Guerre stellari (in originale Star Wars), successivamente rinominato Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza (Star Wars: Episode IV - A New Hope), è un film del 1977 scritto e diretto da George Lucas e prodotto dalla Lucasfilm, il primo della fortunata saga cinematografica fantascientifica di space opera di Guerre stellari.
Guerre stellari | |
---|---|
![]() | |
Titolo originale | Star Wars |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1977 |
Durata | 121 min (versione cinematografica) 125 min (edizione speciale) |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | fantascienza, avventura, azione, fantastico |
Regia | George Lucas |
Soggetto | George Lucas |
Sceneggiatura | George Lucas |
Produttore | Gary Kurtz, Rick McCallum (edizione speciale) |
Produttore esecutivo | George Lucas |
Casa di produzione | Lucasfilm |
Distribuzione in italiano | 20th Century Fox |
Fotografia | Gilbert Taylor |
Montaggio | Paul Hirsch, Richard Chew, Marcia Lucas, George Lucas (non accreditato), T.M. Christopher (edizione speciale) |
Effetti speciali | Industrial Light & Magic |
Musiche | John Williams |
Scenografia | John Barry, Norman Reynolds, Leslie Dilley, Roger Christian |
Costumi | John Mollo |
Trucco | Stuart Freeborn |
Interpreti e personaggi | |
| |
Doppiatori originali | |
| |
Doppiatori italiani | |
Scene aggiunte o ridoppiate (1997)
| |
![]() |
Il film compone la prima parte della trilogia originale (episodi IV, V e VI), alla quale è seguita prima la trilogia prequel (episodi I, II e III) e in seguito la trilogia sequel (episodi VII, VIII e IX); il film vede come protagonisti Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Peter Cushing, Alec Guinness, David Prowse, James Earl Jones, Anthony Daniels, Kenny Baker e Peter Mayhew.
Il film, ambientato diciannove anni dopo la fondazione dell'Impero Galattico, narra le avventure dello Jedi Luke Skywalker e del suo maestro Obi-Wan Kenobi, impegnati nella lotta contro il Lato Oscuro della Forza a fianco dell'Alleanza Ribelle, guidata dalla Principessa Leila, in modo da porre fine al potere dell'Imperatore sulla Galassia. Le riprese iniziarono il 22 marzo 1976 e finirono il 16 luglio 1976; le sequenze principali ebbero luogo agli Elstree Studios di Londra, mentre gli esterni sono stati girati negli Stati Uniti, Guatemala e Tunisia.
Guerre stellari venne distribuito nelle sale cinematografiche a partire dal 25 maggio 1977. Il film ha incassato 461 milioni di dollari nei soli Stati Uniti d'America[1] e 337 milioni nel resto del mondo, per un totale di 798 milioni di dollari a livello globale.[2][3][4][5][6][7][8][9][10] Il suo successo lo rese il film dal maggior incasso nella storia del cinema, superando gli incassi de Lo squalo di Steven Spielberg del 1975, fino all'uscita di E.T. l'extra-terrestre nel 1982. Nel Nord America, aggiornato al tasso d'inflazione, Guerre stellari rimane tutt'oggi il secondo film dal maggior incasso di sempre (dopo Via col vento), con oltre 178 milioni di biglietti venduti.[11]
Il film ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui dieci candidature ai Premi Oscar 1978, vincendone sette (tra cui migliore montaggio, migliore scenografia, migliori costumi, migliori effetti speciali, migliore colonna sonora e miglior sonoro), con aggiunto l'Oscar alla carriera assegnato a Ben Burtt per il suo contributo nell'ambito degli effetti visivi.
La colonna sonora del film, composta da John Williams ed eseguita dalla London Symphony Orchestra, ha ricevuto due dischi di platino negli Stati Uniti e nel Regno Unito e due Grammy Award per la Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Pop Instrumental Performance. Nel 1998, l'American Film Institute ha inserito Star Wars al 1º posto dell'AFI's Years of Film Scores.[12] Nel 2007, lo stesso organo ha collocato il film al 13º posto nella sua lista dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi.[13][14]
Diversi sondaggi popolari e riviste di settore lo collocano in cima alla lista dei migliori film di tutti i tempi.[15][16][17][18][19] In seguito alla sua uscita, il film ha acquisito sempre maggior popolarità, scatenando un enorme fenomeno culturale senza precedenti in ogni parte del mondo[20][21][22][23] e attirando un numero considerevole di appassionati e fan club. I costumi, le scene d'azione e le musiche sono diventati punti di riferimento per tutti coloro che tutt'oggi creano opere di fantascienza e non solo, influendo sui lavori di grandi cineasti, tra cui Ridley Scott, Christopher Nolan, Peter Jackson, James Cameron, Gareth Edwards, J.J. Abrams, John Lasseter, Roland Emmerich e David Fincher.
Nel 1989, Guerre stellari è stato scelto per essere conservato all'interno del National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d'America, mentre nel 2007 la Visual Effects Society lo ha inserito al 1º posto della VES 50, riportante i 50 film più importanti nel campo degli effetti visivi.[24]
(EN)
«A long time ago, in a galaxy far, far away...» |
(IT)
«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...» |
(Incipit di ogni film della saga.) |
Sono trascorsi diciannove anni dalla fondazione dell'Impero Galattico. Dal palazzo del Centro Imperiale, il malvagio Imperatore ha rafforzato il suo potere sulla Galassia nelle vesti di monarca assoluto, e il suo misterioso allievo, Dart Fener, Signore dei Sith, seguace del lato oscuro della Forza e capo della Flotta Stellare Imperiale, è impegnato a spezzare le ultime resistenze.
L'Impero ha però trovato un tenace nemico nell'Alleanza Ribelle, composta dai senatori, dai governi e dalle forze armate planetarie dei mondi rimasti fedeli alla Repubblica Galattica, che si sta rinforzando sempre di più grazie anche ai successi diplomatici della giovane Principessa Leila. Scoperta l'astronave della principessa, la Tantive IV, i soldati imperiali irrompono al suo interno in cui scoppia una battaglia con i ribelli che vengono trucidati e successivamente, dal fumo della battaglia Fener fa la sua prima apparizione e la Principessa Leila viene catturata dalle forze imperiali. Prima che i soldati dell'esercito imperiale conquistino la sua astronave, però, Leila riesce a trasmettere un messaggio nella memoria del piccolo droide astromeccanico C1-P8 che, accompagnato dal droide protocollare D-3BO, sale su un guscio di salvataggio e giunge sul torrido e desertico pianeta Tatooine alla ricerca di Obi-Wan Kenobi, un cavaliere Jedi.
I due droidi vengono tuttavia catturati dai jawa, piccoli umanoidi rottamai, e venduti a Owen Lars, un agricoltore che vive insieme alla moglie Beru e al giovane nipote Luke Skywalker, il quale scopre grazie ad una proiezione olografica di Leila contenuta in C1-P8, la loro provenienza e la loro necessità di incontrare il vecchio Obi-Wan Kenobi, che conosce da molti anni col nome di Ben, un vecchio ritenuto da tutti solo uno stregone pazzo che vive da eremita.
Quando C1-P8 fugge per cercare da solo Obi-Wan, Luke e D-3BO lo inseguono a bordo di un landspeeder e durante l'attacco dei Sabbipodi vengono salvati proprio dall'anziano Cavaliere Jedi, che riceve il messaggio di aiuto della principessa rapita e i piani rubati dai ribelli della Morte Nera, una stazione spaziale da combattimento grande come una luna e con una potenza di fuoco tale da distruggere un intero pianeta, da portare su Alderaan a suo padre.
Luke apprende dal vecchio Obi-Wan di suo padre, un allievo esemplare, un grande amico, un ottimo guerriero e pilota che aveva combattuto al suo fianco durante le Guerre dei cloni, che era stato tradito e ucciso da Dart Fener. Questi, che era stato allievo di Kenobi prima di volgersi al male, aiutò l'Impero a dare la caccia ai cavalieri Jedi e a distruggerli. In seguito Obi-Wan dona a Luke la spada laser (l'arma degli Jedi) appartenuta a suo padre, dicendogli che lui stesso avrebbe voluto che la prendesse non appena avesse raggiunto l'età giusta. Tornando a casa il ragazzo scopre che le truppe d'assalto imperiali hanno inseguito i droidi e, non trovandoli, hanno bruciato vivi Owen e Beru nella loro fattoria, ridotta in cenere. Luke, ormai privo di ogni motivo per restare su Tatooine, accetta quindi di seguire Obi-Wan alla volta di Alderaan e di apprendere la dottrina Jedi.
I fuggitivi giungono al porto spaziale di Mos Eisley alla ricerca di un'astronave su cui imbarcarsi per raggiungere Alderaan e riuscendo ad entrare grazie ai poteri di Kenobi che convince le guardie imperiali a farli passare. Poco dopo raggiungono una taverna piena di alieni e umanoidi provenienti da diversi pianeti della Galassia; due di questi, i balordi Cornelius Evazan e Ponda Baba, provocano e aggrediscono Luke che viene salvato da Ben che mozza un braccio a Baba con la spada laser, dimostrando la sua maestria nell'uso di tale arma. Finalmente i due sembrano aver trovato l'aiuto necessario in Ian Solo, che è pilota del Millennium Falcon e col suo amico e copilota Chewbecca, uno wookiee alto più di due metri, lavora come contrabbandiere al soldo del potente gangster Jabba the Hutt, col quale è pesantemente indebitato e che ha messo una taglia su di lui. Infatti, prima di andarsene, s'imbatte nel cacciatore di taglie Rodiano Greedo, il quale gli punta un blaster chiedendogli i soldi che doveva a Jabba. Ian gli spara da sotto il tavolo uccidendolo, per poi pagare il barista Wuher e scusandosi "per aver sporcato". Ian quindi esce dal locale per raggiungere l'hangar in cui è ormeggiata l'astronave e partire insieme al gruppo con il Falcon, riuscendo a seminare sia le guardie imperiali inviate a catturarli sia due cacciatorpediniere stellari che tentano di intercettarli appena fuori dal pianeta.
