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Ghost Dog - Il codice del samurai (Ghost Dog: The Way of the Samurai) è un film del 1999 scritto e diretto da Jim Jarmusch, interpretato da Forest Whitaker.

Ghost Dog - Il codice del samurai
Titoli di testa del film
Titolo originaleGhost Dog: The Way of the Samurai
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1999
Durata116 min
Genereazione, drammatico, noir
RegiaJim Jarmusch
SoggettoJim Jarmusch
SceneggiaturaJim Jarmusch
ProduttoreJim Jarmusch
FotografiaRobby Müller
MontaggioJay Rabinowits
MusicheRZA
ScenografiaTed Berner
Interpreti e personaggi
  • Forest Whitaker: Ghost Dog
  • John Tormey: Louie
  • Cliff Gorman: Sonny Valerio
  • Isaach De Bankolé: Raymond
  • Tricia Vessey: Louise Vargo
  • Dennis Liu: Proprietario del ristorante cinese
  • Frank Minucci: Big Angie
  • Richard Portnow: Handsome Frank
  • Henry Silva: Ray Vargo
  • Vince Viverito: Johnny Morini
  • Victor Argo: Vinny
  • Joseph Rigano: Joe Rags
  • Camille Winbush: Pearline
Doppiatori italiani
  • Massimo Corvo: Ghost Dog
  • Stefano De Sando: Louie
  • Rodolfo Bianchi: Sonny Valerio
  • Valerio Ruggeri: Big Angie
  • Giorgio Favretto: Frankie il bello
  • Elio Zamuto: Ray Vargo
  • Paolo Marchese: Johnny Morini
  • Dante Biagioni: Vinny
  • Goffredo Matassi: Joe Rags
  • Claudia Pittelli: Pearline

«Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un'epoca" sia una cosa a cui non possiamo tornare. Il fatto che questo spirito tende gradatamente a dissiparsi è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo. Pertanto sebbene coltiviamo il desiderio di riportare il mondo contemporaneo allo spirito di cento o più anni fa, ciò non è possibile, dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio.»

È stato presentato in concorso al 52º Festival di Cannes.[1]


Trama


Ghost Dog è il soprannome di un sicario, che vive solitario in una sporca terrazza del New Jersey, seguendo i precetti del Bushido, il codice di comportamento del samurai. Vive semplicemente; l'unico piacere che si concede è l'allevamento dei suoi piccioni, servendo il suo signore Louie, un mafioso italoamericano che gli aveva salvato la vita otto anni prima. Quando però, nell'adempimento di uno dei suoi «contratti», si ritrova faccia a faccia con la figlia del padrino, il capo di Louie, le cose si complicano.


Produzione



Riferimenti a "Le samourai"


Il regista prende spunto da molte tipologie di film (western, thriller, commedia...), ma la sua fonte d'ispirazione primaria è il film Le samouraï (in italiano Frank Costello faccia d'angelo) di Jean-Pierre Melville del 1967, uno dei padri del noir:


Utilizzo dei cartoni animati come metafora



Riferimenti dedotti dalla figura storica di Dominick Napolitano



Accoglienza



Incassi


Costato 2.000.000 di dollari, il film ha incassato 9.380.473 dollari nel mondo, di cui 3.308.029 dollari negli Stati Uniti.[2]


Critica


Il film è uno dei più apprezzati dal pubblico nella filmografia di Jarmusch. Il Morandini gli attribuisce quattro stelle su cinque e scrive: "L'anomalia di questo film gangster che inclina al noir, più vicino al cinema europeo che a quello americano (a Melville più che a Scorsese), è nel protagonista. Come con il western in Dead Man, Jarmusch visita il genere gangster in modi critici e originali, tracciando la traiettoria di un uomo verso la morte e proponendo la sua personale visione della storia degli USA, paese di minoranze emarginate e di tribù che scompaiono. Più che la vicenda contano i personaggi, l'atmosfera di struggente malinconia e il linguaggio ieratico e nobile di cui è impregnata. Sorvegliato dall'angelo custode dell'ironia, attraversato da soprassalti grotteschi, lampi di tragicommedia, pause di tenerezza. La fotografia di Robby Müller e la musica di RZA, leader del Wu Tang Clan, contribuiscono al risultato, ammirevole per varietà di toni e ricchezza di particolari. Manieristico? Forse, ma di un manierismo di alta classe".[3] Al contrario Il Farinotti attribuisce al film solo due stelle su cinque, commentando: "Regia importante per la storia di uno strano killer che si ispira all'etica degli antichi samurai, ma è costretto ad uccidere chi prima serviva. Prodotto curioso, anche se non del tutto convincente. Violenza citata come fattore estetico".[4]


Note


  1. (EN) Official Selection 1999, su festival-cannes.fr. URL consultato il 5 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2013).
  2. Ghost Dog: Way of the Samurai (2000) - Box Office Mojo
  3. Ghost Dog - Il codice del Samurai - MYmovies
  4. Ghost Dog - Il codice del Samurai - MYmovies

Collegamenti esterni


Controllo di autoritàVIAF (EN) 208721045 · GND (DE) 4799744-8
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[en] Ghost Dog: The Way of the Samurai

Ghost Dog: The Way of the Samurai is a 1999 crime film written and directed by Jim Jarmusch. Forest Whitaker stars as the title character, the mysterious "Ghost Dog", a hitman in the employ of the Mafia, who follows the ancient code of the samurai as outlined in the book of Yamamoto Tsunetomo's recorded sayings, Hagakure. Critics have noted similarities between the movie and Jean-Pierre Melville's 1967 film Le Samouraï.

[es] Ghost Dog: The Way of the Samurai

Ghost Dog: The Way of the Samurai (Ghost Dog: El camino del samurái) es una película policiaca de acción estadounidense escrita y dirigida por Jim Jarmusch en 1999. Forest Whitaker protagoniza el personaje del título, el misterioso "Ghost Dog", un sicario que trabaja para la mafia americana y que sigue las reglas del bushido escritas en Hagakure de Yamamoto Tsunetomo.
- [it] Ghost Dog - Il codice del samurai

[ru] Пёс-призрак: путь самурая

«Пёс-призрак: путь самурая»[прим. 1] (англ. Ghost Dog: The Way of the Samurai, 1999) — гангстерский фильм режиссёра Джима Джармуша, поставленный им по собственному сценарию. Форест Уитакер играет главного героя, загадочного «Пса-призрака», наемного убийцу, который служит своему хозяину, одному из членов итало-американской мафии. Воин следует древнему кодексу самурая — «Хагакуре» или «Сокрытое в листве», представляющему собой собрание комментариев самурая Ямамото Цунэтомо. «Пёс-призрак: путь самурая» — дань уважения фильму «Самурай» режиссёра Жан-Пьера Мельвиля[5].



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