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Elena di Troia (conosciuta anche come Elena di Sparta) è una figura della mitologia greca assurta, nell'immaginario europeo, a icona dell'eterno femminino. Proprio questa sua caratteristica archetipica fa sì che, nell'immensa letteratura nata attorno alla sua figura, Elena venga raramente considerata responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese nate per appropriarsi della sua bellezza.

Disambiguazione – "Elena di Troia" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Elena di Troia (disambigua).
Elena
Elena trasportata da Teseo, anfora attica a figure rosse, circa 510 a.C.
SagaCiclo Troiano
Nome orig.Έλενα (Élena)
AutoreOmero
Specieumano
SessoFemmina
Luogo di nascitaSparta
ProfessioneRegina di Sparta, Principessa di Troia

Secondo alcune versioni del mito, la madre di Elena, Leda, era moglie di Tindaro, re di Sparta. Leda partorì quattro bambini, di cui due, Polluce ed Elena, sarebbero stati figli di Zeus[1], che si era congiunto a Leda sotto forma di cigno, mentre gli altri due nati, Castore e Clitennestra, erano stati concepiti da Tindaro[1][2].

Il mito narra anche che fosse figlia d'Oceano o di Afrodite.

La versione più suggestiva della sua nascita racconta invece che essa fosse venuta al mondo uscendo da un uovo, frutto dell'unione tra la dea Nemesi e Zeus, il quale la inseguì per quasi tutto il globo per ottenerla, sotto forma di diversi animali.


Giovinezza


Teseo e Piritoo rapiscono Elena, Pelagio Palagi, 1814
Teseo e Piritoo rapiscono Elena, Pelagio Palagi, 1814
Elena e Paride di Jacques-Louis David (olio su tela, 1788, Louvre, Parigi)
Elena e Paride, cratere a figure rosse, circa 380-370 a.C.

Elena fu allevata in casa di Tindaro e ancora giovinetta fu al centro di numerosi miti di seduzione: Teseo la rapì che era ancora fanciulla. Elena infatti era ritenuta la donna più bella del mondo, e poiché i pretendenti erano numerosi, Tindaro, sotto consiglio di Ulisse, lasciò che ogni decisione fosse della ragazza, onde evitare che una sua interferenza potesse causare una guerra. La scelta cadde su Menelao, principe di Micene, che sposandola divenne re di Sparta. Dalla loro unione nacque Ermione. La sorella Clitennestra sposò invece Agamennone, fratello di Menelao.


I pretendenti e il «giuramento di Tindaro»


«E molte vite sono morte per me sullo Scamandro,
e io, che pure tanto ho sofferto, sono maledetta,
ritenuta da tutti traditrice di mio marito
e rea d'aver acceso una guerra tremenda per la Grecia.»

(Commento di Elena. Euripide, Elena, versi 502-505.)

Quando fu in età da marito, tutti i capi Greci pretesero la sua mano. Siccome la loro rivalità rischiava di generare un conflitto, su suggerimento di Ulisse, Tindaro sacrificò un cavallo sulla cui pelle fece salire i pretendenti per farli giurare che chiunque fosse stato il fortunato sposo, tutti avrebbero dovuto accorrere in suo aiuto nel caso qualcuno avesse tentato di rapirgli la sposa.

Lista comparata dei pretendenti di Elena negli scritti antichi
Apollodoro
(Bib., III, 10, 8)
Esiodo
(Cat., frg. 68)
Gaio Giulio Igino
(Fab., LXXXI, XCVII)
AgapenoreAgapenore
Aiace OileoAiace Oileo
Aiace TelamonioAiace TelamonioAiace Telamonio
Alcmeone
AnfilocoAnfiloco
AnfimacoAnfimaco
Anceo
AntilocoAntiloco
AscalafoAscalafo
Blaniro
Clizio figlio di Eurito
DiomedeDiomede
ElefenoreElefenoreElefenore
Epistrofo figlio di Ifito
Eumelo di FereEumelo di Fere
EuripiloEuripilo
Femio
Fidippo
FilotteteFilotteteFilottete
Ialmeno
IdomeneoIdomeneo
Leito
LeonteoLeonteo
Licomede
MacaoneMacaone
MegeteMegete
MenelaoMenelaoMenelao
MenesteoMenesteoMenesteo
Merione
Nireo
PatrocloPatroclo
PeneleoPeneleo
PodalirioPodalirio
PolipetePolipete
PolissenoPolisseno
ProtesilaoProtesilaoProtesilao
Schedio
SteneloStenelo
TalfioTalfio
Teucro
Tlepolemo
Toante
UlisseUlisseUlisse

Quando era ormai moglie di Menelao, Elena venne rapita dal principe troiano Paride e il patto di solidarietà stipulato tra i pretendenti alla sua mano spinse gli stessi, con a capo Agamennone, a dichiarare guerra a Troia.


Elena durante la guerra di Troia


Elena di Troia, opera di Evelyn De Morgan, 1898.
Elena sui bastioni di Troia, nella quale Gustave Moreau raffigura una Elena inespressiva, con una faccia vuota o angosciata.

Per vendicare il rapimento di Elena da parte del principe troiano Paride (al quale Afrodite aveva promesso la più bella delle donne), Menelao e suo fratello Agamennone organizzarono una spedizione contro Troia chiedendo aiuto a tutti i partecipanti al patto di Tindaro.