Sulla Morte Nera, frattanto, lo spietato Governatore Tarkin minaccia la Principessa Leila, condotta prigioniera sulla stazione: se lei non rivelerà la posizione della base da cui l'attacco alla flotta imperiale ha avuto luogo, lui impartirà l'ordine di distruggere il pianeta Alderaan, nel cui sistema sono già giunti da poche ore. Leila rivela così la notizia (poi rivelatasi falsa) secondo cui la base è sul pianeta Dantooine, situato nell'Orlo Esterno della Galassia (dove in realtà si trovano le rovine di una base abbandonata da tempo). Tarkin, con efferata spietatezza, impartisce ugualmente l'ordine di distruggere Alderaan, dato che Dantooine è troppo lontano perché la notizia della sua distruzione possa seminare il terrore tra i ribelli.
Subito dopo la distruzione del pianeta, il Millennium Falcon raggiunge il campo di asteroidi da essa creato, venendo catturato con un raggio traente dalla Morte Nera. La nave viene condotta in un hangar e per evitare di essere scoperti Obi-Wan, Luke, Ian, Chewbecca e i droidi si nascondono nei compartimenti segreti della nave usati per il contrabbando. Mentre il Maestro Jedi è impegnato a disattivare il generatore del raggio traente al fine di consentire la fuga al Falcon, Luke e Ian scoprono che la Principessa Leila è prigioniera in una cella a bordo della nave. Travestitisi da assaltatori imperiali e fingendo di dover trasferire un prigioniero (Chewbecca), si dirigono nell'area di detenzione. I tre si ritrovano a combattere contro i soldati di guardia nella sala comunicazioni che non credono alla confusa spiegazione data da Ian Solo. Ian cerca di dialogare con la sala controllo, messa in allarme dagli spari, ma alla fine, non sapendo che dire, spara al comunicatore pronunciando la celebre frase: "conversazione noiosa comunque". Poco dopo Luke trova Leila e riescono a liberarla per poi essere intrappolati in una fossa con dei rifiuti (in cui si sono gettati per sfuggire ai soldati intervenuti per catturarli), perseguitati da un mostro tentacolare (una Dianoga). I quattro sembrano essere spacciati per via della pressa per lo schiacciamento dei rifiuti della fossa che si attiva e che viene bloccata da C1-P8 che riesce a forzare il computer che controlla i sistemi di bordo della Morte Nera. I tre ne escono indenni, ma raggiunti dai soldati imperiali devono dividersi. Luke e Leila si ritrovano rinchiusi dietro una porta (poiché dietro di essa si trova una truppa imperiale) con di fronte un pozzo di servizio che porta direttamente al centro della Morte Nera. Luke uccide alcuni soldati alla porta di fronte per poi raggiungerla con un rampino prima che la porta si riapra. Ian e Chewbecca si trovano inseguiti da una truppa imperiale da loro attirata per far scappare Luke e Leila.
Intanto, per la prima volta dopo molti anni, Obi-Wan e Dart Fener si incontrano nuovamente, affrontandosi in un duello nel quale il vecchio maestro soccombe (per consentire a Luke e gli altri di fuggire), scomparendo dinanzi ai suoi occhi per divenire un tutt'uno con la Forza, lasciando solo la sua spada laser e la sua tunica sul pavimento. Luke vede la scena e, disperato per la perdita del Maestro, uccide alcuni dei soldati imperiali che assistevano allo scontro, ma inizia a percepire la voce di Obi-Wan che gli dice di correre verso il Falcon per fuggire.
Ian, Luke, Leila, Chewbecca, C1-P8 e D-3BO fuggono a bordo del Millennium Falcon dopo aver affrontato alcuni caccia imperiali, ma sono coscienti di essere stati lasciati andare perché l'Impero possa identificare una base da attaccare. Giunti sulla quarta luna del pianeta Yavin, si riuniscono agli altri soldati ribelli e si preparano ad attaccare la Morte Nera, il cui reattore principale è abbastanza poco protetto da poter essere distrutto in un'azione audace di un piccolo caccia, causando una reazione a catena che farà esplodere l'intera stazione spaziale. Appena la Morte Nera giunge presso il sistema del pianeta, viene attaccata dai piloti ribelli a bordo dei loro caccia stellari Ala-X e Ala-Y che, abbastanza piccoli per sfuggire ai turbolaser e alle doppie torrette incorporate della Morte Nera, vengono abbattuti dalle pattuglie di caccia stellari TIE comandate personalmente da Dart Fener; tra le vittime figura anche Biggs Darklighter, amico d'infanzia di Luke. Ora quest'ultimo, tra i pochi piloti ribelli superstiti, è l'unico pilota che si trovi nella condizione di attaccare il reattore. Nel corso di una disperata corsa nel canalone equatoriale della Morte Nera il suo caccia viene individuato da Dart Fener che decide di intervenire personalmente.
Luke all'ultimo momento ode la voce del defunto Obi-Wan che lo convince ad attaccare usando come guida solo la Forza e non il computer d'attacco dell'astronave. Fener capisce che la Forza è potente nel ragazzo, ma un istante prima che possa abbattere il caccia di Luke, il suo TIE viene danneggiato dal Millennium Falcon pilotato da Ian Solo, ritornato ad aiutare l'amico (dopo aver riscosso la ricompensa una volta arrivati alla base li aveva abbandonati). Fener perde il controllo della sua navicella, che va alla deriva nello spazio. Luke può fare fuoco e i suoi siluri finiscono direttamente nel reattore innescando una reazione a catena: la Morte Nera esplode nel momento in cui sta per fare fuoco sulla quarta luna di Yavin. Delle forze Imperiali che ospitava si salva solo Dart Fener, che con il suo caccia sfugge nell'oscurità dello spazio. Tornati sulla quarta luna di Yavin, i ribelli celebrano la vittoria con Leila che premia Luke e Ian con una medaglia per il loro coraggio, mentre C1-P8 (danneggiato durante la battaglia di Yavin) viene completamente riparato.
Anche se hanno ottenuto una vittoria importante, la battaglia dei ribelli contro il potente e temuto Impero è appena cominciata.
L'idea di creare Guerre stellari nacque già dal 1971 quando ultimò i lavori del suo film L'uomo che fuggì dal futuro, anche questo un film di fantascienza ma dai toni più cupi, per questo ebbe in mente una storia più ottimistica.[25] Diversi elementi riguardanti gli eventi antecedenti alla produzione di Guerre stellari sono sempre rimasti nell'ombra, per volere del creatore George Lucas,[26] convinto che tale scelta avrebbe potuto arricchire l'aura di mistero che ha sempre aleggiato sul film.[27][28] Una delle teorie più accreditate al riguardo era quella secondo cui Lucas avrebbe voluto rilanciare il genere space opera,[25] creando un miscuglio tra cinema, televisione e fumetti, prendendo ispirazione da Flash Gordon, un popolare fumetto degli Anni cinquanta,[29] di cui Lucas era un appassionato lettore da giovane.[30][31] Il suo primo film per la Warner Bros., L'uomo che fuggì dal futuro, realizzato insieme all'amico Francis Ford Coppola agli American Zoetrope nel 1971, fu seguito da American Graffiti nel 1973, in cui Lucas volle ripercorrere la sua adolescenza in una cittadina della California attraverso gli occhi di un giovane ragazzo americano.[32][33]
Nel maggio del 1973, durante il Festival di Cannes, dopo aver fatto proiettare fuori concorso la première di L'uomo che fuggì dal futuro, la United Artists offrì a Lucas un contratto che gli avrebbe garantito un sostegno finanziario per il suo prossimo film, un'opera totalmente incentrata sulle avventure di Flash Gordon, ancora in fase di sviluppo e senza la stesura definitiva.[N 1] Nello stesso anno, tuttavia, rinunciò all'idea di acquistare i diritti dell'omonimo serial cinematografico Flash Gordon del 1936.[31] Il regista avrebbe reso le sue motivazioni di dominio pubblico solo in un'intervista per il TIME nel 1999:
«All'epoca, ero affascinato dall'idea di fare una specie di remake di Flash Gordon, con i dialoghi e tutto, ma non sono riuscito ad ottenere i diritti per i personaggi. Così feci qualche ricerca, e scoprii che Alex Raymond aveva tratto ispirazione dalle opere di Edgar Rice Burroughs (autore di Tarzan delle scimmie), e specialmente dalla serie di libri John Carter di Marte. A sua volta, la serie fu lo sviluppo di Gulliver su Marte, pubblicato nel 1905 da Edwin Arnold. Questa fu l'unica storia del genere che riuscii a trovare. Giulio Verne poi, si era prefissato un progetto che non ebbe mai la possibilità di cominciare: un eroe in lotta contro le creature dello spazio. Un nuovo genere sviluppato ed estratto dal genio della sua mente.[25][34]» |
Dopo aver cercato invano di acquisire i diritti per il film di Flash Gordon, Lucas venne accompagnato dall'amico Francis Ford Coppola all'entrata dell'MGM Tower, sede della celebre Metro-Goldwyn-Mayer, per mostrare ai direttori il copione di American Graffiti.[31] L'esito non fu positivo, e con esso Lucas vide dissolversi le sue possibilità di diventare un artista affermato.[35] Assieme ad American Graffiti, il regista aveva portato con sé anche un altro sunto, che però reputava non abbastanza convincente, e che perciò aveva represso nella sua vasta libreria di film scartati.[36][37] Si trattava di The Star Wars, una raccolta di 14 pagine, scritta insieme all'amico e partner produttivo Gary Kurtz e finita il 25 maggio 1973 allo Skywalker Ranch, il ranch cinematografico personale di Lucas, situato sulle colline di Nicasio, nella Contea di Marin, California.[38] Dopo aver trascorso i successivi due anni per la lavorazione ad American Graffiti (che nel frattempo era stato accettato dalla Universal Pictures), Lucas perse interesse verso The Star Wars.[26]
Il processo di scrittura della sceneggiatura originale di The Star Wars ebbe origine nel gennaio del 1973.[39] Nel corso di tre anni, Lucas e Kurtz rimasero rinchiusi all'interno dello Skywalker Ranch per otto ore al giorno, cinque giorni a settimana.[40] Durante questo travagliato periodo, Lucas avrebbe scartato diverse parti del trattamento, inclusi nomi di personaggi, droidi e pianeti, per poi inserirli alcuni decenni dopo nelle stesure finali della Trilogia Prequel (Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith).[41][42] Il 17 aprile 1973 il regista, non soddisfatto del lavoro svolto, a detta sua dalla trama troppo complessa, ricreò a modo suo lo svolgimento del film, attingendo in particolar modo al jidaigeki La fortezza nascosta di Akira Kurosawa.[43] Durante un'intervista svoltasi nel suo ranch nel 1977, Lucas spiegò:
