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Beda il Venerabile (673 circa – 26 maggio 735) è stato un monaco cristiano e storico anglosassone, vissuto nel monastero benedettino di San Pietro e San Paolo a Wearmouth (oggi parte di Sunderland), in Inghilterra, e a Jarrow, in Northumberland; è sepolto nella Cattedrale di Durham. È famoso come studioso e autore di numerose opere, tra le quali la più conosciuta è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica del popolo degli Inglesi), che gli ha valso il titolo di "Padre della storia inglese".

Opera Bedae Venerabilis, 1563
Opera Bedae Venerabilis, 1563
San Beda il Venerabile
The Last Chapter di James Doyle Penrose, 1902, Royal Academy of Arts
 

Presbitero e Dottore della Chiesa

 
Nascita673 ca.
Morte26 maggio 735
Venerato daTutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi
Canonizzazione13 novembre 1899
Ricorrenza25 maggio; 27 maggio (messa tridentina)
Patrono distudiosi

È stato dichiarato santo e dottore della Chiesa dalla Chiesa cattolica. La memoria liturgica è il 25 maggio (nella messa tridentina è il 27 maggio)[1]; nel Rito ambrosiano la memoria liturgica è il 23 maggio. Citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia,[2] scrisse su molti altri argomenti, dalla musica alla poesia, ai commentari biblici.

Il motto riportato nello stemma di papa Francesco, Miserando atque eligendo, è tratto da un passo delle Omelie di Beda il Venerabile (Om. 21; CCL 122, 149-151)[3].


Biografia


«Meglio non cominciare neppure un buon lavoro, che interromperlo dopo averlo cominciato.»

Entrato nel monastero di Wearmouth[4] all'età di 7 anni, divenne diacono a 19 e sacerdote a 30 anni. Non è chiaro se fosse di famiglia nobile. Fu istruito dagli abati Benedetto Biscop e Ceolfrid, e fu forse quest'ultimo ad accompagnarlo a Jarrow nel 682. Qui trascorse il resto della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l'insegnamento, la scrittura e l'assolvimento delle funzioni monastiche. Beda è stato un personaggio di grande cultura, interessato agli studi e cresciuto con una formazione ampia e articolata, che va dalle materie scientifiche alle materie umanistiche fino agli scritti antichi. Abile anche nelle lingue dalle sue produzioni possiamo evincere che Beda conoscesse il greco ed il latino, e grazie a queste sue conoscenze ha potuto attingere agli scritti di Cicerone, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Terenzio e i Padri della Chiesa, per le sue ricerche ma soprattutto per lo studio della Bibbia. Beda non intraprende la carriera ecclesiastica e si dedica per tutta la vita agli studi e all'insegnamento. I suoi libri vengono velocemente diffusi in tutte le biblioteche del tempo poco dopo la pubblicazione, e sono fin da subito apprezzati da studiosi e maestri ottenendo ampio riconoscimento e fama.[5] Beda si contraddistingue tra i suoi contemporanei per un approccio atipico e rivoluzionario alla spiegazione delle Sacre Scritture: si rifà infatti agli autori antichi, latini e non, e alle conoscenze scientifiche del suo tempo, talvolta anche agli autori e ai culti pagani, che diventano per lui il mezzo per spiegare al popolo la Bibbia ed i principi chiave del cristianesimo. Frutto del suo lavoro di scrittura sono infatti non solo opere teologiche ma anche opere con intento pedagogico.[6] Tra i suoi lavori Beda scrive anche una storia documentata del suo monastero, dal 681 al 716, che si può trovare sotto il nome di Historia abbatum.[7] La morte di Beda avviene nel 735 a Jarrow, dove ha vissuto e dove inizialmente viene sepolto. Per volere del Re d'Inghilterra Edoardo il Confessore, e penultimo re degli Anglosassoni, le spoglie del Santo vengono spostate nel 1022 nella cattedrale di Durham dove tutt'ora risiedono. Tra i meriti accademici del Santo troviamo anche la suddivisione della storia dell'uomo in Dopo Cristo e Avanti Cristo; questo metodo di conteggio del tempo nasce dalla ferma convinzione di Beda che Cristo sia il centro della storia, a prescindere da ciò che sarà, e dall'intuizione che per orientarsi nei secoli vissuti dall'umanità è necessario individuare un punto di svolta riconoscibile per tutti ed insindacabile. Nonostante sia stato il primo ad utilizzarla, la divisione Avanti Cristo e Dopo Cristo è diventata poi prassi comune. Più di dodici secoli dopo la sua morte, il suo pensiero è stato preso in considerazione dal Concilio Vaticano II come base della redazione della Costituzione dogmatica Lumen gentium e del decreto Ad gentes sull’attività missionaria. Papa Francesco ha scelto come suo motto un verso tratto dall’Omelia 21 di Beda che tratta l'episodio della vocazione episcopale di San Matteo: “Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Il Sommo Pontefice da questo verso ha tratto il motto Miserando atque eligendo inciso sul suo stemma pontificio: alludendo a sé stesso come a un pubblicano, quindi peccatore, il Papa ci dice di essere stato guardato con misericordia e quindi scelto.[8][9]