Nell'Iliade, Elena è un personaggio tragico, obbligata ad essere la moglie di Paride dalla dea Afrodite. Nessuna colpa le può essere rinfacciata, data la sua incolpevole bellezza, anche se le si dà la colpa della guerra che insanguina Troia[3] e se lei stessa si rimprovera continuamente di essere la causa di tanti mali, sebbene sia consapevole che, in definitiva, quanto accaduto è dovuto al Fato. Non è una donna felice, disprezza Paride ed è invisa a molti troiani: solo Priamo ed Ettore si mostrano gentili con lei, e in occasione della morte di quest'ultimo, Elena proverà un sincero dolore.

Alla morte di Paride, Elena è costretta a sposare il fratello Deifobo. I greci fanno irruzione nella camera da letto trovando Deifobo addormentato e ubriaco. Le versioni a questo punto divergono: sia per quanto riguarda l'identità dell'uccisore di Deifobo (Menelao, Ulisse o entrambi) sia sul fatto se il troiano si fosse risvegliato o no.

Nel secondo libro dell'Eneide, durante l'incendio di Troia, Enea vede da lontano Elena ed è preso dall'impulso di ucciderla, ma ne viene dissuaso dalla madre Venere, che lo esorta a fuggire dalla città coi familiari.


Fine di Elena


Controversa fu la sua fine.

Nell'Odissea Elena appare riconciliata col marito e tornata a Sparta per regnarvi al suo fianco, anche se malvista dai sudditi. Si narra anche che Oreste avesse cercato di ucciderla.

Secondo altre versioni ebbe una fine misera. Altre ancora la divinizzano insieme ai fratelli Castore e Polluce.

Venere salva Elena dalla furia di Enea, Jacques Sablet, 1779.
Venere salva Elena dalla furia di Enea, Jacques Sablet, 1779.

Un'altra versione vuole che, dopo la morte di Menelao, due figli naturali di costui cacciassero Elena e la costringessero a rifugiarsi presso Rodi, dove Polisso la fece impiccare per aver causato la morte di tanti eroi sotto le mura di Troia[4], fra cui suo marito Tlepolemo.

Il mito di Elena è descritto nell'Iliade e nell'Odissea, ma molti poeti successivi ad Omero modificarono il personaggio e la sua mitologia. Alcune leggende la indicano figlia di Nemesi, la dea della vendetta e della giustizia. Euripide, nella tragicommedia Elena, segue quel filone mitico secondo cui Elena non fu mai rapita da Paride né visse a Troia né fu ripresa da Menelao, ma sempre visse nascosta in Egitto, costretta da Era che mise al posto suo, a Sparta, un'immagine d'aria, un simulacro vivente, per ingannare Paride e vendicarsi di non essere stata scelta al posto di Afrodite. Così sono esistite due Elena, una in Egitto e una a Troia.

Inoltre, secondo altri miti, le anime di Elena e Achille, dopo la morte e la discesa nel Tartaro, furono assunte nell'Isola dei Beati (o Campi Elisi) per i loro meriti, e lì ebbero un figlio, Euforione. Secondo una variante del mito, fu Elena, divenuta dea dopo la morte, a discendere negli Inferi attratta dall'ombra di Achille per giacere con lui generando il semi-dio Euforione. I personaggi di Elena ed Euforione, seppure con molte varianti, sono ripresi da Goethe nel suo Faust.


Omonime


Elena di Troia di Gaston Bussière, 1895.
Elena di Troia di Gaston Bussière, 1895.

Una seconda Elena è citata in poemi posteriori come figlia di Egisto e Clitennestra. Era sorella di Alete ed Erigone e fu uccisa da Oreste che la scovò nella reggia di Micene dopo aver vagato alla ricerca dei sostenitori di Egisto e la madre, che uccise accecato dalla vendetta[5].

Esiste anche una terza Elena: figlia di Elena di Troia e di Paride, venne uccisa ancora bambina dalla nonna paterna, Ecuba, che s'accese d'ira alla caduta di Troia per la morte dei suoi abitanti e decise di uccidere la figlia della donna che aveva causato la guerra.


Influenza culturale


A Elena è intitolata la Helen Planitia su Venere[6].

Film:


Note


  1. (EN) Apollodoro, Biblioteca, III, 10, 7, tradotto da J. G. Frazer, su theoi.com, Theoi Project. URL consultato il 19 agosto 2018 (archiviato l'8 gennaio 2018).
  2. (EN) HYGINUS, FABULAE 50 – 99, tradotto da Mary Grant, su theoi.com, Theoi Project. URL consultato il 19 agosto 2018 (archiviato il 22 dicembre 2017).
  3. Omero, Iliade, libro VI.
  4. Francesco Perri, Dizionario di mitologia classica, Garzanti 1946
  5. Tolomeo, Efestione, IV, citato da Fozio, p. 479.
  6. (EN) Helen Planitia, su Gazetteer of Planetary Nomenclature. URL consultato il 13 dicembre 2015.

Bibliografia


Fonti primarie
Fonti secondarie

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[fr] Hélène (mythologie)

Dans la mythologie grecque, Hélène (en grec ancien Ἑλένη / Helénê) est la fille de Zeus et de Léda. Selon la légende, elle était la plus belle femme du monde, surpassée à ce titre par la seule déesse Aphrodite. Elle était mariée à Ménélas, roi de Sparte, avant d'être enlevée par Pâris, prince troyen, ce qui déclencha la guerre de Troie qui opposa Grecs et Troyens.
- [it] Elena (mitologia)

[ru] Елена Прекрасная

Еле́на Прекра́сная (Троя́нская, Спарта́нская; др.-греч. Ἑλένη) — в древнегреческой мифологии[6][7] прекраснейшая из женщин. По Ликофрону, Мойры определили ей иметь пять мужей[8]. Первоначально Елена — дорийское божество плодородия, пользовавшееся культовым почитанием в Спарте и в историческую эпоху[9]. Встречается также в русских сказках.



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