«Quando iniziai a scrivere, m'intrigava l'idea di trasformare due robot in esseri umani e di farne i personaggi più interessanti in termini di comicità. Volevo usarli come ossatura attorno alla quale costruire il film. Sapevo di mettermi in un mare di guai.[44]» |
Nel 1975, George Lucas pensò che sarebbe stata una buona idea proporre il film (che durante il processo di rifinitura era stato mutato in Star Wars)[40] all'Universal Pictures, lo stesso studio che aveva deciso di finanziare American Graffiti.[45] Il presidente della Decca Records Lew Wasserman, tuttavia, non si mostrò affatto interessato al genere, considerandolo «alquanto strano», mentre Lucas non si mostrò sorpreso del rifiuto dell'Universal, dato che «come i miei film, sono sempre stato ostacolato ed etichettato strano dalle grandi major della New Hollywood».[36][46] Nel 1977, inoltre, spiegò che lo scopo principale di Guerre stellari non era quello di proiettare il mondo in una realtà distopica, ma di creare un connubio perfetto tra il fantasy e azione, molto più vicino ai lavori dei fratelli Grimm che alla concezione comune della fantascienza.[47] Nello stesso anno, il produttore Gary Kurtz aggiunse:
«Il suo obiettivo era quello di mettere in risalto gli aspetti mistici e psicologici dei personaggi, che alla fine sono sempre quelli che assicurano il trionfo del Bene sul Male, come in ogni fiaba.[48][49][50]» |
Sulla base di quanto prevedeva il trattamento scritto da Lucas, il budget avrebbe dovuto essere elevatissimo, dati i toni epico-drammatici descritti nel copione, le molte scene d'azione e le battaglie tra i veicoli spaziali.[51] La Lucasfilm partì da un budget iniziale compreso tra gli otto e i dieci milioni (entrambe cifre ben al di sotto rispetto agli standard hollywoodiani), salito poi a undici milioni per coprire i costi della costruzione dei modellini e pagare le tasse richieste per girare le sequenze del primo atto.[37][52][53] Lucas riuscì a persuadere Alan Ladd, Jr., capo della 20th Century Fox,[54] a fornirgli il benestare per la realizzazione del progetto poiché, come detto dallo stesso Ladd, «mi fidavo di George, ma non mi fidavo del film».[55] George Lucas ottenne così un compenso di centocinquanta mila dollari per scrivere e dirigere il film che, ora, per la prima volta, sarebbe diventato realtà.[56]
Il processo di scrittura della stesura iniziale di Guerre stellari ebbe una lunga evoluzione, sviluppatasi a partire dal gennaio 1973 e conclusasi a metà delle riprese del film.[57] Nel maggio del 1974, Lucas completò la prima bozza di sceneggiatura approssimativa, terminata solo dopo continui cambiamenti e rimaneggiamenti, soprattutto in direzione dello sviluppo dei personaggi.[36][58] Durante la scrittura, Lucas, si rese conto che la storia tracciata era troppo lunga per poter essere coperta in un unico film,[59] e decise così di rendere il lungometraggio l'episodio introduttivo di una saga più ampia, che sarebbe potuta essere raccontata in due sequel, se il primo avesse avuto successo.[60][61]
All'epoca della terza stesura della sceneggiatura, Lucas aveva negoziato un contratto che gli accordava i diritti per la realizzazione di due sequel.[62][63] Decise allora di dedicare del tempo per sviluppare una trama di fondo più elaborata, che avrebbe facilitato il processo di scrittura dei film seguenti.[64] Mentre scriveva L'Impero colpisce ancora, Lucas trasformò il cattivo Dart Fener nel padre dell'eroe Luke Skywalker, e sviluppò un retroscena in cui Fener un tempo era un Cavaliere Jedi con il nome di Anakin Skywalker, un potente guerriero che era stato sedotto dal Lato Oscuro della Forza.[65] Con questa struttura in mente, Lucas inquadrò allora le prime due parti della seconda trilogia della saga, rinumerando L'Impero colpisce ancora da secondo a quinto episodio.[66][67]
Quando George Lucas decise di rendere una Galassia fittizia l'ambientazione completa per l'intera saga, questi si occupò di rappresentare il tutto nella maniera più scientificamente corretta, facendosi procurare da Gary Kurtz alcuni libri incentrati sulle leggi della fisica e sulle teorie formulate da Albert Einstein.[68][69] Come raccontato poi dallo stesso Kurtz, «per rimanere concentrati»,[70] tra una pausa e l'altra i due passavano i loro pomeriggi guardando documentari sull'astronomia registrati su VHS allo Skywalker Ranch.[71][72] Il nucleo delle vicende narrate nell'Episodio IV avrebbe avuto origine dalla storia di un maestro Jedi e di suo figlio, percorrendo tutta la sua formazione fino al raggiungimento del titolo di Cavaliere sotto la guida da parte di un amico del padre.[73] Il regista completò la seconda versione di Guerre Stellari, nel gennaio 1975 in maniera autonoma,[74] e questa fu la prima delle cinque a introdurre il personaggio di Luke Skywalker, un ragazzo che durante la sua ascesa verso il controllo del proprio destino trova un potente alleato nella Forza, un'energia mistica che guida il cuore degli Jedi.[45][46] Il sunto, nonostante presentasse molti più dettagli e scene d'azione rispetto al precedente, differenziava dalla versione definitiva sotto vari aspetti. Ad esempio, Luke ha numerosi fratelli, e la figura di suo padre viene solo lievemente accennata verso il finale.[75]
Nella parte centrale del film, sarebbe stato introdotto anche il potere del Lato Oscuro della Forza e degli effetti che può portare sulle menti più deboli e fragili, questo sotto forma di playback:[76] un episodio in cui un giovane apprendista Jedi sarebbe passato al Lato Oscuro, e addestrato dai Sith avrebbe assunto le sembianze dell'antagonista di tutta la saga.[77][78] Su consiglio dell'amico Martin Scorsese, Lucas assunse il conceptual designer Ralph McQuarrie[79] per creare alcuni schizzi tratti dalle scene più salienti del film.[80] Molti di questi, scaturiti semplicemente da alcune idee di McQuarrie, colpirono Lucas al punto di spingerlo ad aggiungere tali sequenze alla trama già scritta.[81]
Il 1º agosto 1975, The Star Wars si tramutò in The Star Wars: From the Adventures of Luke Starkiller, il quale si sarebbe distinto dalla versione originale solo per alcune caratteristiche dei personaggi dal punto di vista psicologico.[82] Il 1º agosto 1976, esattamente cinque mesi dopo, la trama fu completata e riscritta, sotto il nome di The Adventures of Luke Starkiller as taken from the Journal of the Whills, Saga I: The Star Wars.[83] George Lucas venne aiutato dagli amici Gloria Katz e Willard Huyck per la revisione del lavoro, in modo tale da disporre di diversi pareri prima di dare il via alle riprese.[84] Il 27 agosto 1976, la 20th Century Fox rese ufficiale la sua scelta di produrre il film, con un budget fissato a $8,250,000.[85] Il successo riscosso in quell'anno da American Graffiti, inoltre, risanò le disponibilità economiche della LucasFilm. Il 2 settembre, il regista decise di stringere un accordo con i boss degli Studios: Lucas avrebbe recepito meno soldi per la direzione della pellicola, a patto che gli fossero lasciati i diritti sugli eventuali sequel[86] e il 60% del merchandise (una percentuale arrivata a 100 nei mesi successivi).[87] I produttori accettarono l'offerta, ancora incuranti del potenziale che aveva il film.[88][89]
Il film fu inizialmente rilasciato con il semplice titolo Star Wars, reso in italiano come Guerre stellari. Nemmeno nella celebre sequenza iniziale era presente il sottotitolo Episode IV - A New Hope.[90] Quando però George Lucas iniziò a scrivere The Empire Strikes Back e inserì il celeberrimo colpo di scena secondo cui Luke Skywalker è figlio di Dart Fener, si rese conto di avere tra le mani una storia troppo complessa perché potesse risolversi così semplicemente, perciò decise di trasformare retroattivamente Star Wars nel quarto episodio della saga, e di conseguenza si trovò a lavorare non più sul secondo, ma sul quinto episodio.[90][91] Nel maggio 1980, infatti, il film debuttò nei cinema, e la sequenza di apertura mostrò per la prima volta il sottotitolo con il numero romano (Episode V) e l'effettivo titolo del film (The Empire Strikes Back), generando sgomento nel pubblico. George Lucas commentò così:[92]
(EN)
«Star Wars was the fourth story in the saga and was to have been called Star Wars, Episode Four: A New Hope. But I decided people wouldn't understand the numbering system so we dropped it. For [The] Empire [Strikes Back], though, we're putting back the number and will call it Episode Five: The Empire Strikes Back.» |
(IT)
«Guerre stellari era il quarto racconto della saga, e avrebbe dovuto chiamarsi Guerre stellari, Episodio Quattro: Una nuova speranza. Ma giunsi alla conclusione che il pubblico non avrebbe compreso la numerazione, così ci abbiamo rinunciato. Tuttavia, con [L']impero [colpisce ancora] reinseriremo i numeri, e si chiamerà Episodio Cinque: L'impero colpisce ancora.» |
(George Lucas) |
Con la nuova numerazione "sdoganata", a questo punto, Lucas fu libero di recuperare l'idea iniziale e, in occasione della nuova release di Guerre stellari dell'aprile 1981[93][94][95] (quasi un anno dopo l'uscita de L'impero colpisce ancora), al primo film fu definitivamente assegnato il sottotitolo che lo identificava come quarto episodio (Episode IV), Star Wars divenne il titolo della saga e il film fu chiamato A New Hope (reso in italiano come Una nuova speranza).[96]
Nel 2014, il produttore Gary Kurtz affermò di aver proposto di sottotitolare Star Wars con un numero come III, IV, V, in modo da stupire il pubblico, ma che la Fox rifiutò l'idea:[97]
(EN)