Testimonianza autobiografica


Quasi tutto ciò che conosciamo della vita di Beda è quanto è raccontato da lui stesso nella sua Historia. Le sue parole, scritte nel 731, quando la morte era ormai vicina, gettano luce sulla composizione dell'opera attraverso la quale è più ricordato nel mondo. Scrive egli stesso:

(LA)

«Haec de historia ecclesiastica Brittaniarum, et maxime gentis Anglorum, prout uel ex litteris antiquorum, uel ex traditione maiorum, uel ex mea ipse cognitione scire potui, Domino adiuuante digessi Baeda famulus Christi, et presbyter monasterii beatorum apostolorum Petri et Pauli, quod est ad Uiuraemuda, et Ingyruum. Qui natus in territorio eiusdem monasterii, cum essem annorum septem, cura propinquorum datus sum educandus reuerentissimo abbati Benedicto, ac deinde Ceolfrido; cunctumque ex eo tempus uitae in eiusdem monasterii habitatione peragens, omnem meditandis scripturis operam dedi; atque inter obseruantiam disciplinae regularis,approccio et cotidianam cantandi in ecclesia curam, semper aut discere, aut docere, aut scribere dulce habui. Nono decimo autem uitae meae anno diaconatum, tricesimo gradum presbyteratus, utrumque per ministerium reuerentissimi episcopi Iohannis, iubente Ceolfrido abbate, suscepi. Ex quo tempore accepti presbyteratus usque ad annum aetatis meae LVIIII, haec in scripturam sanctam meae meorumque necessitati ex opusculis uenerabilium patrum breuiter adnotare, siue etiam ad formam sensus et interpretationis eorum superadicere curaui»

(IT)

«Così io, Beda, servo di Cristo e sacerdote del monastero dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, che si trova a Wearmouth e a Jarrow, con l'aiuto del Signore ho composto fino a dove ho potuto raccogliere, o dai documenti degli antichi o dalle tradizioni degli antenati o dalla mia conoscenza, questa storia ecclesiastica della Britannia, e specialmente del popolo inglese. Sono nato nel territorio del detto monastero, e all'età di sette anni i miei genitori mi affidarono alla cura del reverendissimo abate Benedetto, e in seguito a Ceolfrid, perché mi istruissero. Da quel momento ho passato tutta la mia vita all'interno del suddetto monastero, dedicando tutte le mie fatiche allo studio delle Scritture, e fra l'osservanza della disciplina monastica e del compito quotidiano di cantare in Chiesa, è sempre stato per me piacevole imparare, insegnare o scrivere. A diciannove anni fui ammesso al diaconato, a trent'anni al sacerdozio, ed entrambi li ho intrapresi nelle mani del reverendissimo Vescovo Giovanni, e sotto la disciplina dell'abate Ceolfrid. Dal momento dell'ammissione al sacerdozio al mio attuale cinquantanovesimo anno, mi sono occupato di aggiungere brevi note sulle Scritture, tratte dalle opere dei Venerabili Padri o in conformità con il significato e le interpretazioni da essi indicati, e ciò per mio uso personale e per quello dei miei confratelli.»

(Historia ecclesiastica gentis Anglorum, libro V[10])

Dopo questo, Beda inserisce una lista, o Indiculus, dei suoi precedenti scritti, e alla fine conclude la sua grande opera con le seguenti parole:

(LA)

«Teque deprecor, bone Iesu, ut cui propitius donasti uerba tuae scientiae dulciter haurire, dones etiam benignus aliquando ad te fontem omnis sapientiae peruenire, et parere semper ante faciem tuam»

(IT)

«E io Ti prego, buon Gesù, che come Tu mi hai graziosamente dato di bere con piacere della tua conoscenza, così voglia Tu benignamente concedermi di attingere un giorno a Te, la fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al Tuo Volto.»

