Tindaro (in greco antico: Τυνδάρεος, Tyndáreos) (o Tindareo) è un personaggio della mitologia greca. Fu un re di Sparta.
Tindaro | |
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Nome orig. | Τυνδάρεος |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | Tessaglia |
Professione | Re di Sparta |
Figlio di Periere[1] e di Gorgofone[1] o di Ebalo[2] e della ninfa Batea[2], sposò Leda[2] e divenne padre di Castore[2], Clitennestra[2], Timandra[2], Filonoe[2] e Febe[3].
Tindaro adottò Elena[2] e Polluce[2] (avuti da Leda con Zeus[2]).
Castore e Polluce sono più noti come i Dioscuri.
Durante un sacrificio, dimenticò di onorare Afrodite attirando su di sé le ire della dea che condannò le sue figlie a dover giacere o doversi sposare con più di un uomo[4].
Tindaro re di Sparta, fu destituito (insieme al fratello Icario) dal fratellastro Ippocoonte e fece ritorno in patria solo dopo che Ippocoonte fu ucciso da Eracle[5].
Tieste intanto, preso il controllo di Micene, costrinse Agamennone e Menelao all'esilio nella città di Sicione dove vissero come ospiti di Tindaro per un certo numero di anni[6].
Intanto la bellezza di sua figlia Elena (in età di matrimonio) attirò principi, re e pretendenti e lui, spaventato da quel numeroso interesse, ascoltò un suggerimento di Ulisse e pretese il giuramento di tutti i candidati di farsi l'obbligo d'intervenire in soccorso del prescelto al matrimonio in caso di sua necessità.
Tutti accettarono e fu scelto Menelao, che Elena sposò[2].
Quando Alessandro (Paride) rapì Elena[7] e la portò a Troia, Menelao fece appello a quel giuramento e gli ex pretendenti si schierarono con lui[7].
Così fu l'inizio della guerra di Troia.
La tomba di Tindaro era ancora visitabile durante la vita di Pausania[8].
Secondo Tzetzes, Tindaro fu resuscitato da Asclepio[9].