«We were toying with the idea of calling it Episode III, IV, or V — something in the middle. Fox hated that idea. They said it'll really confuse the audience — and actually they were right. If you go to see a film, and it's been touted as this new science fiction film, and it says Episode III up there, you'd say, "What the hell?". We were a bit clouded by the fact that we wanted it to be as much like Flash Gordon as possible.» |
(IT)
«Stavamo giochicchiando con l'idea di chiamarlo Episodio III, IV o V — qualcosa che fosse a metà <di una storia>. Alla Fox non andava bene l'idea. Dissero che avrebbe confuso il pubblico — e dopotutto avevano ragione. Se vai a vedere un film ed è stato pubblicizzato come un nuovo film di fantascienza, e poi sullo schermo leggi Episodio III, la tua reazione è "Ma che diavolo?". Avevamo le idee un po' annebbiate dall'obiettivo di renderla il più simile possibile a Flash Gordon.» |
(Gary Kurtz) |
Nel 2016, infine, Mark Hamill partecipò a un Q&A in cui rivelò di aver chiesto a George Lucas, ai tempi, il perché di questa scelta, e che Lucas rispose:[98]
(EN)
«[I] wanted to give the audience a feeling that they'd missed something and that they were coming into the middle of this story.» |
(IT)
«Volevo dare al pubblico la sensazione di essersi persi qualcosa, e di trovarsi a metà della storia.» |
(George Lucas) |
Nel 1975, George Lucas fondò l'Industrial Light & Magic, dopo aver scoperto che il settore della 20th Century Fox dedicato agli effetti visivi era stato fatto smantellare.[99] L'ILM iniziò dunque il proprio lavoro all'interno di un vecchio capannone industriale a Van Nuys, Los Angeles.[100] Lucas era desideroso di offrire al pubblico emozioni mai provate prima, attraverso degli effetti speciali rivoluzionari in grado di colpire lo spettatore e introdurlo nell'universo immaginario di Guerre stellari.[101][102] Il regista contattò quindi Douglas Trumbull, famoso per il suo lavoro in 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick del 1968.[103][104] Il tecnico rifiutò l'offerta di Lucas, ma gli segnalò la disponibilità del suo assistente, John Dykstra. Per il film, Dykstra mise a punto un innovato sistema di ripresa a computer grafica, il primo nella storia del cinema: il Dystraflex.[105] Tale tecnica consisteva in cineprese VistaVision a circuiti integrati TTL a basso costo,[106] in grado di compiere sette assi di ripresa interamente controllati dal computer, che vennero sfruttati per buona parte delle sequenze con le riprese più innovative del film.[107][108] I modelli delle astronavi (tra cui la Morte Nera, il Millennium Falcon e gli X-wing)[109][110] vennero creati in base ai disegni di Joe Johnston colorati da Ralph McQuarrie,[111] il quale diede forma a personaggi come Dart Fener, Chewbecca, C1-P8 e D-3BO.[112] Lucas abbandonò quella che fino ad allora era stata la concezione di fantascienza, creando un universo "vecchio", con oggetti, edifici, armi e astronavi appunto vecchi e rovinati dall'uso.[113][114][115]
Il regista cercò sempre di creare una realtà coesiva all'interno della pellicola.[26] Tuttavia, al fine di dare al film un tocco favolistico, dovette fondere in un'unica opera visiva diversi elementi fiabeschi con vari accenni alla concezione ordinaria dell'ignoto.[47][51] Il design di Guerre stellari venne realizzato sulla base dei lavori di Gregg Toland,[116] caratterizzati da una precisa profondità di campo e da un intenso utilizzo dell'illuminazione per aumentare la saturazione cromatica degli oggetti di scena.[117][118] Venne così fuori un risultato completamente nuovo agli occhi del pubblico, il tutto curato dal fotografo Gilbert Taylor.[119] Lucas, in origine, era interessato a coinvolgere nel progetto Geoffrey Unsworth, fresco vincitore del Premio Oscar alla miglior fotografia nel 1973 per Cabaret e direttore della fotografia di 2001: Odissea nello spazio.[120] Unsworth dimostrò subito il suo interesse nei confronti dello stile del film, ma dovette declinare l'offerta per via del sovrapporsi delle riprese di Guerre stellari con quelle di Nina di Vincente Minnelli.[121] Lucas trascorse le seguenti due settimane alla ricerca di un tecnico che fosse all'altezza dell'esperienza di Unsworth.[122] Alla fine, decise di scegliere Taylor dopo aver preso visione di Il dottor Stranamore e Tutti per uno, capolavori immortali di Stanley Kubrick e Richard Lester.[51][123][124] Gilbert Taylor aveva trascorso i suoi ultimi anni a perfezionare le proprie tecniche di lavoro e a rimanere a passo coi tempi, in modo da proporre sempre nuovi metodi di fotografia.[47] Quindi, appena venne chiamato in causa da Lucas, gli si presentò l'occasione di poter partecipare a un film di rilievo. Durante la travagliata fase di scrittura per la sceneggiatura del film, il produttore Gary Kurtz aiutò a inquadrare con precisione gli elementi mitici e spirituali della trama, avendo studiato a lungo scienza delle religioni ed essendo stato educato secondo i principi della fede mormone.[125]
Le riprese del film iniziarono il 22 marzo 1976 a Matmata, in Tunisia.[126] In principio, Lucas desiderava che Tatooine, luogo di nascita di Luke Skywalker, fosse dipinto come un pianeta rigoglioso, ricco di una vasta biodiversità e ricoperto da foreste lussureggianti.[127][128] Per questo motivo, la Lucasfilm pagò di tasca propria un volo per Gary Kurtz sull'isola di Boracay, nelle Filippine.[129] A causa però delle allergie di cui soffriva, la troupe fu costretta a mutare l'immagine di Tatooine,[130] ora concepito come un ambiente sterile, privo di qualsiasi forma di vita e con vegetazione rada.[131] Kurtz, quindi, per sua volontà, intraprese numerosi viaggi in giro per il mondo, alla ricerca della «location perfetta».[66][132] Il produttore girovagò per tutto il Grand Canyon,[133] organizzò spedizioni lungo tutti i deserti del Medio Oriente e sulla Catena dell'Atlante,[134][135] fino a che non giunse in Tunisia, dove rimase abbagliato dalla purezza del paesaggio, dall'aspetto lunare e immacolato, una striscia di terra mai toccata prima dall'uomo.[136] Le riprese ebbero dunque inizio a Matmata, un villaggio berbero situato alle porte del deserto del Sahara.[137] Alcune delle abitazioni troglodite, quasi interamente ubicate nel sottosuolo, vennero acquistate dalla LucasFilm e unite fra loro, fino a formare un vero e proprio impianto cinematografico, con apposite camere per gli attori, tecnici e zone di servizio.[138] George Lucas convinse addirittura Mark Hamill e Alec Guinness a dormire e vivere per alcuni giorni all'interno dei vari alloggi, in modo che entrassero nella parte in maniera completamente genuina.[139][140] Le riprese si spostarono in seguito più a sud, a Chott el-Djerid, e presso le dune di sabbia di Nefta.[141] La scena d'attacco dei Tusken e della cattura dei droidi da parte dei jawa venne girata nella Valle della Morte, in California.[26][142]
Quando le riprese iniziarono nel deserto tunisino, Lucas e il resto del cast dovettero affrontare diversi tipi di problemi.[51] Il 15 marzo 1976 la produzione, composta da 130 persone, atterrò all'Aeroporto di Gerba-Zarsis,[47] e da lì si trasferì nella piccola città di Tozeur in auto prima dell'alba,[143] quando, secondo un resoconto pubblicato sul sito ufficiale di Guerre stellari, «per i guidatori fu difficile distinguere dal resto della strada i berberi, che indossavano vestiti scuri».[143][144] Arrivati a Tozeur le cose non migliorarono:[143] l'hotel più grande della città era temporaneamente chiuso e gli altri hotel migliori erano occupati dalla produzione della miniserie televisiva italiana Gesù di Nazareth, di Franco Zeffirelli.[143] Di conseguenza, gli attori e la produzione di Guerre stellari dovettero dormire stipati in alberghi scadenti.[143] Gary Kurtz ha ricordato che fortunatamente le riprese durarono due settimane, perché «se fossero durate due o tre mesi, ci sarebbe stata una ribellione».[143][145]
Il primo giorno ufficiale di riprese, il 22 marzo 1976, fu problematico almeno quanto l'arrivo in Tunisia.[146] L'inizio ufficiale della giornata era programmato per le 6:30 del mattino: decisamente troppo presto per Anthony Daniels, che aveva dormito pochissimo la notte prima, e il cui umore non era certo migliorato dopo aver passato due ore a indossare il costume.[143][147] Eppure resistette tutto il giorno nonostante il costume da D-3BO fosse troppo stretto e gli facesse male ogni qualvolta doveva muoversi.[143] La fretta di iniziare a girare causò parecchi problemi quel giorno, specialmente coi droidi.[143] La produzione scoprì che le batterie che avevano messo dentro ai robot duravano troppo poco ed erano difficili da sostituire.[143] La terza "gamba" di C1-P8, inoltre, non veniva fuori dalla struttura metallica, in qualsiasi modo provassero.[143] Un altro problema era che i droidi non rispondevano sempre correttamente ai comandi a distanza,[143] cosa che li faceva andare dappertutto senza fermarsi quando dovevano farlo.[143] R5-D4, il droide rosso che lo zio di Luke compra prima di C1-P8,[148][149] aveva poi un problema particolare: la produzione scoprì che la "testa", che secondo il copione doveva saltare in aria per simulare un guasto, era anche la sezione dove si trovava il meccanismo che faceva controllare a distanza i suoi movimenti.[149] E quindi non si poteva più farla saltare in aria.[150][151] Ancora piuttosto tranquilli, Lucas e il suo staff aggirarono il problema muovendo R5-D4 con una corda,[151] così che non fosse più necessario farlo muovere da solo (Lucas sapeva già che avrebbe dovuto fare tanti piccoli tagli per nascondere i movimenti involontari dei droidi).[141][152][153] La giornata finì alle 19:20, dopo che fu girata la scena in cui Luke e D-3BO escono dalla casa di Luke per cercare con un binocolo C1-P8, scappato per andare alla ricerca di Obi-Wan Kenobi.[143] A causa del cattivo tempo, l'iconica scena in cui Luke guarda i due Soli di Tatooine era stata posticipata di una settimana.[143] Il cattivo tempo del primo giorno fu una specie di avvisaglia della tempesta che in seguito avrebbe semi-distrutto il set.[143] Nel secondo giorno di riprese, infatti, le cose peggiorarono decisamente.[143] Nella Tunisia occidentale piovve d'inverno per la prima volta in cinquant'anni. Alcuni membri della produzione si presero la polmonite, altri la dissenteria, e dovettero rientrare in Europa.[143] Il set venne distrutto: un camion che portava dei robot necessari per alcuni set prese fuoco.[143] Una gru messa a disposizione dall'Esercito Nazionale per recuperare l'attrezzatura finita nel fango in seguito alle piogge, cadde a sua volta nel fango.[143]