(Historia ecclesiastica gentis Anglorum, libro V[10])



Venerazione


Il titolo Venerabilis sembra essere stato associato al nome di Beda già due generazioni dopo la sua morte.

La sua importanza per la religione cattolica fu riconosciuta in pieno solo nel 1899, quando fu dichiarato Dottore della Chiesa, con il nome di San Beda il Venerabile.

Sull'epiteto di "venerabile" viene riportata una leggenda[11] agiografica secondo cui un "monaco somaro", volendo comporre l'epitaffio di Beda, non sarebbe stato in grado di portare a termine il compito, lasciando incisa una frase mutila: Hac sunt in fossa Bedae... ossa. La mattina dopo, tuttavia, trovò che gli angeli avevano completato il lavoro interrotto riempiendo la lacuna con la parola venerabilis. La leggenda, tuttavia, è riportata solo da Thomas Fuller[12] ma di essa non si registra alcuna menzione in fonti e auctoritates di epoche precedenti[13].

Il titolo è usato da Alcuino di York, Amalario e apparentemente da Paolo Diacono, e il concilio di Aquisgrana dell'835 lo descrive come venerabilis et modernis temporibus doctor admirabilis Beda ("il venerabile e meraviglioso dottore dei nostri tempi Beda").

A questo decreto fece riferimento specifico la petizione che il cardinale Nicholas Patrick Stephen Wiseman e i vescovi inglesi indirizzarono alla Santa Sede nel 1859, chiedendo che Beda fosse dichiarato dottore della Chiesa.

La questione era già stata dibattuta prima del tempo di Benedetto XIV, ma fu solo il 13 novembre 1899 che Leone XIII decretò che la festa di San Beda il Venerabile con il titolo di Doctor Ecclesiae fosse celebrata da tutta la Chiesa cattolica il 25 maggio.

Un culto locale di san Beda si era mantenuto a York e nel nord dell'Inghilterra durante il Medioevo, ma la sua festa non era osservata in genere al sud dello stesso paese, dove era seguito il rito di Sarum.


Opere


«La terra è un elemento posto al centro dell'universo: ha infatti una posizione non dissimile da quella che il tuorlo ha nell'uovo: intorno ad essa vi sono l'acqua e l'aria, come intorno al tuorlo c'è l'albume e la membrana che lo rinchiude. All'esterno, a contenere il tutto, c'è il fuoco come all'esterno dell'uovo c'è il guscio.»

Secondo la Catholic Encyclopedia[13], gli scritti di Beda mostrano una profonda conoscenza del suo tempo e del passato, conoscenza ottenuta dalla lettura dei libri delle biblioteche di Wearmouth e di Jarrow, che contenevano dai 300 ai 500 volumi ed erano tra le più grandi d'Inghilterra. Una delle sue fonti più importanti è la Storia dei Bretoni di Gildas, scritta poco prima del 547.

Beda fu un grande esperto in letteratura patristica e nei suoi scritti si ritrovano citazioni di Plinio il Giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici, malgrado qualcuno all'epoca disapprovasse queste conoscenze.

Conosceva anche il greco e un po' di ebraico. Il suo latino è semplice e privo di affettazione, ma fluido nella narrazione.

Beda utilizzava il metodo di interpretazione allegorica ed aveva un atteggiamento "moderno" di fronte all'interpretazione dei miracoli. Si riteneva che fosse dotato di molto buon senso, simpatia, amore alla verità e all'imparzialità, sincera misericordia e capacità di mettersi al servizio degli altri.

Gli scritti di Beda sono classificati in scientifici, storici e teologici.

De natura rerum, 1529
De natura rerum, 1529

Tra gli scritti scientifici troviamo trattati di grammatica (scritti per i suoi allievi), un'opera sui fenomeni naturali (De Rerum Natura) e due sulla cronologia (De temporibus e De temporum ratione).

