono anche domande più semplici e più banali sulla trama, in particolare le cause della rottura di Hal (spiegate in precedenti bozze ma mantenute misteriose nel film).[33][34][35][36]
Taluni hanno ipotizzato che l'acronimo "HAL" (in inglese, diminutivo del nome Henry) derivasse dal marchio "IBM" prendendo le lettere precedenti (nell'ordine alfabetico) di quest'ultimo: I → H, B → A, M → L. Arthur C. Clarke, coautore della sceneggiatura, ha seccamente smentito anni dopo tale idea, ribadendo quanto spiegato nel libro, ossia l'abbreviazione di Heuristically ALgoritmic (programmed computer).
La voce italiana di HAL è dell'attore palermitano Gianfranco Bellini, la cui interpretazione fredda e asettica fu particolarmente apprezzata dal regista.[37]
«A me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti e interessanti con il dottor Poole e con il dottor Bowman. Le mie responsabilità coprono tutte le operazioni dell'astronave, quindi sono perennemente occupato. Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare.» |
(Il computer HAL 9000) |
Uno dei temi fantascientifici che maggiormente colpirono pubblico e critica è quello del supercomputer HAL 9000 e della sua ribellione.
Nel film HAL appare dotato di una vera intelligenza artificiale: ha un occhio che gli permette di vedere come un umano e addirittura di leggere il labiale degli umani, parla con una voce del tutto naturale e sembra in grado di provare sentimenti umani. Naturalmente sa giocare benissimo a scacchi e sconfiggere gli esseri umani in questo gioco, come dimostrato nella partita contro Frank Poole, e sa anche fare del male e uccidere, quando si rende conto della possibilità di essere "disattivato".
Su questo tema Clarke e Kubrick erano stati troppo ottimisti: oggi sappiamo che i computer del 2001 sono ben lontani dal traguardo dell'intelligenza artificiale. L'unica previsione realizzatasi alla lettera è quella che i computer sono capaci di battere gli uomini nel gioco degli scacchi, anche quando si trovano a giocare contro dei campioni del mondo, come nel caso di Deep Blue. È curioso tuttavia considerare che nel film non era stata prevista l'evoluzione dei sistemi di salvataggio dei dati: HAL, difatti, dietro richiesta degli astronauti, salva il resoconto di alcune operazioni su scheda perforata. Tuttavia, se si intende la "supremazia" del computer come una oscura prevalenza della tecnologia ovunque diffusa (imprevedibile nelle sue conseguenze e nei suoi condizionamenti sulla cultura umana), è indubitabile l'attualità della visione del regista. Su ciò Kubrick avrebbe degli illustri e molto dibattuti antesignani: il filosofo Martin Heidegger, con la sua "questione della tecnica",[38] e il sociologo Günther Anders, con la sua definizione di "uomo antiquato"[39] (ovvero: l'uomo che, dopo la bomba atomica, produce tecnologia ben oltre le sue capacità di valutarne appieno le conseguenze; per millenni abbiamo immaginato più di quanto non potessimo realizzare, mentre oggi realizziamo più di quanto non siamo poi in grado di controllare, nemmeno con l'immaginazione). Andando ancora a ritroso, lo possiamo trovare negli antichi testi sacri ebraici, dove si parla di un gigante costruito per la difesa del popolo ebraico, chiamato Golem,[40] fatto di argilla, incapace di sentimenti, ma che poi sfugge al controllo del suo creatore, distruggendo ogni cosa sul suo cammino, e guarda caso proprio quando gli viene scritto "morte" sulla testa per renderlo inoperativo.
Kubrick voleva realizzare un altro film sull'intelligenza artificiale, ma la morte lo colse prima di aver completato questo progetto. Il film fu realizzato con il titolo di A.I. - Intelligenza artificiale da Steven Spielberg che sostiene di aver seguito in buona parte le indicazioni di Kubrick.[41]
La TSR pubblicò su licenza il modulo di gioco di ruolo 2001: A Space Odyssey (Frank Mentzer, 1984), basato sul suo regolamento Star Frontiers che permetteva di interpretare la storia del film.[47]
Una scena in cui gli astronauti utilizzano dei dispositivi hardware costituiti da uno schermo rettangolare circondato da una cornice è stata citata dalla Samsung nell'ambito della causa contro Apple, nel tentativo di invalidare un brevetto di quest'ultima sull'aspetto esteriore dell'iPad, sostenendo che tali caratteristiche erano già presenti in opere precedenti.[48]
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