Il 25 maggio 1977, l'attore Alec Guinness (l'unico già famoso prima del successo di Guerre stellari) scrisse e inviò una lettera all'amica Anne Kaufmann, in cui si lamentava per il modo in cui veniva trattato sul set:
«Cara Anne, Sono in Inghilterra a girare. Non posso dire che il film mi piaccia. Ogni giorno che passa mi consegnano risme di fogli con nuovi dialoghi scadenti, nessuno dei quali rende il mio personaggio più definito o tanto meno sopportabile. Devo andare sul set e lavorare con un nano, un certo Kenny Baker (molto piacevole, e si lava in un bidet), il tuo connazionale Mark Hamill e Tennyson Ford (aspetta, non può essere il suo vero nome). Ellison, forse? (Ma no!). Beh, insomma, un giovanotto languido e slanciato che probabilmente è piacevole e divertente. Ma Dio mio, mi fanno sentire un novantenne - e mi trattano come se avessi 106 anni. |
Dopo aver finito di girare le scene d'apertura in Tunisia, la produzione si trasferì presso gli Elstree Studios a Borehamwood, nell'Hertfordshire, in Inghilterra,[157] uno studio cinematografico noto per i suoi set enormi.[158][159] Le riprese proseguirono tra mille altri problemi, tra cui i litigi tra Lucas e Gilbert Taylor[160] - il quale veniva definito da Kurtz «Uno della vecchia scuola, molto irascibile»,[161] nuovi estenuanti calcoli per non aumentare a dismisura il budget e trovate ingegnose per risparmiare.[162][163] Per tagliare sui costi di realizzazione degli effetti speciali e della costruzione delle astronavi - che comunque occuparono circa $3,9 milioni del budget complessivo di $11 milioni - il modello in scala 1:1 del Millennium Falcon venne costruito solamente a metà:[164] quella anteriore, che si vede in alcune scene del film, come la fuga dal porto spaziale di Tatooine.[165] E dato che il modello era troppo grande per poter essere spostato, per utilizzarlo in scene diverse la produzione scelse di smontare e rimontare il set attorno, a seconda delle esigenze.[165]
Uno degli inconvenienti più fastidiosi per il cast e la produzione, nei giorni delle riprese a Londra, ci furono le continue prese in giro e lo scetticismo generale dei tecnici britannici che lavoravano al film.[166] Pat Carr, il responsabile della produzione di Guerre stellari, intervistato da Chris Taylor per il libro How Star Wars Conquered The Universe,[166] ha ricordato che «L'80% della produzione pensava che il film fosse una montagna di stupidaggini, e lo faceva notare».[167] Un lungo articolo del Daily Telegraph precisa che «Quasi tutto il personale extra-impiegato per girare Una nuova speranza credeva che il film sarebbe stato un flop, e insultava apertamente gli attori mentre giravano per il set».[167] Sembra che i tecnici che lavoravano a Guerre stellari pensassero veramente che stessero lavorando ad un film di serie B, e pertanto si prendessero diverse libertà.[167] Mark Hamill, l'attore che interpreta Luke Skywalker,[168] ha ricordato per esempio che alcuni tecnici trovarono «Spassosissimo» il fatto che a un certo punto su un copione il nome di Obi-Wan Kenobi fosse stato trascritto per errore Obi-Wan-Ki ("wank" in inglese significa "masturbarsi").[169] Il Daily Telegraph racconta inoltre di come l'atteggiamento generale del personale tecnico non fosse molto collaborativo:
«Le persone che lavoravano al film erano circa un centinaio. E per i britannici, questo significava un'adesione inflessibile alle regole sindacali. Di conseguenza, le riprese iniziavano esattamente alle 8:30. Ogni giorno erano previste due pause obbligatorie per il tè - e c'erano delle tizie che giravano costantemente sul set con carrelli pieni di tè - e una per il pranzo da un'ora. Le riprese finivano alle 17:30 spaccate, a meno che a quell'ora la produzione non si trovasse a metà di una scena. In tal caso, dicevano le regole sindacali, si poteva tenere un voto sul proseguire o meno le riprese per altri 15 minuti. Lucas volle sempre mettere ai voti la proposta. Perse tutte le volte.[170][171][172][173]» |
La maggior parte dei membri dello staff e gli attori lo consideravano un film per bambini: lo stesso Kenny Baker confessò più tardi di aver pensato che il film potesse essere un fallimento.[171] Harrison Ford lo definì come un film «strano, misterioso, con una principessa con delle strane crocchie di capelli e con un gigante vestito da scimmia di nome Chewbecca».[26] L'attore criticò molto anche i dialoghi dei personaggi, dicendo a Lucas: «Puoi mettere questa merda nei copioni, George, ma sono sicuro che tu non riusciresti mai a parlare così»,[174] e detto così, lo costrinse a recitare alcune battute del personaggio di Ian Solo.[26] Il processo di produzione divenne così incredibilmente stressante per George Lucas: divenne molto timido, scontroso e poco loquace. Molti membri dell'équipe iniziarono a ridere e a scherzare su quanto fosse depresso, tanto che a un certo punto egli ebbe un infarto e i medici gli diagnosticarono un'ipertensione e un esaurimento nervoso dovuto a uno stress eccessivo. Nel complesso, la troupe impiegò 14 settimane e mezzo per poter completare le riprese della Morte Nera e gli interni delle astronavi agli Elstree Studios e ai Pinewood Film Studios.[113][171]
Nel giugno del 1976 Lucas era ancora impegnato nelle riprese della battaglia di Yavin tra gli X-wing e le Truppe d'Assalto Imperiali della Morte Nera a Londra.[175][176] Durante una pausa, il regista si imbatté in un'agenzia di viaggi con in vetrina esposto un opuscolo con stampata l'immagine di una foresta tropicale, tra cui spiccavano imponenti piramidi.[177] Gary Kurtz si informò, e scoprì che si trattava di Tikal, un immenso complesso archeologico, residuo di un'antica città Maya situata nel dipartimento di Petén, in Guatemala.[178] Lucas pensò che sarebbe stato perfetto come location per Yavin IV,[179] conosciuta come base militare dell'Alleanza Ribelle, e per questo inviò parte del suo staff a Tikal nel marzo 1977.[177] L'équipe, tuttavia, era talmente stanca a causa del tanto lavoro svolto e svogliata nel girare le scene finali della pellicola, che decise addirittura di pagare con sei bottiglie di birra alcuni passanti per convincerli a tenere d'occhio l'attrezzatura e le telecamere.[180] Le riprese in Guatemala durarono dal 22 marzo al 16 luglio 1976, giorno che segnò la conclusione ufficiale del processo di produzione del film.[177][181]
Il trucco con cui sono stati creati i dettagli degli alieni presenti nel film è stato curato interamente dall'artista inglese Stuart Freeborn.[182][183] La sua collaborazione con George Lucas, oltre a fruttargli un Saturn Award nel 1978, sancì un lungo sodalizio con l'intera trilogia originale destinata a durare fino al 1983.[184]
A Freeborn fu affidato in primo luogo il compito di finalizzare l'aspetto estetico di Chewbecca sulla base delle storyboard di Ralph McQuarrie: progettò la sua forma affinché assumesse l'aspetto di una grossa scimmia, simile a quelle da lui realizzate in 2001: Odissea nello spazio durante la celeberrima scena del monolito,[184] ma cestinò l'idea poiché Lucas voleva creare un animale del tutto originale, che non desse punti di vista allo spettatore.[184] Il truccatore realizzò quindi prima il busto con l'aiuto di una base di terracotta e argilla, per poi idealizzare la struttura corporea fittamente ricoperta di peli.[184] A lui si deve la realizzazione della maggior parte delle creature che affollano la cantina di Mos Eisley, i cui particolari furono parzialmente ispirati da alcune specie di pesci presenti su un libro di biologia marina conservato dal curatore degli effetti sonori Ben Burtt.[182][184] La concezione di Yoda ne Il ritorno dello Jedi, tuttavia, rimase uno dei suoi capolavori assoluti e al quale Freeborn legò la sua notorietà nel tempo.[182]
Gli effetti sonori del film furono curati da Ben Burtt, all'epoca annoverato fra i migliori progettisti del suono in attività.[182][183] Si trattava di un periodo caratterizzato dalla continuazione dell'attività della New Wave,[184] nonché da nuove sperimentazioni in campo fantascientifico, di cui Guerre stellari era indicato come il capostipite assoluto;[184] perciò, l'impiego di nuove tecniche visive da parte dell'ILM mosse le industrie cinematografiche a evolvere i propri strumenti.[184] Le sessioni di registrazione furono effettuate nello scantinato dello Skywalker Ranch: nel concreto, Ben Burtt registrava le varie sorgenti sonore utilizzando sistemi portatili a nastro, per poi elaborarli in un host software;[184] ciò che contraddistinse fu soprattutto la sua creatività nel trovare le fonti sonore più bizzarre e disparate.[184]
Uno dei suoni più iconici, ovvero le spade laser,[184] venne realizzato combinando il suono emesso da un vecchio proiettore con quello di un'interferenza di un televisore su un microfono non schermato;[184] a sorprendere il pubblico fu soprattutto il cambio di frequenza derivato dal movimento dell'arma durante i combattimenti, in realtà risultato dell'effetto Doppler[184] scaturito dal suono indirizzato verso l'uscita di un altoparlante registrato poi con un microfono in movimento.[184] Sebbene negli anni abbia subito diverse modifiche e migliorie, rimane la base con cui sono sonorizzate le spade anche nella Trilogia Sequel. Il verso di Chewbecca fu ottenuto alterando principalmente i versi di un tricheco e di un orso, mentre per il fragore dei motori dei TIE egli utilizzò l'elaborazione del barrito di un elefante combinato con il rumore di un'auto lanciata a tutta velocità su una strada bagnata; un ARP 2600 fu necessario per apportare alcune sfumature ai suoni di C1-P8.[184] Il risultato più inquietante e suggestivo fu quello accostato a Dart Fener, animato dallo stesso respiro di Burtt prodotto in un vecchio Dacor, regolatore abitualmente impiegato dai subacquei.[184]
