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Lavinia (in latino Lāuīnĭa) fu una leggendaria principessa italica vissuta nel XII secolo a.C., figlia del re Latino e della regina Amata.

Lavinia da una miniatura del codice De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio
Lavinia da una miniatura del codice De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio

Secondo la tradizione epica latina, Lavinia, dopo la sparizione di Creusa (figlia di Priamo), fu la seconda sposa di Enea[1], al quale diede un figlio postumo Silvio, capostipite dei re latini, una serie di leggendari sovrani del Lazio e Alba Longa che, nella mitologia romana, collegano Enea e la fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo nel 753 a.C.


La leggenda


«Come quando si colora la rossa porpora con avorio indiano,
o come il rosseggiare di puri gigli, insieme
a tante rose, questi colori la vergine mostrava nel volto»

(Publio Virgilio Marone, Eneide XII 67-69)

Secondo Virgilio e Tito Livio, Lavinia era figlia di Latino, re eponimo dei Latini, antico popolo dell'Italia Centrale, e di Amata, sua moglie.

Inizialmente Lavinia era stata promessa in sposa a Turno, re dei Rutuli. Dopo lo sbarco di Enea nel Lazio, fuggito da Troia in fiamme col padre Anchise e il figlio Ascanio[2] detto anche Iulo, e la protezione accordata dal Re Latino a Enea, Lavinia fu data in sposa al capo troiano per suggellare la nuova alleanza[1]. Re Latino, con l'arrivo di Enea, ruppe i patti precedenti, di concedere Lavinia in moglie al giovane re dei Rutuli, anche perché suo padre, il dio italico Fauno, gli aveva preannunciato che l'unione di uno straniero con sua figlia Lavinia avrebbe generato una stirpe eroica e gloriosa[senza fonte]. I Troiani fondano una città che chiamano Lavinium, in onore della sposa di Enea[1].

Come scrive Livio, la rottura della promessa coniugale fece scoppiare il conflitto fra i troiani-latini e i rutuli di Turno. La guerra si concluse con la disfatta di Turno, e la vittoria di troiani e latini, i quali però persero in battaglia re Latino. In seguito Turno, alleatosi con gli Etruschi di Mezenzio, re di Caere, scese di nuovo in guerra contro i latini, i quali vinsero ancora una volta i nemici[3].

Secondo Virgilio, invece, Latino fu costretto dai suoi sudditi a schierarsi con Turno contro Enea dopo l'uccisione di un suo cortigiano, il giovane e grintoso Almone; ma non intervenne personalmente nei combattimenti.[4]

Dopo la morte di Enea, Lavinia continuò a regnare su Lavinio e sui latini[5]. Essendo poi sorti contrasti col figliastro Ascanio, si rifugiò prima in un bosco, poi nella capanna del pastore Tirro (il padre di Almone), dove diede alla luce Silvio, capostipite dei re di Roma. Qualche tempo dopo, Ascanio, che era malvisto dal popolo per l'atteggiamento ostile verso la matrigna, si riconciliò con Lavinia cedendole la città di Lavinio, e fondò per sé una nuova città, sui Colli Albani, che fu chiamata Alba Longa. Silvio, figlio di Enea e Lavinia, succedette al fratellastro Ascanio come re di Alba Longa.

Da Iulo, figlio di Enea e Creusa, la tradizione romana fa discendere la gens Iulia, che portava il cognomen "Caesar", alla quale apparteneva Gaio Giulio Cesare considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia. La ricerca storica moderna sembra riconoscere un qualche fondamento a questa discendenza. Numerosi storici fra i quali Massimo Pallottino (in Le Origini di Roma), sostengono, sulla base di studi linguistici, che la gens Iulia sia effettivamente originaria del sito di Alba Longa. I suoi nobili esponenti, da sempre annoverati fra i patrizi, si sarebbero insediati a Roma in periodo monarchico, secondo un'usanza seguita da altre famose gentes patrizie.


Albero genealogico


Anchise
Afrodite/Venere
Latino
Amata
Creusa
Enea
Lavinia
Ascanio, o Iulo
Silvio
Silvio
Enea Silvio
Bruto di Troia
Latino Silvio
Alba
Atys
Capys
Capeto
Tiberino Silvio
Agrippa
Romolo Silvio
Aventino
Proca
Numitore
Amulio
Rea Silvia
Ares/Marte
Hersilia
Romolo
Remo
re di Roma

Fonti


Le più autorevoli fonti che ci tramandano le sue vicende sono Ab Urbe condita, opera storica di Tito Livio, e l'Eneide poema epico di Publio Virgilio Marone in cui Lavinia compare solo marginalmente nei libri VI, VII, XI e XII, pur avendo tanta parte, come causa involontaria, nel susseguirsi degli eventi. Il mito è narrato anche da Marco Porcio Catone detto il Censore, nelle Origines, e da Dionigi di Alicarnasso.


Note


  1. Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 1.
  2. Tito Livio inizialmente attribuisce la maternità di Ascanio a Lavinia (vedi Ab Urbe condita, 1,1), poi riporta come non si possa attribuire con certezza la maternità di Ascanio, a Lavinia o alla troiana Creusa (vedi Ab Urbe condita, 1,3)
  3. Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 2.
  4. Virgilio, Eneide, VII
  5. Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 3.

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[fr] Lavinia

Dans la mythologie romaine, Lavinia ou Lavinie (ou Lavine dans Le Roman de Brut) est la fille de Latinus (roi des Latins) et d'Amata. Elle était la fiancée de Turnus avant l'arrivée des Troyens, dirigés par Énée sur les côtes du Latium. Selon la tradition romaine reprise par Virgile, Lavinia était sur le point d'épouser Énée, ce qui provoqua la colère de Turnus qui, profitant d'un incident mineur — la mort d'un cerf (ou d'une biche) sacré tué par Ascagne — provoqua entre les deux peuples un conflit où lui-même devait trouver la mort. Selon des traditions anciennes vivaces chez les Romains, Lavinia mit au monde un fils posthume du héros, nommé Silvius. L’Énéide le nomme de la même façon[1]. Ascagne céda alors la ville de Lavinium, fondée par son père, à sa belle-mère qui s'était réfugiée auprès de Tyrrhus par peur d'Ascagne et fonda la ville d'Albe la Longue. C'est son demi-frère Silvius qui lui succéda, Ascagne n'ayant pas d'enfant.
- [it] Lavinia (mitologia)

[ru] Лавиния

Лавиния (лат. Lavinia) — персонаж римской мифологии[2]. По наиболее распространённой версии сказания, дочь Латина[3], царя Лациума и Аматы, жена Энея[4]. Из-за страха перед Асканием после смерти Энея бежала в лес к пастуху Тирру и родила там Сильвия[уточнить][5]. Будучи невестой местного князя, должна была по желанию отца выйти замуж за троянского выходца Энея, которому она родила Сильвия[уточнить]. Лавиния воспета римскими поэтами Вергилием и Овидием.



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