La sua opera Dconti e temporum ratione ha un'appendice che contiene la sua tabella per il calcolo della Pasqua nell'lntervallo di tempo AD 532-1063. Questa tabella di Pasqua contiene un ciclo pasquale di 532 anni fondato su un ciclo lunare metonico di 19 anni. È un'estensione esatta della tabella pasquale di Dionigi il Piccolo.[14]

Tra gli scritti di intento pedagogico ritroviamo ad esempio il Liber de loquela per gestum digitorum, capitolo del De temporum ratione, pensato per insegnare al popolo a fare i conti aiutandosi con le dita, pratica oggi data per scontata ma poco diffusa allora. Il metodo di conto con le dita ideato dal monaco permetteva di arrivare fino a 999, ed ancora oggi è molto studiato e seguito, oltre ad essere diventato uno dei testi base della dattilonomia. [15] Questa pratica di conto viene sempre più usata ed insegnata, tanto che durante il medioevo il Santo diventa famoso in tutto il mondo come "colui che insegna a fare i conti con le dita". Questo, insieme al suo personale metodo di didattica che utilizza per spiegare le Sacre Scritture diventano il suo marchio di fabbrica, promuovendo un'immagine di un uomo dedito all'aiuto degli altri e all'insegnamento dei Misteri, saggio e rassicurante. Oltre a ciò vi sono anche composizioni letterarie tra cui racconti e poemi. Ha composto il primo martirologio storico ed è considerato il più grande esegeta della Chiesa di Occidente grazie ai suoi trattati, alle sue raccolte di omelie e la sua Bibbia con commentari, utilizzata dagli enti ecclesiastici fino al 1966. Sempre in questo ambito, tra le sue pubblicazioni troviamo anche il libretto De orthographia, una sorta di manuale molto semplice per insegnare l'ortografia, rimarcando ancora una volta la voglia e l'impegno del Santo nella condivisione e divulgazione del sapere a chi non poteva accedervi. è infatti ricordato come uno dei più grandi comunicatori dell'Alto Medioevo. [16]

Per quanto riguarda le origini della tabella di Pasqua di Beda, bisogna riconoscere che deve la sua raffinata struttura metonica ai lavori dei suoi predecessori computistici, come Anatolius (verso l'anno 260), che inventò il primo ciclo lunare metonico di 19 anni (da non confondere con il ciclo metonico, del quale questo ciclo lunare è una applicazione nel calendario giuliano)[17], il vescovo Teofilo di Alessandria (verso l'anno 390)[18], Anniano (verso l'anno 412), che fu il primo a scoprire che la sua sequenza di date di domenica pasquale basata sul suo ciclo lunare metonico di 19 anni ha un periodo di 532 anni[19], il vescovo Cirillo di Alessandria, che (verso l'anno 425) adottò il ciclo metonico lunare di 19 anni di Anniano[20], e Dionigi il Piccolo (verso l'anno 525). Questo chiarisce che la tabella di Pasqua di Beda il Venerabile è provenuta dal computus paschalis dal terzo al settimo secolo.

Beda fece anche un calcolo approssimato dell'età della Terra e iniziò a dividere gli anni nei due evi: prima di Cristo e dopo Cristo.

Scrisse che la Terra è rotonda "come una palla da gioco".

In ambito storico a proposito del mito del Colosseo e di Roma, già nel VII secolo aveva profetizzato sul destino dell'Urbe, legato alla fine del mondo:

(LA)

«Quamdiu stabit Colyseus / Stabit et Roma; / Quando cadet Colyseus / Cadet et Roma; / Quando cadet Roma / Cadet et mundus.»

(IT)

«Finché resterà in piedi il Colosseo, resterà in piedi anche Roma; quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo.»

La profezia, in realtà, era precedente ai tempi di Beda, e faceva riferimento non all'anfiteatro, ma al colosso neroniano, nuovamente dedicato al dio Sole e ricollocato da Adriano tra l'anfiteatro e il Tempio di Venere e Roma[21].


Storia ecclesiastica


Lo stesso argomento in dettaglio: Historia ecclesiastica gentis Anglorum.

La più importante e conosciuta delle sue opere è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum ("Storia ecclesiastica del popolo degli Angli"), in 5 libri (circa 400 pagine), che narra la storia dell'Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare alla data di composizione (731). Questo suo lavoro è particolarmente rilevante per gli studiosi, perchè la storia dell'Inghilterra qui non è solo riportata ma anche esaminata minuziosamente, criticata e commentata con estrema attenzione ai fatti e con lo sguardo limpido di un uomo del tempo.


Altre opere


La sua edizione della Bibbia fu molto importante e fu utilizzata dalla Chiesa anglicana fino al 1966. Quest'opera non è la copia di una precedente versione ma è il risultato di molte ricerche per ciascuno dei libri della Bibbia.