Sorse inoltre l'esigenza di doppiare alcuni personaggi del film, fra i tanti Dart Fener e D-3BO.[185] Per l'antagonista della Trilogia, il regista non volle mai ricorrere alla voce di David Prowse, il quale lo interpretava, poiché temeva che il suo accento inglese tipico del West Country sarebbe stato troppo riconoscibile al pubblico;[185] Orson Welles fu uno dei tanti che vennero scartati per prestare la propria voce al cattivo, fino a che Burtt non avanzò l'idea di contattare James Earl Jones,[185] attore statunitense noto per la sua voce bassa, profonda e autoritaria. Al provino al cui palio vi era interpretare D-3BO si presentarono 30 persone, tra le quali Stan Freberg, il cui trovò però molto adatta quella di Anthony Daniels e propose al regista di lasciarla, in quanto l'accento tipicamente inglese, il modo di parlare e lo stile dell'attore rispecchiavano perfettamente il personaggio.[185]
Ben Burtt, oltre a essere stato riconosciuto come creatore di effetti sonori innovativi e di pregevole fattura,[185] era anche specializzato nella creazione dei fonemi relativi ai linguaggi delle varie creature e robot,[185] la cui realizzazione richiedeva l'apporto dell'aspetto emozionale, che il più delle volte fu estremamente difficile da ottenere in maniera puramente elettronica.[185] Nel 1978 venne insignito del Premio Special Achievement, uno speciale riconoscimento attribuito agli artisti distintisi in un particolare aspetto del cinema moderno.[185]
I costumi del film furono ideati da John Mollo, che avrebbe rivestito l'incarico di disegnatore anche in L'Impero colpisce ancora nel 1980. La collaborazione con Lucas gli valse una vittoria ai Premi Oscar nel 1978 nella categoria migliori costumi. In un'intervista, Mollo ha riferito che originariamente non era destinato a entrare nello staff tecnico di Guerre stellari, ma fu convinto da un suo amico — artista anch'egli — ad accettare dopo che aveva dovuto rinunciare all'incarico per via di un suo coinvolgimento in un altro film.
Sulla base degli studi conseguiti dal progettista Ralph McQuarrie, grande appassionato e conoscitore delle culture orientali, Mollo progettò tutti i costumi in modo tale che essi potessero idealizzare il livello di rango dei relativi personaggi, e che nello stesso tempo riflettessero la loro interiorità e i sentimenti.[186] Le vesti dei Cavalieri Jedi furono realizzate sul modello dei costumi relativi agli ordini gerarchici dei samurai:[26][186] per questo vennero utilizzati diversi strati sovrapposti di seta bianca, richiamati da due fasce che dalle spalle arrivano fin sopra le ginocchia, con un taglio a kimono mostrante la tela grezza.[27] Il tutto fu successivamente ricoperto da una tunica scura, progettata in modo tale da affibbiare alla figura dello Jedi un'idea di saggezza e spititualità. Il mantello di Luke Skywalker, infine, assume un significato profondamente simbolico in quanto esso non riflette solo il suo ruolo, ma soprattutto il suo cammino interiore;[27] conosciuto coi vestiti chiari dei coltivatori di Tatooine, gradualmente passerà ad abiti sempre più scuri in coincidenza del superamento delle tappe del suo cammino.[27] Uno degli aneddoti più curiosi riguardanti il candido vestito indossato da Carrie Fisher nel ruolo della Principessa Leila consisteva nel fatto che all'attrice fu proibito di indossare biancheria intima, ma solo diversi strati di nastro adesivo telato;[27] ciò perché Lucas esigeva che si rispettasse a tutti i costi la detta secondo la quale nello Spazio non si usasse alcun capo di abbigliamento.[27]
Dart Fener è invece stata la figura attorno alla quale i disegnatori si sono soffermati maggiormente.[26][188] La maschera di Fener fu progettata originariamente da Ralph McQuarrie come parte della tuta spaziale del cattivo e non destinata a far parte del costume regolare; il casco fu unito a pesanti placche rigide sovrapposte su una solida base di stoffa, ricalcante la struttura degli elmi tipici usati dai guerrieri nipponici durante il periodo degli Shōgun.[188] La cromatura della corazza fu scelta da George Lucas per avvicinarla all'immagine occidentale del Cavaliere oscuro, mentre al centro del torace è stata posizionata una piastra metallica regolante il sostentamento vitale di Fener, che si riferisce al parametro ebraico efod.[26] A questo proposito la Lucasfilm fece circolare un'immagine ravvicinata della piastra mostrante caratteri ebraici[26] la cui traduzione più accreditata, ma non accertata, sarebbe: «Le sue azioni non saranno perdonate finché egli non lo meriterà»,[26][186] una profezia che condanna Fener a proseguire su un cammino forzato, la cui fine sopraggiungerà solo con la sua morte.[186]
Come già evidenziato nell'analisi degli abiti relativi ai personaggi, vi è una forte simbologia anche nell'elaborazione estetica dell'Esercito Imperiale.[26] Le armature degli Stormtrooper richiamano infatti in modo evidente le corazze medievali, composte da placche studiate per dare agli animatori la maggior mobilità possibile:[26] in tal caso, al posto della cotta di maglia, è stata studiata dai disegnatori una tuta aderente nera che distacca nettamente dal costume vero e proprio, rendendo i soldati impersonali.[186] Si ha quindi un rovesciamento dell'iconografia del colore che vede contrapporsi le forze del Male più chiare rispetto a quelle del Bene.[186] Negli ufficiali imperiali, invece, trovano spazio diverse analogie con gli abiti dei gerarchi nazisti simbolo del Reich, nonostante il taglio ordinato dell'uniforme ricordi più il primo conflitto mondiale.[26][186]
Non mancarono tuttavia alcune problematiche che ostacolarono l'assegnazione dei vestiti di scena e della loro applicazione.[186] Per la creazione dei bantha, enormi creature dotate di corna e densa pelliccia, sono stati presi in prestito due elefanti asiatici, Kenya e Mardji,[186] da un parco a tema vicino a San Francisco, a cui sono stati montati i costumi sulla groppa che, tuttavia, recavano grandi problemi agli animali, sofferenti per il gran caldo;[186] Peter Cushing, interprete del Governatore Tarkin, trovava doloroso indossare gli stivali forniti dalla produzione, e dopo aver discusso del problema con George Lucas, hanno deciso che le inquadrature dei piedi di Tarkin sarebbero stati limitati, consentendo all'attore di indossare delle pantofole.[186] La pelliccia di Chewbecca, interpretato da Peter Mayhew, fu creato unicamente con capelli umani, particolare che spinse più volte Mayhew a rinunciare al ruolo.[186]
I costumi e lo stile estetico di Guerre stellari fu riconosciuto fra i più apprezzati e simbolici dell'intera storia del cinema,[186] tanto da risvegliare una vasta schiera di fan e appassionati, portandoli spesso e volentieri a praticare il cosplay,[186] dando vita in alcuni casi a vere e proprie associazioni, come la 501st Legion, composta da oltre 10 000 membri attivi in tutto il mondo.[186]
L'assemblaggio finale degli spezzoni derivati dalle riprese ai Pinewood Film Studios non soddisfaceva pienamente le aspettative di Lucas, che si trovò costretto a licenziare il montatore inglese John Jympson dopo aver preso visione di un premontato privo dell'energia cinetica che aveva immaginato per la pellicola.[26][27] Il regista decise allora di coinvolgere nel progetto la moglie Marcia Lucas, all'epoca una delle personalità tecniche prominenti, insieme a Walter Murch e John Milius, del movimento femminista della Nuova Hollywood in cui emersero molte donne in ruoli prestigiosi prima riservati esclusivamente agli uomini.[26] Il materiale era ingestibile per una sola persona, così a Marcia vennero affiancati Richard Chew, direttore della fotografia de La conversazione, e Paul Hirsch, collaboratore di Brian De Palma in Carrie - Lo sguardo di Satana.[senza fonte] Nel dicembre del 1976 Marcia abbandonò prematuramente il progetto per dedicarsi a un'opera «più artistica», in quanto Martin Scorsese l'aveva invitata a sostituire il precedente curatore della fotografia di New York, New York;[186] per via del suo stile di vita fatto di eccessi e svaghi di ogni genere,[188] George fu titubante sull'influenza che Scorsese poteva avere sulla moglie, ma non si oppose alla decisione di Marcia e si focalizzò unicamente sul concludere i lavori attinenti a Guerre stellari.[188]
Numerose furono le scene tratte dal lavoro di Jympson progressivamente cancellate dal risultato finale.[26][188] L'intro, in seguito completamente rimodellata e sostituita con la celeberrima introduzione a scorrimento, prevedeva un lungo primo piano della Devastator di Dart Fener nel corso di una battaglia spaziale contro la Tantive IV, che si sarebbe dovuta ridurre (mediante l'utilizzo dello zoom digitale[186]) a un semplice bagliore nel cielo di Tatooine, proprio sotto gli occhi di Luke Skywalker e del suo amico Biggs Darklighter. Inoltre, era stato stabilito che i titoli di testa sarebbero dovuti essere accompagnati dalle immagini ritraenti i singoli personaggi con accanto i rispettivi nomi e interpreti;[186] la loro rimozione fu motivata da Chew dal fatto che la loro inclusione avrebbe potuto limitare l'immaginazione del grande pubblico in merito al filo conduttore della trama.[186] Complessivamente, il 40% del materiale raccolto fu depennato dalla pellicola, con un totale di $12 milioni investiti e 254 sequenze rimosse in sei mesi.[26][188]
L'intenso contributo di Paul Hirsch, Richard Chew e Marcia Lucas all'innovativa estetica di Guerre stellari fu gratificato con l'assegnazione del Premio Oscar per il miglior montaggio nel 1978.[188]
Nel 1977 è stato realizzato un making of del film.
Spronato dal suo grande amico Steven Spielberg[189] — il quale era da poco rientrato dalle riprese di Incontri ravvicinati del terzo tipo — George Lucas decise di assumere come compositore delle colonne sonore del film il direttore d'orchestra John Williams, neo-vincitore del Premio Oscar nella categoria migliore colonna sonora con Lo squalo nel 1976.[senza fonte]
Dal punto di vista minimalista, George Lucas ha sempre ritenuto e sostenuto che la natura cinematografica di Guerre stellari fosse quella di rappresentare visivamente mondi nuovi e sconosciuti; perciò, secondo la sua opinione, c'era bisogno di un'atmosfera musicale che creasse un perfetto connubio tra immagine e suono[189] e che soprattutto desse delle sensazioni al pubblico in modo tale da farlo familiarizzare con la storia stessa.[189][190] L'idea di Lucas per il film era quella di una partitura di carattere operistico,[189] che amalgamasse diversi stili musicali, derivati principalmente dagli idiomi del Tardo Romanticismo di Richard Strauss e dei lavori di Erich Wolfgang Korngold e Max Steiner, autori musicali molto apprezzati da questi. Nel marzo del 1977 John Williams cominciò a dirigere la London Symphony Orchestra, con un tempo di registrazione fissato a 20 giorni; il contenuto finale venne suddiviso in 16 tracce, distribuite con il titolo di Star Wars - Original Soundtrack.[189]
Il compositore comunque decise di distaccarsi dai suggerimenti di Lucas, ricollegandosi ai linguaggi artistici di Gustav Holst, William Turner Walton, Giacomo Puccini e Igor' Fëdorovič Stravinskij, con un risultato di stampo classico;[senza fonte] tutte le tracce musicali sono state perfettamente predisposte per tutte le scene della pellicola, sia per le scene di battaglia nello Spazio, sia per quelle in cui si devono traspirare i sogni e le speranze dei protagonisti.[189] Il tema musicale che accompagna i titoli a scorrimento veloce sull'apertura del film, A New Hope, è ritenuto uno dei leitmotiv più celebri della storia del cinema, nonché uno dei migliori di tutti i tempi;[189] nel 2005 l'American Film Institute l'ha inserita al primo posto all'interno della AFI's 100 Years of Film Scores, riportante le cento migliori colonne sonore di sempre.[senza fonte]
Inizialmente solo 42 sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti accettarono di proiettare il film, che esordì il 25 maggio 1977, in occasione del week end del Memorial Day. La pellicola era ritenuta dalla Fox a rischio di flop e la sua proiezione venne posta come vincolo per avere anche L'altra faccia di mezzanotte (The Other Side of Midnight, regia di Charles Jarrott dal romanzo omonimo di Sidney Sheldon), ritenuto invece il probabile film di successo dell'anno. Quando Guerre Stellari si rivelò una pellicola di grande richiamo le sale salirono a 1750 e in alcune di queste rimase in cartellone per un anno.[191]
Nome originale | Nome italiano |
---|---|
Han Solo | Ian Solo |
Princess Leia | Principessa Leila |
Darth Vader | Dart Fener |
Chewbacca (Chewie) | Chewbecca (Chewbe) |
Grand Moff Tarkin | Governatore Tarchill |
C-3PO | D-3BO |
R2-D2 | C1-P8 |
Death Star | Morte Nera |
Sand People (Tusken Raiders) | Sabbipodi (Predoni/Predatori Tusken) |
Il film uscì per la prima volta in home video italiano l'ottobre 1986, su distribuzione CBS/Fox - Panarecord. Quest'edizione contiene il film da copia cinematografica italiana: il missaggio audio, in Hi-Fi stereo, è quello originale cinematografico e i titoli di coda e di testa, localizzati in italiano, rispettano il formato widescreen mentre per il resto del film viene conformato a 4:3. Una seconda edizione vhs viene pubblicata nel 1990 sempre dalla CBS/Fox - Panarecord, ed è una copia della precedente. Nel 1991 esce per la prima volta in widescreen in un'edizione vhs della FoxVideo. In questa edizione i titoli di testa e coda provengono dalla pellicola 35mm Italiana e hanno l'audio velocizzato (conforme allo standard PAL) mentre il resto del film ha l'audio alla tonalità originale e le letterbox. Nel 1995 esce in versione rimasterizzata THX, sia widescreen sia Pan&Scan. La versione widescreen ha i titoli di testa rifatti in digitale che richiamano quelli originali della pellicola Italiana. Il risultato è di scarsa qualità. Nel 1997 esce in edizione speciale sia in widescreen sia in Pan&Scan. Si tratta di un riversamento della pellicola Italiana del 1997.
Il 13 settembre 2011 il film è uscito in Blu-ray Disc compreso nel cofanetto completo dell'esalogia o nell'edizione separata della trilogia originale.
«Ci sono pochi momenti della mia vita che non dimenticherò e uno di questi è guardare Guerre stellari al TCL Chinese Theatre - era uscito da soli due giorni. Ricordo che vedendolo non riuscivo a credere che un film potesse appassionare così tanto. Alla fine rimasi scioccato. Guardai tra il pubblico di giovani e adulti e stavano tutti urlando.» |
(John Lasseter[194]) |
Guerre stellari fu distribuito a partire dal 25 maggio 1977, diventando uno dei film dal maggior incasso nella storia del cinema.[195][196] Negli Stati Uniti debuttò al botteghino in prima posizione nel weekend d'apertura, guadagnando 1 554 475 di dollari, con un ritmo tale da scavalcare in sei mesi Lo squalo in cima alla classifica dei film di maggior incasso di sempre negli Stati Uniti.[196][197] Con un incasso domestico di oltre 307 000 000 di dollari[198][199] divenne il primo film a superare la soglia dei 300 milioni di dollari.[2][200][201] Nel 1982, grazie a una nuova ri-edizione, la pellicola raggiunse i 323 000 000 di dollari[199][202] prima di essere superata dagli incassi di E.T. l'extra-terrestre.[199] Nel 1997, in concomitanza con l'uscita della Special Edition per il 20º anniversario dall'uscita nelle sale, ribadì il suo strepitoso successo, incassando altri 280 milioni di dollari nel mondo,[203] venendo tuttavia sorpassato dal colossal Titanic di James Cameron nel 1998.[204] A oggi Guerre stellari ha incassato $460 998 007 nei soli Stati Uniti d'America, e $336 901 993 nei mercati internazionali, per un incasso complessivo di $797 900 000,[205][206][207][208][209][210][211][212] a fronte di un budget stimato intorno agli $11 000 000.[213][214] Nel Nord America, tenendo conto del tasso d'inflazione, Guerre stellari rimane tutt'oggi il secondo film dal maggior incasso di sempre dopo Via col vento e il terzo a livello internazionale dietro Via col vento e Avatar.[215][216] Guerre stellari risulta inoltre essere il media franchise cinematografico di maggior successo di tutti i tempi, con $70 miliardi complessivi.[215]
In Italia fu il film a ottenere il maggior incasso cinematografico del biennio 1977-1978 con 24 340 000 €.[217]
«Se è vero che il cinema è spettacolo, questo Guerre stellari passerà alla storia come un capolavoro, anzi, come il capolavoro, perché un film fatto solo di spettacolo, effetti e scene stupefacenti come Star Wars non si era mai visto.» |
(Gianni Pennacchi[218]) |
Guerre stellari è da sempre considerato una delle migliori pellicole mai realizzate,[219][220][221] la prima a denudare un volto nascosto della New Hollywood degli anni settanta.[222] Considerato una pietra miliare per la creazione di effetti speciali innovativi, all'uscita venne accolto con pareri contrastanti dalla critica specializzata. In un'intervista del 1977, lo storico critico del Chicago Sun-Times Roger Ebert descrisse Guerre stellari come un'"esperienza extra-corporea", comparando gli effetti speciali della pellicola a quelli di 2001: Odissea nello spazio.[223] Vincent Canby del The New York Times lo definì «un film ricco di folk contemporaneo, con un debole per i costumi fumettistici», arrivando addirittura a considerarlo come il film «più elaborato, completo e bello mai realizzato».[224] A.D. Murphy, scrivendo per Variety, lo trovò «magnifico» e rimase sorpreso dal modo in cui George Lucas riuscì a convergere in un solo film «un così grande tripudio di effetti speciali, fumetti e serie televisive».[225] Scrivendo per il The Washington Post, Gary Arnold assegnò a Guerre stellari un voto di quattro stelle su cinque, seguito da un'ottima recensione, nella quale annunciò l'uscita del film come «L'inizio di una nuova pagina di storia, e il segno dell'alba dei blockbuster estivi».[226] Pauline Kael, del The New Yorker, invece criticò il film, dicendo che «Non c'è respiro, non c'è poesia e non ha nessun appiglio emotivo». Anche il critico cinematografico John Simon del periodico New York accolse freddamente l'uscita di Guerre stellari, dichiarando di non trovarci nulla di particolarmente esaltante, definendolo «Un ammasso di nomi, luoghi e dialoghi immersi nella più completa banalità».[227] Stanley Kauffmann, nella sua recensione in The New Republic, ha trovato che Guerre stellari fosse «uno specchio dell'adolescenza, davanti a cui lo spettatore si confronta e si immedesima».[228]