Sue altre opere importanti sono le vite degli abati di Wermouth e Jarrow e le vite in versi e in prosa di Cutberto di Lindisfarne.

La maggior parte dei suoi scritti è di tipo teologico e consiste in commentari di tipo esegetico di libri dell'Antico e Nuovo Testamento, fra cui i famosi Proverbia di Re Salomone dal Libro dei Proverbi[22], in omelie e in trattati su brani della Sacra Scrittura.

La sua ultima opera, completata sul letto di morte, fu la traduzione in lingua anglosassone del Vangelo secondo Giovanni.


Note


  1. (EN) Saint Bede the Venerable, su saints.sqpn.com. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  2. «Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro / d'Isidoro, di Beda e di Riccardo, / che a considerar fu più che viro.»
    (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, X, 130-132)
  3. Si veda la descrizione ufficiale dello stemma nel sito del Vaticano.
  4. Redazione, G. Musca, Il venerabile Beda, storico dell’Alto Medioevo, Laterza, Roma-Bari 1973, su Unisi.it. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  5. Redazione, Beda il Venerabile, su Santodelgiorno. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  6. Domenico Agasso, San Beda detto il Venerabile, su santiebeati.it, 1º febbraio 2021. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  7. Redazione, Beda il Venerabile, su Santodelgiorno. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  8. Matteo Liut, IL NUOVO PONTEFICE. Il motto di papa Francesco: «Miserando atque eligendo», su Avvenire, 14 marzo 2013. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  9. Redazione, Miserando atque eligendo. Ecco lo stemma episcopale di Jorge Mario Bergoglio, su Tempi, 14 marzo 2013. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  10. The Venerable Bede, su www.catholicity.com. URL consultato il 5 novembre 2022.
  11. Redazione, San Beda il Venerabile, su Miti e misteri. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  12. Thomas Fuller, Church History, p. 11, cit. in Bedae Opera Historica, ed. Loeb, Heinemann, Londra, 1930, vol. I, p. xxi.
  13. (EN) Ven. Bede, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
  14. Zuidhoek (2019) 103-120
  15. Redazione, I modi per contare con le dita non si contano sulle dita di una mano, su il Post, 2 NOVEMBRE 2021. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  16. Domenico Agasso, San Beda detto il Venerabile, su Lo scaffale di Lucia, 24 maggio 2019. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2021).
  17. Declercq (2000) 65-66
  18. Mosshammer (2008) 190
  19. Zuidhoek (2019) 67
  20. Zuidhoek (2019) 68
  21. Il colosso si identificava con la fortuna di Roma e, per estensione, con il destino del mondo, ma ai tempi di Beda era già stato distrutto, forse durante le invasioni gotiche. La memoria del perduto colosso, tuttavia, diede nome al vicino anfiteatro, dal Medioevo in poi. Si veda, in proposito, Serena Ensoli, Eugenio La Rocca, Aurea Roma p. 67.
  22. (DE) Hannes Obermair, Novit iustus animas. Ein Bozner Blatt aus Bedas Kommentar der Sprüche Salomos, in Concilium medii aevi, vol. 13, 2010, pp. 45–57, DOI:10.11588/cma.2010.0.77420. URL consultato il 5 novembre 2022.

Bibliografia



Edizioni delle opere di Beda


De natura rerum, 1529
De natura rerum, 1529

Fonti



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Collegamenti esterni


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[es] Beda

Beda (en inglés antiguo, Bǣda, Bēda; c. 672-27 de mayo de 735), también conocido como san Beda el Venerable[3] (en latín, Bēda Venerābilis), fue un monje benedictino nortumbrio del monasterio doble de San Pedro en Wearmouth (Sunderland) y de San Pablo en Jarrow (en el río Tyne), también conocido como Monkwearmouth-Jarrow. Nacido en tierras pertenecientes al monasterio doble —en la actual Tyne y Wear—, fue enviado a Monkwearmouth a la edad de siete años y luego recibió educación de San Benito Biscop y el abad Ceolfrid en Jarrow, quienes sobrevivieron en el 686 a una peste que azotó allí, que mató a la mayoría de la población. Aunque pasó la mayor parte de su vida en el monasterio, viajó a varias abadías y comunidades eclesiásticas en las islas británicas, como en su visita al arzobispo de York y al rey Ceolwulf de Northumbría.
- [it] Beda il Venerabile



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