Come detto in precedenza, il film fu presentato in anteprima per l'Europa a Parigi[218] il 19 ottobre e a Roma, Milano e Torino il 20,[218] e quindi iniziarono a essere pubblicati i primi commenti critici sui quotidiani.[218] Su La Stampa apparve una critica piuttosto equilibrata,[218] nella quale si faceva notare la vicinanza di Guerre Stellari al mondo delle fiabe.[218] Per Simone Coppolaro, infatti:
«Cambiavano soltanto le armi dei duelli, i costumi dei personaggi, gli sfondi spaziali, la cornice tecnologica: l'eroe maneggia una micidiale spada-laser, cavalca astronavi più veloci di un raggio di sole. L'orco ha lasciato il castello gotico e le mele avvelenate per una stazione spaziale grande come una luna e mortifera come una milione di bombe ai neutroni. Ma lo scontro tra il Bene e il Male, la lotta tra buoni e cattivi, con l'ottimistica vittoria dei perseguitati sui feroci tiranni, rimane intatta nel suo antagonismo naturale e nella sua dialettica ideologica, unica grande molla del progresso nella storia dell'uomo.» |
(Simone Coppolaro, La Stampa[218]) |
Simile il giudizio riportato su Stampa Sera, il quale definì la pellicola una «fantafavola»,[218] una critica positiva, sebbene si noti un soggetto «in sé fanciullesco e a tratti rudimentale e affastellato.»[218]
Sprezzante il commento su L'Unità[218] :
«Guerre Stellari non è un film, bensì un prodotto, un giocattolone per super minorenni che non lascia scampo alla fantasia. Il cinema fantastico, quello che ha diritto di chiamarsi così, vive in funzione della metafora, quindi è inviso alla grande fabbrica dell'evasione e, di conseguenza, anche ai suoi milioni di spettatori beati e sottomessi.[218]» |
Ancora più severo il commento de La Repubblica e citato su Stampa Sera che, notando nel film un improbabile «autoritarismo galattico»,[218] arrivava a inserire (come da tipica abitudine dell'epoca, peraltro) Guerre Stellari nel dibattito politico italiano destra-sinistra,[218] dandogli una lettura ideologica:
«In Guerre stellari, paradossalmente, il trionfo della supertecnica è contrappuntato da quella "rivolta contro il mondo moderno" cara al filosofo che Almirante definisce "il nostro Marcuse". La pacificazione dell'universo viene affidata ai portatori dell'auctoritas, a un'alta gerarchia di valori eterni che si incarnano antidemocraticamente nel chiuso circolo dei cavalieri Jedi: un nuovo "Herrenklub" di proporzioni galattiche? Non vorremmo, insomma, che Guerre stellari diventasse una specie di "Campo Hobbit" multinazionale, per richiamarci al nome tratto da Tolkien con cui i fascisti nostrani battezzarono il loro festival l'estate scorsa. "Che la Forza sia con voi" augura la pubblicità. Per carità, tocchiamo ferro un'altra volta. Si comincia esaltando Ben Kenobi, si finisce in Vietnam con il tenente Calley.[218]» |
Di tono analogo la recensione di Tullio Kezich: dopo aver ammesso che il film "sostiene il proprio mito con un'adeguata vernice artistica", e che "il regista George Lucas si abbandona con controllato divertimento al racconto avventuroso, mescolando il ricordo dei poemi cavallereschi alle oscure profezie dei conflitti fra pianeti", conclude:
«Spiace, in tutto questo, una certa propensione a rimettere in circolo la leggenda elitaria di una setta destinata a guidare l'universo, i cavalieri Jedi. Slogan come la forza sia con voi ricordano i miti del Santo Graal investigati da Julius Evola, il filosofo che Almirante ha definito il Marcuse del fascismo. Torniamo dodicenni, e va bene: ma non in divisa da balilla.[229]» |
Ci fu anche una polemica generata da uno scritto del noto autore Giorgio Manganelli sul Corriere della Sera del 10 novembre 1977[218] in: «L'oroscopo? No, meglio Guerre Stellari. Omaggio alla fantascienza, letteratura analfabeta». ll Manganelli, usando come spunto il film di Lucas, sparò a zero su tutto il genere fantascientifico, etichettandolo come «genere letterario infimo, infantile, fracassone e demente, sintomo di schizofrenia che è una infinita e infima proliferazione di liquami maniacali, che sfama la nostra fame di follia». [218] A prescindere da tutto ciò, il pubblico italiano del 1977 fu entusiasta di Guerre Stellari, tanto che il film rimase primo al box office per quasi un anno.[218]
Guerre stellari presenta elementi caratteristici sia del genere fantascientifico, in particolare della space opera, come robot e viaggi nello spazio, sia del genere fantastico-fantasy, come cavalieri, duelli di cappa e spada e principesse, infine anche archetipi del genere western.[230] Dai fumetti di Flash Gordon dell'autore Alex Raymond, con cui era cresciuto e che furono la sua prima ispirazione per Guerre stellari, Lucas riprese l'idea dell'eterna lotta tra buoni e cattivi, di avventure seriali scanzonate e allegre, e un'ambientazione fantastica composta da un miscuglio di fantasy e tecnologia. I serial cinematografici sul personaggio ispirarono inoltre la celebre sequenza di apertura che apre tutti i film della saga. Nel tentativo di non ricalcare troppo pedissequamente Flash Gordon, Lucas si rivolse inoltre alla sua fonte di ispirazione, ovvero John Carter di Edgar Rice Burroughs, basando i suoi personaggi sugli stereotipi già apparsi in questi due cicli[231][232] Il cinema di Akira Kurosawa, in particolar modo la pellicola La fortezza nascosta, furono altresì una fonte di ispirazione importante per la trama e la struttura del primo film; da esso Lucas trasse l'idea di centrare la narrazione sui due personaggi minori, ovvero i due droidi C1-P8 e D-3BO, e modelli per numerosi personaggi, tra cui Dart Fener e il suo elmo a forma di kabuto.[233][234] In quanto opera fantascientifica, Lucas dovette per forza di cose confrontarsi con due dei capisaldi del genere: il Ciclo di Dune di Frank Herbert e il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov. Essi ispirarono sommariamente l'ambientazione, e in particolare il pianeta desertico Tatooine, che presenta forti richiami ad Arrakis, la presenza di una setta in grado di esercitare il controllo mentale, Jedi e Bene Gesserit, la rappresentazione dei droidi e l'ecumenopoli Coruscant, ripresa da Trantor.[235]
Un grande influsso sul processo creativo di Lucas ebbero gli studi sulla mitologia comparata di Joseph Campbell, e in particolare la lettura de L'eroe dai mille volti, in cui lo studioso identifica nel viaggio dell'eroe l'archetipo di miti di popoli ed epoche diverse. Sono rintracciabili passaggi che ricalcano fedelmente le tappe del viaggio dell'eroe indicate da Campbell, a partire dal richiamo all'avventura di Luke, il suo incontro con il mentore Obi-Wan Kenobi e le prove da superare fino al confronto con il padre e l'espiazione finale.[236] Per l'ideazione della Forza, Lucas si orientò a elementi della cultura, filosofia e spiritualità orientale, come taoismo, buddismo e confucianesimo, al concetto della forza vitale ki e alla subcultura New Age in voga in quegli anni.[237][238]
I parallelismi che spesso vengono tracciati tra la politica statunitense e Guerre stellari affondano le proprie radici nel fatto che Lucas trasportò parte delle idee che aveva per Apocalypse Now, film che avrebbe dovuto dirigere, nella sua saga fantascientifica. Lo stesso Lucas ha dichiarato che la pellicola è una sorta di reazione alla presidenza di Richard Nixon e alla guerra del Vietnam. Diverse sono inoltre le somiglianze storiche tra l'Impero Galattico e la Germania nazista, visibili soprattutto nelle uniformi imperiali e negli stormtrooper, che riprendono nel nome le truppe d'assalto tedesche. L'ascesa al potere di Palpatine ricalca inoltre quella di Gaio Giulio Cesare, Napoleone Bonaparte e Adolf Hitler e rappresenta un monito su come le istituzioni democratiche possano essere manipolate in una dittatura con il consenso o il disinteressamento del popolo.[239][240]
Guerre Stellari è il capostipite di un popolare e numeroso franchise cinematografico, infatti Lucas, grazie al successo della pellicola, iniziò la lavorazione per altri due sequel del film: L'Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Di tutti quelli della saga però, questo fu quello che costò di meno.
Gli antefatti del film sono stati raccontati nella Trilogia Prequel (composta da: Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith), che narra l'ascesa dell'Impero Galattico; lo spin-off Rogue One: A Star Wars Story racconta la storia dei ribelli che hanno trafugato i progetti della Morte Nera, lo spin-off Solo: A Star Wars Story narra le origini del contrabbandiere Ian Solo e infine la miniserie Obi-Wan Kenobi narra gli anni di esilio del Jedi durante l'oscurantismo imperiale.
Infine, gli eventi successivi a Il ritorno dello Jedi sono stati narrati nella Trilogia Sequel, che comprende Star Wars: Il risveglio della Forza, Star Wars: Gli ultimi Jedi, e Star Wars: L'ascesa di Skywalker.
url
(aiuto). URL consultato il 17 gennaio 2020.Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 185100833 · LCCN (EN) n78001095 · GND (DE) 4334797-6 · BNE (ES) XX5637985 (data) · BNF (FR) cb14438637z (data) · J9U (EN, HE) 987007586465905171 · NDL (EN, JA) 001113398 |
---|
![]() | ![]() | ![]() |